westham_uptonparkRecupero della 35a giornata. Il West Ham ospita tra le mura amiche il Manchester United per una gara storica. Gli Hammers, dopo un’ottima stagione, si ritrovano con la qualificazione all’Europa League ad un passo, guardando però con attenzione al  Southampton alle proprie spalle. Con una giornata ancora da giocare e due punti di distacco fra le due compagini, ogni verdetto è rimandato al suffragio della matematica per decidere a chi sarà assegnato l’ultimo posto sul treno europeo.

Al di là di questo, la giornata di ieri è stata storica perché il Boylen Ground (che deve il suo nome ad Anna Bolena, moglie di Enrico VIII che, secondo il mito, visse nel Boylen Castle raffigurato anche nel simbolo del club) ha ospitato per l’ultima volta nella sua storia una partita del West Ham che, nello specifico, ha battuto il Manchester United per 3 a 2.

Dalla prossima stagione i “claret and blue” si trasferiranno all’Olympic Stadium. Il Boleyn Ground è stato ceduto per circa 85 milioni e verrà abbattuto per far spazio a 700 appartamenti. Per i prossimi 99 anni, lo stadio costruito per le Olimpiadi londinesi del 2012, sarà teatro delle partite interne del West Ham che, fra non poche polemiche, si è aggiudicato l’impianto a scapito di Tottenham e Leyton Orient, a fronte di un esborso economico che si aggira intorno ai 2,5 milioni di sterline annui (cifra variabile a seconda dell’andamento della squadra e alle partite giocate).

Ma più degli eventi sul campo, hanno trovato notevole eco sui media alcuni episodi avvenuti fuori dallo stadio e che hanno portato a posticipare il match di 45 minuti. Il pullman del Manchester United, a cui fonti vicine al West Ham rimproverano di essere partito con troppo ritardo quale causa prima dei problemi, ha finito per rimanere imbottigliato fra due ali corpose di folla, accorsa per quest’ultimo saluto al vecchio e storico impianto degli Hammers.

A leggere i toni misti tra l’enfatico e lo smarrito dell’opinione pubblica, sembra essere successo il finimondo. Guardando le immagini si notano alcune bottiglie lanciate verso il pullman ma senza colpo perire. Dalle immagini non si riscontrano danni visibili e non va in frantumi alcun vetro, come qualcuno scrive, ma viene solo strappata la pellicola oscurante dei vetri stessi. Fra i video in rete anche uno girato dai calciatori del Manchester United che scherzano e ridono durante l’accaduto, emblematico della gravità dei fatti, anche se poi, a sconfitta maturata, Van Gaal e soci hanno pianto e recriminato sull’attacco al loro bus, definendolo decisivo quanto intimidatorio per i calciatori (che in verità, appunto, ridevano e facevano linguacce…).

A parte tutto l’enorme clamore dei giornali, che hanno bisogno vitale di urla virtuali a 9 colonne per vendere e sopravvivere, si sono viste un po’ di cariche di alleggerimento della polizia, bottiglie che oltre al bus avversario hanno bersagliato anche la polizia stessa, ma nulla di estremo come, tanto per fare un esempio recente, s’è visto in Brasile.

Però qualcosa s’è mosso, come in verità s’è mosso sempre, prima, durante e dopo la farsa Thatcher. L’opinione pubblica si stupisce, ma forse farebbe meglio a darsi una svegliata: il loro “modello”, a cui guardano con occhi trasognati, non esiste se non nei sogni. Spostare la polvere sotto il tappeto non è risolvere il problema, se di problema si vuol parlare, e, beninteso, il problema non si risolve per editto ma richiederebbe un approccio molto più ampio e strutturale, che le ristrette menti di chi pensa al calcio solo come business e non come fenomeno sociale non riesce a vedere.

Matteo Falcone.