I Mondiali per Club sono stati fondati alcuni anni fa, rimpiazzando la Coppa Intercontinentale nella quale si affrontavano usualmente ogni anno le vincitrici della Champions League Europea e della Copa Libertadores Sudamericana. Ora le squadre che si affrontano nel torneo sono le vincitrici di ogni competizione continentale più una squadra del paese ospitante. E’ il Marocco ad ospitare la competizione, nelle città di Rabat e Marrakech. In quest’ultima mercoledì si é svolta la partita tra l’Auckland City FC (Nuova Zelanda) ed il San Lorenzo de Almagro. Il San Lorenzo vanta una tra le tifoserie più conosciute e famose del mondo e per questo sono curiosissimo di andare a vederli lontanissimi da casa loro.
Parto martedì mattina prestissimo da Basilea per raggiungere la città marocchina un giorno e mezzo prima della partita. All’aeroporto di Marrakech é possibile ritirare il biglietto fatto in prevendita, cosa che facilita tutto. I biglietti infatti erano in vendita in Internet, ma solo le Categorie 1 e 2, cioé la tribuna centrale e la gradinata laterale opposta. Le due Curve erano riservate alla gente del posto e costavano 9 Euro. Almeno qui la FIFA ha fatto qualcosa di buono. Il mio biglietto di tribuna centrale costava dieci volte la cifra di quello per la curva.
Marrakech é una città splendida e molto accogliente. E abituatissima al turismo, quindi ci sono tutti i pregi e difetti che questo porta con sé: Nessun problema con le lingue (parlano un po tutto), nessun problema ad organizzarsi e muoversi. Mercati meravigliosi, cibo fantastico. Ma anche venditori ambulanti ovunque, gente che ti insegue e a volte rompe le palle per venderti qualsiasi cosa. Questo però capita molto raramente, insomma il popolo marocchino era molto aperto, molto caloroso ed amichevole.
Al centro di Marrakech si trova la Piazza Djemaa el Fna che sembra essere la spina dorsale di questa città. Qui vibra la vita, questa piazza non dorme mai. Qui si mangia, si beve del té o caffé e si guarda la gente in giro – e si tifa. Martedì verso le 4 di pomeriggio i tifosi del San Lorenzo invadono la piazza iniziando a tifare e appendendo i loro striscioni su un balcone che affaccia la piazza. Sono circa due ore di emozioni, due ore di cori intensi cantati con gioia, affetto e passione. Tra la gente cominciano pian piano ad infiltrarsi anche gli Ultras locali del KACM Marrakech, i Crazy Boys 06, che però si limitano a cantare con i Cuervos senza alcun’altra intenzione.
In questa città ci sono parecchie cose da visitare, sopratutto i Souk della Medina, ma la vera attrazione turistica proviene da circa 13000 chilometri: i tifosi del San Lorenzo che già il giorno prima della partita si fanno sentire confermando la loro fama. Sorprendentemente questa esibizione il giorno dopo, quello della partita, non sembra ripetersi. Io intanto mi dirigo verso lo stadio: sono 12 km di strada per arrivare al Grand Stade de Marrakech e non c’é un trasporto pubblico che porta allo stadio. Di questo ne sono felici i tassisti che assediano le strade, ma almeno non costano molto.
Una volta arrivato inizia il lato negativo della giornata: l’organizzazione dell’evento. L’area dello stadio é grandissima, ma c’é solo un’entrata di prefiltraggio. Poi tutto si divide su quattro entrate, uno per ciascuna tribuna. Dopo poi aver fatto vedere cinque (!) volte il mio biglietto a chiuqune facendomi controllare altre due volte, di cui una con il metal detector, entro finalmente. Anche dentro non mancano gli steward ed alla prima partita sembrano essere più numerosi che i tifosi. Infatti si giocavano due partite: alle 16.30 i Western Sydney Wanderers (Australia) contro l’Entente Sportive Sétifienne (Algeria), tre ore dopo il San Lorenzo. Lo stadio è stranissimo: sembra Marassi di Genova, pero le tribune sono ad una distanza immensa dal campo di calcio.
Nella prima partita c’é veramente poco da segnalare. Da un lato si trovano una quindicina di tifosi australiani con quattro bandiere che incitano senza sosta i loro ragazzi e non fanno nemmeno un’impressione così male. I gruppi dei tifosi algerini sono sparpagliati un po’ per tutto lo stadio, ma non sembra di esserci nulla di organizzato a livello ultrà. Mentre si svolge la partita, i tifosi del San Lorenzo iniziano ad entrare e appendere i striscioni. La situazione é comunque un pò surreale: sul campo si stanno affrontando squadre di Australia e Algeria, sugli spalti cantano quasi solo dei tifosi di una squadra dell’Argentina.
Per le squadre europee, questa volta il Real Madrid, questa competizione ha solo un valore di statistica, é un titolo che di solito vincono con grande facilità. Le squadre del Sudamerica ci tengono molto più, e anche se perdono quasi sempre, ci sono sempre tantissimi tifosi al seguito. Quelli del San Lorenzo alla fine arrivano su un numero di 6000 circa, almeno tre quarti di loro sono giunti veramente da Buenos Aires, come mi spiega qualcuno allo stadio. E si fanno sentire eccome: quando partono con un coro il ruggito passa per tutto lo stadio e hai subito la pelle d’oca.
Tutta la gradinata si presenta pienissima di striscioni rossoblù, però ne spicca una: La Butteler, come si chiama la “Barra” del San Lorenzo, prende posto nel centro della gradinata opposta alla mia e sono la ragione per la quale ho pagato quella cifra assurda del biglietto. La Plaza Butteler é una piazza nel Sud di Buenos Aires nel quartiere chiamato Boedo e allo stesso tempo origine del Club Argentino, che vanta tra i suoi tifosi anche il Papa Francesco Bergoglio. Al loro quartiere dedicano tanti cori, per esempio il “vengo del barrio de Boedo, barrio de murga y carnaval, te juro, en los malos momentos, siempre te voy acompañar”, che vuol dire “vengo del quartiere Boedo, quartiere di movimento e carnevale, ti giuro che anche nei brutti momenti, sempre ti accompagnerò”.
Cantano tutti gli inni conosciuti fin qui sopratutto grazie alla potenza di Youtube già prima che inizi la partita e lo fanno con un volume alto ed un’intensità quasi indescrivibile. All’inizio esibiscono un bandierone copricurva con scritta “CASLA” e poi, tra il boato del pubblico, comincia la gara – e si spegne quasi il tifo. I cori d’ora in poi sono cantati quasi solo del gruppo della Butteler che si trova al centro e sono un pò meno di un migliaio. Il resto, stranamente, non canta più spesso, ma si mangia le mani guardando tesissimamente la partita. Ed é qui che capisco il significato che questa competizione ha per i tifosi del San Lorenzo: in Argentina capita spesso che il tifo durante le partite importanti non é tra i migliori perché la gente sta soffrendo troppo per la tensione della partita.
Così i momenti di brividi fino alla fine sono pochi, anche se la Butteler comunque continua a cantare incessantemente i loro cori inimitabili. Sul campo intanto si sviluppa una partita combatutta con la squadra della Nuova Zelanda per niente inferiore a quella dell’Argentina. Barrientos porta in vantaggio il San Lorenzo, ma nella ripresa l’Auckland – di loro non ho visto nemmeno un tifoso – riesce a pareggiare i conti, così si va ai supplementari. In questi, il San Lorenzo segna dopo due minuti, ma siccome non riesce ad allungare il vantaggio, il tifo rimane piuttosto fiacco finché l’arbitro fischia la fine e tutti presenti si alzano in piedi per iniziare la loro mezz’ora di festeggiamenti.
Io intanto torno all’albergo in centro, anche questa volta in taxi, dove pian piano arrivano anche i Cuervos. Confermano la mia impressione: sottolinendo il significato della partecipazione in questa competizione, il piacere di viaggiare così lontano per i loro colori, ma anche la tensione durante la partita che avrebbe evitato ulteriori picchi di tifo. Quel che resta a me quindi é il piacere di avere visto e sentito questa curva storica ed il loro modo di tifare. Da rivedere a casa loro!
Remo Zollinger