Buttando un occhio al calendario, in cerca di un incontro interessante su cui puntare l’obiettivo della mia macchinetta, questa settimana la mia attenzione è attirata dalla possibilità di vedere da vicino la tifoseria massese, che per distanza geografica e ultime loro avversità sportive, non vedevo dai tempi della militanza, quando le tifoserie le osservavo ed affrontavo da curva a curva. L’occasione mi è data dalla loro trasferta in casa del Romagna Centro, piccola compagine militante appunto in Serie D, che disputa le sue gare interne nel non indifferente scenario del “Dino Manuzzi” di Cesena. Per quanto, ovviamente, non sia come affrontare i legittimi padroni di casa bianconeri, penso che ugualmente i massesi ci tengano a fare una bella presenza, sia in termini quantitativi che qualitativi, in un così prestigioso palcoscenico, e decido di esserci, pur mettendo in preventivo la totale assenza di tifo organizzato tra i locali, come in effetti poi riscontrerò. Oltretutto, avendo avuto a che fare con alcuni ragazzi di Massa per questioni “di servizio” legate all’attività di Sport People, colgo con piacere l’opportunità di conoscerli e salutarli di persona.

Atmosfera ovviamente molto più blanda e rilassata rispetto a quando il Cesena gioca in casa: in men che non si dica riesco a trovare parcheggio, rimediare l’accredito e persino prendere contatto e scambiare due chiacchiere con i ragazzi di Massa, prima che inizi il match, il tutto senza dover rendere conto alla zelante stupidità di qualche ottuso tutore del niente.

Siamo praticamente alla fine dell’estate, quando nelle zone costiere è ora di chiudere lidi, bar e smontare baracca, per questo motivo – apprendo – i numeri degli ospiti non saranno eclatanti. Una buona ventina, in definitiva, saranno i massesi, posizionati nell’angolo di Tribuna Centrale (l’unico settore aperto per l’occasione) più prossimo al tradizionale settore ospiti. Non vorrei sbagliarmi, per via di alcuni cartelloni pubblicitari che ne coprono parzialmente la vista, ma gli unici striscioni a rappresentarli sono “LCM” (Legione Cybea Massa) sormontato dalla pezza “Diffidati Legione”, al quale si affianca “Massa Kaos”.

Se, calendario alla mano, l’estate sta ormai per cedere il passo all’autunno da qui a una settimana, meteorologicamente la questione è ben diversa: il caldo è davvero asfissiante, si boccheggia letteralmente e si suda a cascata, però i massesi riescono a formare ugualmente un buon quadrato e restare ben compatti a sostegno della propria maglia. Peccano soltanto in continuità, ma con il già menzionato terribile caldo e con i numeri non altissimi, non li si poteva certo chiedere di mantenere un ritmo tambureggiante. Il tifo però c’è, i calciatori in campo lo avvertono distintamente, anche se non riescono a trasformarlo in spinta vincente per sopraffare l’avversario, anzi, i meno blasonati romagnoli riescono a reggere l’urto dell’attuale capolista ed a passare addirittura in vantaggio verso il finire della prima frazione, rischiando di chiudere virtualmente la contesa a stretto giro di lancette, quando ottengono un calcio di rigore che si spegne sul palo.

Si chiude così una prima frazione non eccelsa ma comunque piacevole, condizionata dal caldo africano tanto sugli spalti quanto in campo. A differenza del risultato sul terreno di gioco che vede primeggiare i romagnoli, sotto il profilo del tifo è ovviamente un monologo vincente ed indiscusso degli ospiti, visto che per i locali ci sono solo semplici spettatori e nemmeno una pur minima forma di sostegno.

L’impressione che mi fanno i massesi è buona, non offrono niente al colore, nessuna bandiera, niente sciarpe, nemmeno due aste, in pratica tutto il loro tifo si racchiude in battimani e voce, eppure sono piacevolmente gradevoli da sentire, sia per il buon volume dei cori ed anche per la buona varietà degli stessi. A proposito di questioni stilistiche, annoto anche che, rispetto a tanti gruppi visti nell’ultimo periodo, tutti piuttosto uguali uni agli altri, loro invece risultano originali e tradizionali al tempo stesso, con un buon mix di cori ripescati nel repertorio del passato e qualcuno di recente fattura ma che non suona mai di già sentito.

Può darsi pace chi ama mettere etichette: occupandomi quotidianamente di rassegna stampa per il nostro sito, di polemiche nei confronti di questa realtà ne ho lette tante, tutte atte a dipingere il quadro mostruoso e stereotipato di una banda di energumeni senza cervello, il cui unico interesse è strumentalizzare lo stadio per far propaganda fascista. Per quanto le tendenze siano innegabili e virino verso destra, non ho sentito un coro che fosse uno di matrice politica, non ho visto alcuna posa da parata militare, niente di tutto quello che, detto fuori dai denti, mi risulta tanto fuori luogo in uno stadio quanto antipatico, nemmeno per una pura questione ideologica in sé, quanto perché certi atteggiamenti offrono il fianco a quei cialtroni dei pennivendoli per far polemica sul nulla. Per non parlare dei mili…tonti di varie formazioni politiche che ogni qual volta si avventurano a parlar di tifo e affini, non fanno che vomitare luoghi comuni e selvagge banalità, dimostrando quanta ignoranza ci sia anche dietro l’artificiosa apparenza di intellettualoidi tuttologi. Guardando all’opera questi ragazzi, vedendoli nella loro variegata composizione di giovani e meno giovani, conoscendoli da vicino e scoprendo tanto il destrorso quanto il sinistrorso, l’unica cosa che ho pensato è stata di trovarmi al cospetto niente meno e niente più che di ultras, nel bene e nel male, con tutti i loro pregi e i loro difetti. Il pregiudizio su quello che fanno fuori dallo stadio, su quello che votano, su quello che pensano, sinceramente non m’ha nemmeno sfiorato, visto che non ne hanno fatto sfoggio gratuito, e lo lascio volentieri a chi invece a parole dice di non avere pregiudizi.

Immortalata una vasta serie di battimani, da ogni angolazione possibile, preventivando e appurando che non avrebbero fatto più niente di diverso, tirato fuori striscioni, torce o altro di meritevole per la cronaca fotografica, decido di ritirarmi dal rovente terreno di gioco, magari per guadagnare anzitempo la via di casa e l’affetto del mio piccolo. Peccato che in queste categorie gli arbitri abbiano il cattivo ed inspiegabile vezzo di trattenerti i documenti fino a fine gara: inutile cercare di rimediarli tramite qualche addetto della compagine locale, non mi resta che godermi l’ultima parte di gara sulle gradinate. Sulle prime mi fa davvero uno strano effetto star così vicino alla fonte dei cori, tanto da sentirmene parte: erano anni che non provavo una sensazione del genere, dopo aver deciso di “appendere la sciarpetta al chiodo”, e i ricordi, i volti, le immagini che tornano alla mente sono di una nostalgia a suo modo bellissima e romantica, come rincontrare dopo tanti anni una donna da cui ci si è solo allontanati ma che non si è smesso mai di amare. Il resto del tempo sono piacevolissime chiacchiere e scambi di opinioni e notizie, sul movimento ultras locale e globale, annaffiate da abbondanti dosi di birra per arginare la canicola.
Il mio giudizio sul secondo tempo è per forza di cose condizionato dalla mia stretta vicinanza al gruppo. Di certo posso dire che, alla lunga, il peso della calura si fa sentire tutto e il tifo ne risente soprattutto in potenza, mentre nemmeno tanto è il contraccolpo sulla continuità dei cori, che diventano leggermente più distanziati tra loro, anche se il silenzio non è mai protratto troppo a lungo. La squadra in campo non aiuta più di tanto a montare gli entusiasmi, anche se l’imprevedibile palla che rotola, finisce per riservare sorprese proprio quando meno le si attende: dopo una serie di tentativi velleitari ed una supremazia territoriale alquanto sterile, a dieci minuti dalla fine la Massese trova la via del pareggio, con somma gioia dei suoi tifosi. La partita cambia completamente volto e nemmeno 5’ più tardi, gli apuani firmano il più micidiale degli uno-due che li permette di rimontare incredibilmente dopo essere stati ad un passo dal precipizio nel momento in cui gli avversari hanno fallito il rigore dell’ipotetico 2-0. Il triplice fischio finale consegna alla Massese altri tre punti pesanti e la vetta della classifica a punteggio pieno: bello e sentito l’abbraccio finale tra giocatori e tifosi, che si applaudono e ringraziano a vicenda. Certo il campionato è lunghissimo e solo ai suoi inizi, da qui alla fine può succedere proprio di tutto, però non posso fare a meno di augurarmi e di augurare ai massesi che prima o poi arrivi il giorno della loro riscossa calcistica, dopo aver tanto patito tra cadute disastrose e difficilissime risalite affrontate tutte con abnegazione e coerenza. Me lo auguro anche a parziale ringraziamento per la bella giornata vissuta e per il fugace ma bellissimo tuffo nel passato offertomi.

Matteo Falcone.