Faccio il mio personale esordio nella stagione 2016-2017 con l’amichevole Pescara-Teramo.
Dopo la promozione in serie A conquistata nella duplice finale play off contro il Trapani, nel giugno scorso, i biancoazzurri, in questa calda estate, si preparano per la nuova stagione andando in ritiro sempre in Abruzzo, ma in provincia di Chieti e più precisamente a Palena, un piccolo ma simpatico paesino di circa 1.400 abitanti a quasi 800 metri d’altitudine.
Per questa seconda amichevole il Pescara affronta il Teramo, formazione di Lega Pro, per una sorta di derby abruzzese non così consueto.
Il Palena gioca in seconda categoria, per cui lo stadio non è eccessivamente capiente, possiede una grande tribuna coperta e per l’occasione vengono aperti tutti i settori dello stadio, anche se la gente, in alcuni punti, sarà costretta a vedere la partita in piedi.
Il calcio d’inizio è alle 17 ed il tempo minaccia pioggia, anche se la temperatura sui 19 gradi è abbastanza piacevole.
Entro sul terreno di gioco che manca ancora una mezz’ora al fischio d’inizio e vedo già i teramani belli pronti ma sistemati su un settore di fortuna (una collinetta adiacente alla tribuna). Saranno circa 200 ed espongono tutti gli striscioni, attaccati ad una recinzione, ritrovandosi mischiati con i pescaresi presenti ovunque ed in alto numero quest’oggi.
L’unica tribuna, quella coperta, è lasciata ai sostenitori pescaresi che la riempiono letteralmente, ma non ci sono ultras, o perlomeno non ancora… difatti, quando manca poco all’inizio della gara, arrivano tutti insieme gli ultras del Delfino e prendono posto nella parte opposta alla tribuna, anche loro in un settore di fortuna.
Attaccati tutti i loro stendardi alla recinzione, iniziano fin da subito a cantare e sventolare bandiere. Le squadre entrano in campo ed i sostenitori del Pescara accendono un paio di torce e sventolano 3-4 bandieroni oltre a delle bandierine. I teramani anche accendono una torcia e sventolano un bandierone biancorosso.
Nel primo tempo entrambe le tifoserie partono cantando cori accompagnati da tanti battimani e mani alzate. I pescaresi devo dire che a livello pirotecnico conoscono il fatto loro e, dopo aver staccato gli striscioni pubblicitari per far posto alle loro pezze, durante la partita accendono tante altre torce ed un bel fumogeno arancione che dura parecchio.
I biancorossi sono più per i cori e nella prima frazione avranno delle pause perché “disturbati” dai pescaresi presenti nel loro settore. Anche il tifo biancoazzurro ha delle pause fisiologiche soprattutto sul finale di partita (sicuramente il posto non aiuta il tifo), ma non lesineranno cori contro i laziali, romani in genere e napoletani.
Nel secondo tempo i pescaresi non cantano per circa una ventina di minuti, poi esordiranno con cori contro le forze dell’ordine riprendendo a tifare fino alla fine, seppur con qualche piccola pausa, accendendo ancora torce ed un fumogeno blu.
I teramani invece, in questa seconda frazione, tiferanno con grande continuità. Tanti sono i battimani e le mani alzate effettuate, il bandierone anche sventola per buona parte della seconda frazione così come è alta l’intensità dei cori. Superata la mezzora propongono una sciarpata non troppo fitta e con conseguente roteamento delle stesse.
Il Pescara in questa seconda parte di gara gioca meglio e segna un paio di gol, ma appare ancora in rodaggio per affrontare un campionato lungo e pieno di insidie come quello della serie A.
L’arbitro, dopo un paio di minuti di recupero decreta la fine delle ostilità ed i pescaresi salutano con un grande applauso i loro giocatori, mentre i biancorossi richiamano tutta la squadra sotto al settore, compresi i panchinari, e cantano un paio di cori insieme a loro. Un siparietto simpatico che fa bene a questo sport bistrattato da regole di palazzo inutili che impongono un netto distacco tra giocatori e tifosi.
Al termine dell’incontro i tifosi pescaresi si affrettano per arrivare il prima possibile ai divisori per chiedere autografi ai propri beniamini, mentre gli ultras, dopo aver ricevuto un saluto dal campo, si allontanano piano piano per raggiungere le rispettive macchine. Il loro compito l’hanno già fatto anche se in pochi sanno riconoscerlo e di conseguenza apprezzarlo.
Marco Gasparri.