Il Cesena torna tra le mura amiche dello stadio Manuzzi, pronto ad affrontare l’ostacolo Ternana.

Malgrado gli spazi vuoti che si notano nella curva di casa e nei distinti, la cornice di pubblico è di tutto rispetto, soprattutto considerando il fatto che si gioca di sabato pomeriggio alle ore 15 anche durante il fine settimana che precede il Natale.

Evidentemente, chi si trova nella stanza dei bottoni della Lega di Serie B ha poco a cuore le sorti di tutti quegli spettatori che, impegnati con il lavoro in questi giorni frenetici, non avranno modo di veder giocare dal vivo la loro squadra del cuore.

Magari, se qualcuno ai piani alti si fosse preoccupato anche dei tifosi, oltre che degli interessi delle televisioni, si sarebbe potuto fare un bel regalo di Natale a tutti i sostenitori delle squadre di B, facendo giocare le gare del sabato con inizio alle ore 21, così come già avviene in occasione di anticipi e posticipi televisivi, permettendo in questo modo la visione dal vivo, o in tv, anche ai tanti che in questo periodo dell’anno lavorano nel commercio e nei servizi collegati. La domenica pomeriggio, certamente, sarebbe la realizzazione della più bella delle utopie.

In casa bianconera, dopo la sconfitta patita in quel di Vercelli è ancora alta la tensione nei confronti dell’undici di mister Drago che, soltanto fino a poche settimane prima, aveva fatto ben vedere e sperare.

Un Cesena che, tolte le battute d’arresto patite contro il Bari, prima, e contro il Trapani poi, ha dimostrato di avere nel proprio pubblico quel punto di forza che, al contrario, sembra essere finora mancato fuori casa.

Prima della partita, fuori dai cancelli del Manuzzi, gli ultras della Curva Mare diffondono un comunicato relativo al “disastro di Vercelli”, rimproverando alla propria squadra le brutte figure collezionate nelle ultime uscite e la media punti da play-out che ne è scaturita.

Nel comunicato si precisa che i sostenitori della curva non si aspettano la promozione diretta della propria squadra ma, bensì, di vedere in campo “undici leoni pronti a sacrificarsi per la maglia che indossano”.

Allo stesso tempo, nell’incitare i calciatori del Cesena ad una prova di orgoglio, ribadiscono che loro, gli ultras, anche stavolta saranno lì al loro posto, pronti a sostenere il Cesena per tutti i novanta minuti, con l’obiettivo di trascinarlo alla vittoria.

E se è vero quell’antico detto secondo il quale “ogni promessa è debito”, la Curva Mare quest’oggi mantiene la sua, di promessa, sostenendo con un tifo incessante gli undici bianconeri in campo, dal primo all’ultimo minuto.

Così avviene, ad esempio, nel primo tempo quando, malgrado il goal dei padroni di casa, lo spettacolo in campo langue ed il sostegno della curva si dimostra ben al di sopra di ciò che i ventidue in pantaloncini meriterebbero.

Ben altra cosa nella ripresa, quando gli undici bianconeri, evidentemente strigliati a dovere da Drago durante l’intervallo, scendono sul terreno di gioco ben più motivati e pronti ad onorare il fattore campo.

Ne scaturisce un secondo tempo ricco di emozioni su entrambi i fronti, seppure con i locali a farla da padroni, come testimoniano le tre marcature messe a segno.

Lo spettacolo offerto dal ritrovato Cesena esalta la curva, che risponde da par suo, mettendo in scena tutto il repertorio classico degli ultimi tempi.

Tanti i cori e i battimani, che partono dal nucleo centrale della Curva Mare e che spesso finiscono per coinvolgere tutto il settore, come in occasione del “Romagna mia” sulle cui note si può ammirare una distesa di sciarpe bianconere, con il successivo coro in versione “accelerata” che verrà portato avanti ininterrottamente per circa sei minuti.

A fine partita, doverosi e meritati i festeggiamenti della squadra sotto la Curva Mare, con qualche giocatore bianconero che regala la propria maglia ai tifosi.

Un altro bel particolare degno di nota, così come già era avvenuto al termine della partita contro il Pescara, anche questa volta mister Drago invita i suoi ragazzi a recarsi sotto i distinti per i rituali saluti e ringraziamenti di fine gara.

A questo punto sarebbe una gran bella cosa se la squadra romagnola prendesse l’abitudine di fare un bel giro di campo a fine partita, cogliendo così l’occasione per dare il “cinque” a tutti i sostenitori romagnoli, vista la fortuna di avere uno stadio che è per tre/quarti privo di barriere divisorie tra il campo e gli spalti.

E sempre a proposito dei distinti, si nota anche quest’oggi la presenza del consueto gruppo di giovani che ne occupa la parte in basso che, però, appare un po’ più assottigliato rispetto al solito.

Malgrado tutto si fanno sentire, seppure sporadicamente, non disdegnando di ricambiare i convenevoli che gli rivolgono i ternani posizionati nell’adiacente settore ospiti.

Sul fronte opposto, in Curva Ferrovia, i sostenitori delle Fere si presentano in buon numero, malgrado i limiti imposti dal sabato lavorativo che precede le festività natalizie. Ma se l’impressione che ho di loro dal punto di vista numerico è positiva, così non è sul piano del tifo.

Quello che noto io è un settore ospiti che produce poco sostegno. Pochi e sporadici i cori. Giusto un manipolo, i sostenitori rossoverdi posizionati al centro del settore ospiti, che vedo “sbattersi” continuamente per tifare. Una sciarpata appena abbozzata e poco altro.

Fermo restando la mia massima ammirazione e stima nei confronti di chi, anche stavolta, ha macinato i chilometri e ci ha messo la faccia, al contrario di chi invece ha preferito rimanere a casa, direi che si poteva fare di più, soprattutto nel corso del primo tempo, quando la Ternana ha tenuto bene il campo dando non poco filo da torcere ai padroni di casa.

D’accordo che il mondo ultras da vent’anni a questa parte è cambiato, che tutte le curve, chi più e chi meno, sono in declino ormai da tempo, ma il mio pensiero ed i miei ricordi guardando oggi al settore ospiti, non possono che volare ai tempi dei mitici Freak Brothers. Un gruppo folle, intransigente e fuori dagli schemi. Che ha scritto alcune pagine importanti della storia del movimento ultras italiano, nel bene e nel male. Un gruppo “pazzo”, con un’eredità difficile da raccogliere, ma che con il tempo e l’impegno costante non sarà impossibile replicare.

 

Giangiuseppe Gassi.