Stagione 1995/1996, ultima giornata del Campionato Nazionale di Serie C2 Girone C. Un torneo caldo, teso e in bilico fino all’ultimo, con Frosinone, Avezzano e Giulianova a battagliare punto a punto per conquistare la promozione. È il 19 maggio 1996 quando i ciociari sono impegnati sul campo di un Benevento alla ricerca di una vittoria che significherebbe matematica salvezza. Contemporaneamente l’Avezzano dovrà vedersela con il Teramo, in un derby tutto abruzzese mentre il Giulianova impegnato a Marsala ma fuori dai giochi per la salire direttamente dovrà disputare i playoff (che vincerà). Sono oltre duemila i cuori giallazzurri che in quella giornata si mettono in marcia verso il Sannio, favoriti anche dall’irrisoria distanza (156 km). Per loro sarà una delle giornate più infauste, con un finale shock. Il gol di Barrocci regalerà infatti il successo ai campani mentre l’Avezzano espugnerà il Comunale di Teramo conquistando la promozione al fotofinish. Neanche i playoff riusciranno a regalare gioie ai laziali, nettamente eliminati in semifinale dall’Albanova, squadra di Casal di Principe. Se in terra marsicana i festeggiamenti si protrarranno fino a notte fonda, il ritorno dei tifosi frusinati farà registrare invece diversi problemi, sopratutto nei pressi della stazione ferroviaria beneventana.

Sono passati esattamente venti anni. E forse nessuna delle due tifoserie avrebbe mai creduto di trovarsi di fronte a questi livelli. Chiaramente non è mancata l’occasione per incontrarsi nuovamente ma quella di oggi (vuoi un po’ per il discorso tessera e divieti, vuoi un po’ perché è la prima volta in assoluto che le due tifoserie si trovano di fronte in Serie B) è senza dubbio una delle sfide più importanti nell’eterna disputa tra giallorossi e giallazzurri. Con i due club lanciatissimi in testa alla classifica e con le tifoserie vogliose di festeggiare l’imminente Natale con una vittoria.

Ecco, diciamo che l’imminenza del Natale è forse l’unica nota negativa, o quanto meno discutibile, di tutto il contesto. Ricordo (e ammetto di averci pensato spesso oggi) di un Perugia-Internazionale datato 2004 preceduto da uno sciame di polemiche perché posticipato al giorno di Pasqua. Premetto: non sono una persona devota e ho una visione del mondo tutt’altro che attinente a quella religiosa. Però sono rispettoso delle tradizioni altrui e, in questo caso, anche di quelle consolidate ormai da secoli in Italia.

L’idea di Abodi di far giocare la B nell’ultimo fine settimana prima di Capodanno la trovo intelligente, perché, assieme ad altre iniziative mirate e portate avanti senza proclami, ha permesso a una categoria che fino a qualche anno fa era sul lastrico di riavere un minimo di visibilità e portare allo stadio anche chi durante l’anno (tra turni infrasettimanali, posticipi e anticipi) è impossibilitato ad andarci. Oltre a colmare un vuoto calcistico creato dalla sosta della Serie A. Per contro non condivido molto l’iniziativa di far disputare una giornata nel giorno della Vigilia (così come ritengo a dir poco aberrante la voce che vorrebbe un turno di Serie A a Santo Stefano dal prossimo anno e addirittura qualche partita oltre i confini nazionali, ma ritenendo la massima categoria una cloaca a cielo aperto neanche mi spertico in giudizi troppo approfonditi).

Senza sprecarsi in frasi fatte sul “non rispetto delle tradizioni in favore del Dio pallone e del business più sfrenato”, dato che le festività natalizie sono quanto di più consumista possa esistere, dico che forse sarebbe il caso di riformare seriamente questo campionato. E sarebbe forse la mossa più importante per ridargli quel lustro di cui godeva fino a un paio di lustri fa. Ventiquattro squadre e quarantasei gare sono numeri che fanno contenti noi partitellari, è vero, ma che onestamente non aiutano ad alzare il livello della competizione. Oltre a produrre diversi turni infrasettimanali che di certo non fanno contenti i tifosi. Soprattutto quelli in trasferta. La Serie B paga ancora terribilmente il primo decennio degli anni duemila in cui il gioco dei ripescaggi e delle promozioni forzate ha creato un vero e proprio mostro che ora non riusce nemmeno a guardarsi la coda.

Fatta questa piccola digressione possiamo tornare alla sfida del Matusa. Uno stadio che oggi si presenta pieno praticamente in ogni ordine di posto. A Benevento sono stati ufficialmente venduti ottocento biglietti, un numero più che buono e che forse sarebbe stato sensibilmente maggiore se la sfida si fosse disputata in un sabato o una domenica qualunque.

Il Frosinone viaggia a ritmi serrati e la vetta della classifica è a un tiro di schioppo. Ma se i canarini non sono una sorpresa, i sanniti (che comunque possono puntare su un rosa buona, costruita con grande conoscenza della categoria e, perché no, anche degli ottimi investimenti) hanno strappato increduli applausi da inizio campionato, stabilendosi con merito in piena zona playoff. Le premesse per una sfida interessante anche in campo ci sono tutte e verranno ampiamente ripagate.

La novità personale per questa partita è la presenza di un noto professore lussemburghese, che con la scusa della gita in terra italica deciderà di unirsi a me e al buon Marco alla volta della Ciociaria. Un evento speciale per il quale Trenitalia ha pensato bene di dedicarci un apposito ritardo: ben 40′ in partenza dalla Stazione Termini. Forse l’idea di piazzare un treno a due vagoni per Benevento (ironia della sorte) proprio nel giorno della Vigilia di Natale non è stata un grande pensata. Ma poco male, come di consueto riusciremo ad allietarci il viaggio con vecchie foto di tifo e cortei, non disdegnando l’ira di una passeggera proveniente da Verona e il sarcasmo nazionalista del sosia di un noto capo di una curva italiana, il quale risponderà in maniera a dir poco piccata al nostro amico francofono.

Ritirati gli accrediti, in maniera alquanto trafelata facciamo il nostro ingresso sulle gradinate quando manca davvero poco al fischio d’inizio. I tifosi beneventani stanno ancora facendo il loro ingresso e il contingente sarà al completo pochi minuti dopo il fischio d’inizio. Su fronte casalingo la Nord si mette in mostra con la solita sciarpata ben fatta, sulle note dell’inno, per poi punzecchiare immediatamente i dirimpettai. Nel complesso, va detto, quella dei giallazzurri sarà una prova sottotono quest’oggi. Salvo alcuni picchi dopo i gol i padroni di casa stentano sotto il profilo dell’intensità. Ovviamente una giornata storta capita a tutti e anche questo fa parte dell’essere variegati e mai standardizzati. Veri e propri tratti distintivi delle curve italiane (cfr. tifo computerizzato di polacchi e russi).

Gli ultras dello Stregone partono forte, facendosi sentire con diversi “bomboni” esplosi e numerosi fumogeni per colorare il settore (cosa che pagheranno a caro prezzo. Come di consueto, infatti, si preannunciano D.a.spo. in arrivo). L’odore acre arriva sino in tribuna rimandando la mente a quando tutto ciò non solo era ben tollerato ma faceva direttamente parte dello spettacolo. Nella zona centrale del settore noto che a coordinare il tifo ci sono i ragazzi delle Teste Matte mentre poco più in là, spostati di fianco, trova spazio il gruppo Curva Sud. Il sostegno canoro è buono per tutti i 90′, caratterizzato da diverse manate e tanti cori a rispondere. Oltre che dai classici sfottò nei confronti dei rivali.

In campo è una gara accesa, vibrante e a tratti spettacolare. Le due squadre si sfidano a viso aperto con il Frosinone che trova il primo vantaggio con Kragl su calcio di punizione. Nella ripresa Lucioni riequilibra il risultato ma dopo 8′ è Dionisi a riportare in avanti i laziali. A questo punto la squadra di Marino sembra poter chiudere la contesa ma Ceravolo trova il 2-2 su calcio di rigore, proprio sotto al settore ospiti. Al 90′ l’arbitro assegna 5′ e proprio all’ultimo giro di lancette, quando il risultato sembra ormai scritto, Dionisi trova il gol vittoria sugli sviluppi di un calcio d’angolo. Se le esultanze precedenti erano state belle e partecipate da ambo i lati questa è un vero e proprio boato di tutto il Matusa. Una rete che vale il primato assieme al Verona, oltre a essere il primo regalo della giornata per i tifosi canarini che invitano ripetutamente la squadra a festeggiare con loro.

Sebbene la sconfitta in zona Cesarini bruci, anche i supporter campani applaudono e ringraziano i propri giocatori, autori comunque di una prestazione maiuscola e ormai possessori di un ampio (e giustificato) credito tra la promozione in cadetteria e questo primo, esaltante, scorcio di torneo.

Il triplice fischio arriva anche per noi spettatori neutrali che lentamente riconquistiamo la via dell’uscita, mentre il pubblico defluisce in maniera allegra e canterina. Stavolta Trenitalia ci permetterà persino di tornare nella Capitale in tempi decenti per mangiare il panettone. Ma queste, in fondo, sono solo quisquilie.

Simone Meloni