Se dessimo esclusivamente retta al meteo, più che un finale di stagione sembrerebbe il periodo giusto per l’assegnazione del titolo di campione d’inverno. Diluvia letteralmente sulla disastrata Pontina, con le sue buche che da crateri lunari si trasformano brevemente in laghi d’origine vulcanica. Il mio pullman le prende tutte, facendo sembrare il breve viaggio, un simpatico giro sulle montagne russe.
È partita fondamentale quella del Francioni. Al cospetto di un Vicenza già salvo, si presenta un Latina che negli ultimi due mesi si è terribilmente complicato la vita, perdendo punti e occasioni e scivolando rovinosamente nelle zone basse della classifica. Oggi è l’ultima chiamata utile per tirarsi fuori dalle sabbie mobili e affrontare l’ultima trasferta di Pescara con qualche certezza in più.
Come accaduto per le recenti partite, la società pontina ha posto in essere una politica di prezzi popolari, in maniera da riempire lo stadio e far sentire alla squadra la vicinanza dei tifosi. Certo, il meteo poco clemente non aiuta l’afflusso, anche se tutto sommato si registra un ottimo colpo d’occhio. L’impianto di gioco latinense è una di quelle strutture vecchio stampo che, pur con tutte le sue carenze, conserva sempre un certo fascino grazie a quelle gradinate in cemento.
La novità odierna è l’abbattimento di tutte le barriere che delimitano gli spalti dal campo, eccezion fatta per quelle poste nel settore ospiti. Davvero un’iniziativa lodevole, soprattutto se si pensa che settanta chilometri più a nord c’è chi pensa bene di alzare muri nello stesso settore e trasformare lo stadio in un vero e proprio check-point di guerra.
Unica nota stonata sono i continui “promemoria” con cui lo speaker ricorda al pubblico che ogni scavalcamento sarà punito con il Daspo. Chiaro che il mandante di simili messaggi sia la Questura locale. In pieno accordo con il clima vigente in questo periodo. Le istituzioni cittadine e nazionali sono ferree e ineffabili se si tratta di un’invasione di campo, punendo immediatamente i colpevoli, mentre (passatemi la demagogia, se così la credete, ma francamente non trovo altro modo per commentare queste cose) in altri campi della società, della politica e dall’amministrazione, spesso si lasciano passare “scorribande” ben più gravi e dannose. Ma questa è l’Italia del 2016, un Paese fondato sull’ipocrisia e sui processi mediatici.
Fortunatamente il Francioni, malgrado la sua “postura” vetusta, è stadio molto più evoluto di altri italiani a livelli ben più alti. I tifosi di Gradinata possono assistere in piedi alla gara, anche appoggiati alle balaustre. Senza che nessuno gli tormenti l’anima minacciandoli di infami e inutili multe. Questo favorisce lo spettacolo e di fatto, tale settore, da queste parti, è sempre bello vispo. E non solo con cori e bandiere, ma anche con invettive e grida indirizzate a chi sta in campo.
Nel settore ospiti sono quasi duecenti i tifosi veneti. Davvero un’ottima presenza, se si considera la distanza e il poco valore di questa gara per loro. Mi ritrovo davanti ai vicentini dopo tantissimi anni. Era la stagione 1997/1998 quando, dal Distinto Sud dello stadio Olimpico, vidi per la prima volta lo striscione dei Vigilantes nel settore ospiti. Sono trascorsi quasi vent’anni e di acqua sotto i ponti ne è passata davvero tanta. Eppure mi sento di dire, almeno seguendo i supporter berici da foto e video, che la Curva Sud ha saputo rigenerarsi nel recente passato, tornando su standard più che buoni dopo un periodo di appannamento. La loro prestazione oggi è più che sufficiente, e gli riconosco il fatto di aver messo quella grinta che altre tifoserie a Latina, con obiettivi ancora da raggiungere, hanno letteralmente dimenticato a casa.
Inoltre per una piazza come Vicenza, da anni sotto la botta di presidenze alquanto discutibili, che hanno portato il Lanerossi in un costante anonimato, scosso soltanto dalla semifinale playoff dello scorso anno, non è sicuramente facile generare entusiasmo. La tradizione c’è ed è pure tanta, di sicuro essendo nato nel 1987 non posso che menzionare uno dei miei primi ricordi pallonari: la finale di Coppa Italia vinta dai biancorossi nel 1997 e la seguente partecipazione alla Coppa Coppe, terminata soltanto in semifinale contro il Chelsea. Da amante del calcio tradizionale, mi sento di augurargli un pronto ritorno in massima serie, fosse soltanto per uno stadio storico come il Menti.
Tornando alla gara odierna, la curva di casa si compatta come sempre nella parte centrale, sostenendo la compagine pontina con grande continuità. L’intermittenza della pioggia causa, di tanto in tanto, delle vere e proprie “ombrellate” nelle parti laterali del settore. Immagine che di suo è perfino romantica, richiamando a quegli stadi strapieni degli anni ottanta che, in caso di condizioni meteo avverse, diventavano dei veri e propri puzzle di colori. Sta di fatto che gli ultras pontini ci mettono davvero tanta voce, incuranti anche dell’acquazzone che nel secondo tempo li copre impietoso. Tante manate, cori a rispondere e un paio di sciarpate. Il tutto ovviamente condito dalle esultanze ai due gol, che permettono al Latina di conquistare un successo fondamentale.
Successo, tuttavia, in bilico fino al 90′. Con il Vicenza che riesce a riaprire la contesa, sfiorando in più di un’occasione il pareggio. Per avere un’idea della tensione con cui termina l’incontro, è sufficiente assistere alla scenetta in cui il presidente dei pontini Maietta, si dirige furibondo verso Boakye. Il giocatore in maglia nerazzurra, qualche istante prima, si era reso protagonista di un errore grossolano: calciando in porta con un velleitario pallonetto un pallone da tenere assolutamente in fase offensiva per far passare tempo. Un atto di sufficienza mista a leziosità che ha fatto infuriare l’intero stadio.
Termina così 2-1. I laziali preparano ora la difficile sfida di Pescara. Per il Vicenza, salutato dai propri tifosi, la testa è già all’anno prossimo quando, come ricordano i supporter veneti, ritornerà lo storico derby col Verona. Uno dei più sentiti nella regione.
Simone Meloni.