Lo scorso 28 maggio l’Ideale Bari, società di calcio dilettantistica e seconda squadra della città pugliese, ha compiuto sei anni. La peculiarità dell’Ideale rispetto alle altre società dilettantistiche consiste nel fatto che il sodalizio ha deciso di sposare l’idea di calcio popolare, cioè le spese annuali sono autofinanziate, coperte dalle quote versate dai tifosi che allo stesso tempo sono anche soci.

L’ideale Bari nasce il 28 maggio del 2012 in una riunione davanti anche a pareri contrastanti e qualche timore, per qualcosa che fino ad allora era decisamente innovativo. Questa realtà è nata quindi con finalità sportive, senza scopo di lucro e si è resa protagonista anche in opere extracalcistiche e di beneficenza come la raccolta di generi alimentari a seguito del sisma in Emilia.

Non tutti conoscono il concetto di “calcio popolare” oppure di “azionariato popolare”: ad inizio campionato vengono stabilite le spese potenziali per la gestione del campionato (campi da gioco, abbigliamento sportivo, costi per le trasferte, etc.), che vengono sostenute come detto dai soci, prima con una quota più ingente ad inizio campionato e poi successivamente con delle quote mensili più piccole; quindi i tifosi oltre a sostenere “vocalmente” con il tifo la squadra durante le partite la domenica, lo fanno anche “materialmente” attraverso sia il sostegno economico sia nelle riunioni in cui sanciscono il proprio potere decisionale senza deleghe come avviene troppo spesso altrove, anche al di fuori dei confini calcistici.

Nella Penisola, oltre all’Ideale, tante le società che hanno deciso di sposare l’idea di calcio popolare: Atletico San Lorenzo a Roma, il CS Lebowski a Firenze, Brutium Cosenza, Quartograd a Napoli, lo Spartak a Lecce e una miriade di altre compagini al punto che è difficile tenerne conto.

La prima competizione a cui ha partecipato l’Ideale Bari è stata il torneo UISP BAT nel 2012/13 classificandosi al primo posto. Dall’anno successivo i biancorossi hanno fatto il grande passo partecipando al loro primo campionato federale, quello di terza categoria pugliese con cui si sono confrontati per tre stagioni, dal 2013/14 al 2015/16 quando è arrivata la prima storica promozione in seconda categoria, con la conseguente partecipazione al relativo campionato per le successive due stagioni.

La scelta del calcio popolare è figlia di un sentimento sempre più diffuso fra i tifosi di calcio, italiani e non solo, stufi e delusi da questo sport sempre più in balia delle televisioni o condizionato dagli stipendi o dai costi esorbitanti che lo stesso ha raggiunto e cercano appunto nel calcio popolare quello sport perduto, di altri tempi, ruspante e genuino dove calciatori e dirigenti non rincorrono laute remunerazioni bensì la loro passione, la voglia di divertirsi e l’aggregazione sociale, elemento centrale dello sport e del calcio popolare, messo in subordine da chi per profitto ha voluto trasformare la comunità di tifosi in meri consumatori.

Se il calcio popolare, data anche la sua ancora recente vita, si muove nei bassifondi delle gerarchie agonistiche, questo risulta altresì un punto di forza visto che in quei lidi è possibile tifare liberamente anche accendendo torce oppure accompagnando i cori con il tamburo, cosa impossibile nelle categorie professioniste dove questi strumenti sono ufficialmente banditi da oltre un decennio, salvo autorizzazioni a volte formali o talvolta informali.

Ciò non tragga in inganno, non siamo comunque di fronte a isole totalmente felici: nonostante si tratti di campionati dilettantistici, nel corso di questi anni non sono mancate le partite disputate a porte chiuse, il più delle volte con la scusa delle carenze strutturali degli impianti, anche se ciò non ha impedito che le stesse fossero ugualmente presidiate dai tifosi, anche se in numero limitato, approfittando del regolamento che permette, in caso di gara a porte chiuse, l’accesso ai componenti della società che, nel calcio popolare, corrispondono appunto ai tifosi stessi.

Il campionato 2017/18 dell’Ideale Bari si è chiuso, dopo un entusiasmante girone di ritorno, nel migliore dei modi, visto che al secondo tentativo, a spese del Football Acquaviva, la compagine del capoluogo di regione è riuscita a vincere i playoff centrando così la promozione in Prima Categoria. Chiusura perfetta di una stagione che, per bontà della sorte o più in verità per bontà di questi stessi progetti, ha visto l’affermarsi sul campo di tanti altri sodalizi a carattere popolare in giro per l’Italia. Per quanto possa sembrare una lotta impari con quel mostro a due teste retoricamente chiamato “Calcio Moderno”, chi non delega la propria azione barricandosi dietro inutili slogan ha già vinto il suo campionato.

Federico Longo