Il fenomeno delle “squadre fenice” è una tendenza degli ultimi anni del calcio romeno. Con gli anni 2000, dopo un decennio di assestamento post-socialista, alcune realtà hanno cominciato a traballare per poi scomparire dopo il 2005. In questo contesto, i tifosi hanno assunto un ruolo chiave, soffiando sulle ceneri della loro squadra e facendo rinascere il fuoco che ardeva nei loro cuori. Così sono nate, o meglio rinate, tante realtà in tutto il Paese. Alcune sono tornate a livelli alti, come l’UTA Arad che ha raggiunto la prima divisione, altre hanno impostato una rinascita più lenta, dove il risultato calcistico non è l’unica cosa che conta. È l’esempio dell’Olimpia Satu Mare che si trova ancora in quarta divisione, ma i suoi tifosi hanno deciso che la squadra è un bene inalienabile della comunità, e come tale va trattato. Per questo abbiamo fatto due chiacchiere con uno dei sostenitori della squadra, per farci spiegare come sono andate le cose nel nord-ovest della Romania.

In Italia l’Olimpia non è fra le squadre più conosciute. Aiutaci a inquadrarla. Se dovessi dirmi qualcosa che rende unica la squadra, cosa diresti?

Nel corso degli anni, l’Olimpia è stata in testa alla classifica per la presenze di tifosi allo stadio. In una città di 100mila persone, alle partite erano sempre presenti almeno 10mila tifosi, quando non 15mila. E questo era qualcosa di normale e straordinario al tempo stesso.

Adesso passiamo alla storia della squadra.

Fondata nel 1921, l’Olimpia nel corso degli anni ha avuto alti e bassi. Fino al 1989, era stata gestita dalle autorità con l’aiuto dei sindacati locali e il club aveva più di 20mila iscritti. In quel periodo, la squadra disputò le sue stagioni migliori: due anni in prima divisione e una finale di coppa nazionale.

E dopo il 1989 che cosa successe?

Dopo il 1989 il club divenne privato, con qualche aiuto da parte delle autorità. In quel periodo vendemmo il nostro miglior giocatore di sempre, Daniel Prodan, alla Steaua Bucarest. Grazie a quei due milioni di dollari, l’Olimpia riuscì a raggiungere di nuovo la prima divisione, ma quando finirono quei soldi, l’obiettivo divenne rimanere in seconda serie.

Negli anni 2000 iniziano i veri problemi.

Sì, esatto. Nel 2007, a causa di interessi politici, la squadra fu abbandonata e fallì. Nel 2010 fu fondato un altro club, ma fu presto chiaro che era solo il giocattolo politico di qualcuno. Era una perfetta mucca da latte degli amministratori locali.

L’anno di svolta è il 2017. Giusto?

Esattamente. Nel 2017 i tifosi tolgono il proprio supporto alla squadra, stanchi della gestione e dei continui debiti. Era diventato chiaro a tutti che non ci sarebbero mai più stati giorni felici per il club. Così, l’anno dopo, i tifosi fondano la propria squadra, l’Olimpia MCMXXI (come l’anno di fondazione), costruita su alcuni sani principi e con l’obiettivo principale far rinascere la passione degli abitanti della contea intorno al club.

Proviamo a capire di che tipo di impegno stiamo parlando.

Il budget annuale per una quarta divisione è di circa 30mila euro, mentre per rimanere in terza serie, una volta promossi, sono necessari più o meno 150mila euro. E tutto questo raggiunto senza quasi nessun supporto da parte delle autorità. Tranne i giocatori e l’allenatore, chi lavora per il club lo fa su base volontaria.

Parlando invece della curva, come è organizzato il tifo dell’Olimpia?

L’Olimpia ha tre gruppi di tifosi: Commando Oli, Sezione Ostile e Old Boys. Ma non devi pensarli come tre gruppi solitari, sono praticamente una cosa sola. Il primo gruppo in ordine di fondazione sono stati i Commando Oli, che nascono nel 1996. Anche se non sono propriamente ultras, hanno la loro pezza, le bandiere e le sciarpe. Nel 2005 i più giovani del Commando hanno creato la Sezione Ostile, che ha portato in curva un vero stile ultras. Infine sono arrivati gli Old Boys, fondati dai tifosi più grandi.

A livello di rivalità come siete messi?

I nostri più grandi rivali erano e saranno sempre i tifosi del Baia Mare, città che si trova a 60 chilometri da Satu Mare, nella regione del Maramureș.

Amicizie?

I tifosi dell’Olimpia hanno amici in Romania, come il Bihor Oradea e il Politehnica Timișoara. L’Olimpia fa anche parte della comunità di “SD Europe”, il cui compito è aumentare il coinvolgimento dei tifosi nella gestione delle squadre e delle istituzioni calcistiche, promuovendo una visione più solidale anche verso i livelli più bassi del calcio.

Per il futuro cosa ti auguri per l’Olimpia?

Il nostro non è un club che punta molto in alto, ma vuole far stare insieme la gente (a Satu Mare vivono individui sia di nazionalità rumena che ungherese) e dargli un posto dove bere una birra e sostenere una squadra di cui tutti sono orgogliosi. In futuro ci sarà un’accademia giovanile e una promozione in terza divisione. Ma l’obiettivo è soprattuto quello portare il maggior numero possibile di tifosi allo stadio. E Olimpia se lo merita, da signora di 100 anni quale è.

Intervista raccolta da Gianni Galleri