Che la tifoseria romanista sia un attimino troppo vivace non è notizia nuova. Che la tifoseria romanista continui ad essere poco gestibile fuori dalle mura amiche, non è altrettanto notizia nuova. Che di questi tempi i soliti noti preferiscano, all’interno degli stadi, non aver problemi di ordine pubblico, continua ad essere una notizia non certo nuova.
La tessera del tifoso è diventata uno spartiacque non indifferente: tra chi ha aderito al programma e chi invece ha preferito declinare l’offerta, esiste un ventaglio di opzioni che non si possono non considerare, se non si vuole fare un discorso troppo semplicistico ed analizzare le svariate sfaccettature. Sicuramente ai potenti del calcio italiano ha dato non poco fastidio il fatto che, per esempio, i Veronesi abbiano aderito alla tessera, così come non può che aver tolto le castagne dal fuoco lo stop alla “Away” e, di conseguenza, alla tifoseria romanista in trasferta. Fin qui tutto risaputo, il passo successivo è capire se da tesserati sia possibile seguire sempre e comunque la propria squadra lontano dalle mura amiche, quesito la cui risposta non è così scontata visto che, in queste ultime stagioni, ci siamo imbattuti in derby giocati a porte chiuse e in campo neutro, in barba a tesserati, non tesserati, tifosi, sportivi, ultras ed alle famiglie allo stadio che ciclicamente vengono tirate in ballo. Risultato, la tessera non offre la certezza assoluta di andare in trasferta anche se, inutile dirlo, se non ti tesseri le possibilità di entrare in un settore ospite si riducono ulteriormente verso lo zero percentuale.

L’idea di una tessera che fosse supplementare alla tessera del tifoso, è stata una pensata che ha mostrato ai duri e puri il bicchiere mezzo pieno: una parte degli ultras romanisti, ad esempio, che non hanno sottoscritto la tessera del tifoso, sono potuti tornare in trasferta sottoscrivendo la “Away Card”. Non mi voglio addentrare tra le similitudini e le differenze tra le due tessere perché non se ne uscirebbe vivi, ma veder nuovamente i giallorossi in trasferta ha permesso di tornare ad alimentare quella paura della tifoserie in viaggio che ai piani alti è quasi un incubo.

Inizia la nuova stagione e l’idea di complicare la vita a questi romanisti possessori della Away Card diventa concreta, così la trasferta in quel di Livorno è ad appannaggio solamente dei possessori della tessera “Privilege”. Decisione radicale che tiene conto della rivalità tra le due tifoserie ma che, ancora una volta, rimarca l’inadeguatezza delle forze dell’ordine ad assicurare il controllo del territorio durante una partita di calcio. Per impegni più seri e complicati meglio soprassedere.

L’esordio stagionale nella massima divisione viene salutato dai tifosi amaranto in pompa magna, con la Curva Nord, culla del tifo labronico, esaurita in ogni ordine di posto fin dai primi giorni della settimana. Anche gli altri settori non deludono, la gradinata può vantare buoni numeri e, per l’occasione, viene aperta pure la Curva Sud, dove prendono posto un bel tot di persone; tra queste spicca il gruppetto di ultras che posizionano alcuni striscioni e qualche pezza alla vetrata ed alla balaustra, anche se a livello di tifo offrono poco o niente. Nel settore ospite, come c’era da aspettarsi, nessuna traccia degli ultras organizzati: i presenti sono solamente appartenenti ai Roma Club in giro per l’Italia. Poca cosa rispetto a quello che poteva essere, poca cosa vista la prova offerta in questo pomeriggio, ma questo è quello che passa il convento, questo è quello che i signori del calcio vorrebbero per il futuro: stadi sempre più deserti e tifosi a soffrire davanti ad un televisore. Peccato che a qualcuno questa soluzione non vada proprio a genio e preferisca il freddo gradone di uno stadio al tepore di un divano foderato, abbinato ad un televisore Lcd ultimo modello.

L’arrivo dei tifosi romanisti avviene alla spicciolata, i presenti sono tutti tifosi abbastanza tranquilli, niente a che vedere con gli ultras giallorossi. Gli striscioni appesi alla balaustra offrono una chiara idea del clima che si respira ed il prepartita in casa giallorossa fila via liscio come l’olio.

La Curva Nord inizia la propria prestazione nel prepartita esponendo uno striscione che rimarca la voglia di poter tornare in trasferta: richiesta che, come è facile immaginare, cadrà inevitabilmente nel vuoto, visto che ci vuol ben altro che due striscioni e quattro cori di rito per poter cambiare il sistema attuale. È ovvio che in questa partita, ogni tifoseria avrebbe dovuto portare il proprio contributo ma, per l’ennesima volta, il mondo ultras si è diviso al proprio interno per futili motivi, perdendo di vista la battaglia al nemico comune.

Chi si aspettava una qualche coreografia da parte dei padroni di casa deve restare deluso, l’ingresso delle squadre sul terreno di gioco viene salutato in Curva Nord dallo sventolio di bandiere e bandierine, ma niente di particolarmente organizzato, anzi, nella parte centrale della curva non si muove foglia. Che le forze dell’ordine abbiano impedito l’ingresso di un qualsiasi materiale coreografico?

I Romanisti si fanno notare per un paio di due aste e per altrettante bandierine, ma per il resto è buio pesto: c’è chi vorrebbe tentare qualche coro e chi proprio non ne vuol sapere di incitare la squadra, il risultato è decisamente desolante in quanto solamente una decina di persone prova, in vari momenti dell’incontro, a farsi sentire, ma i numeri son quelli che sono, perciò ben presto alzano bandiera bianca.

Sull’altro versante i numeri non mancano ma, anche in Curva Nord, non c’è il solito tifo: i cori vengono proposti piuttosto continuativamente, eppure la partecipazione non è ai massimi livelli e a cantare, in questa prima parte della partita, sono solamente gli ultras posizionati a centro curva. L’inizio piuttosto soft penalizza la prestazione della tifoseria di casa, man mano che passano i minuti cominciano a scaldarsi i motori, ma non vengono toccati i picchi d’intensità che era lecito attendersi. Probabilmente, con una tifoseria davanti schierata a ranghi completi, la prestazione sarebbe stata di altro livello, comunque c’è da rimarcare che qualche pecca c’è stata.
I cori dei Livornesi sono tutti dedicati alla squadra, anche se sul campo è la Roma che detta legge in maniera abbastanza chiara, al punto che si gioca praticamente in una sola metà campo, con l’estremo difensore romanista in vacanza premio. La Curva Nord capisce le difficoltà degli undici in campo e termina la frazione in crescendo.

La ripresa si apre con il solito mutismo da parte romanista, mentre i locali salutano il ritorno delle squadre in campo con l’accensione di diverse torce ad intermittenza: spettacolo semplice ma che di sera ha sempre il proprio fascino. Probabilmente con leggi più permissive, certe coreografie avrebbero un altro impatto e sicuramente sarebbero più frequenti… ma qui si entra in un campo minato!

Se nel primo tempo il tifo dei Livornesi non è stato proprio caldissimo, in questa ripresa si nota più partecipazione, più voglia di essere protagonisti. La squadra sembra uscire dal torpore e mette il naso nella metà campo avversaria, gli ultras spingono sull’acceleratore e l’ambiente si scalda. Battimani e cori si susseguono con buona lena, a livello di colore le bandiere fanno in pieno il proprio dovere ma, nonostante ciò, la Roma piazza un uno – due che chiude virtualmente la partita.
Nonostante il doppio svantaggio, la Curva Nord non manca di sostenere fino in fondo la squadra, vengono lanciati pure un paio di cori contro Roma ed i romanisti, la risposta dal settore non si fa attendere ma naturalmente è tutto un copia ed incolla, venuto parecchio male, del tifo normalmente offerto in Curva Sud.
La partita offre pochi spunti sul terreno di gioco, la Roma si dimostra molto più forte del neopromosso Livorno, e sugli spalti esiste solo una tifoseria che fa il bello e cattivo tempo. Nonostante la sconfitta patita sul terreno verde, tutto lo stadio applaude la squadra per la prestazione, parte della Curva Nord invita il presidente Spinelli a muoversi sul mercato, mentre i più felici di tutti sono i tifosi romanisti che possono tornare a casa contenti per la prestazione della squadra e per i tre punti conquistati.

Da segnalare lo striscione esposto dai livornesi proprio in concomitanza con il fischio finale di gara: “22 euro: dov’è il settore popolare?”. Con questi prezzi le famiglie allo stadio sono una chimera, soprattutto in periodi come questi, dove ci sono quasi più disoccupati che occupati. Vallo a spiegare…

Valerio Poli.