Per il ponte della Befana parto con la donna e decidiamo di farci un week end lungo in quel di Verona, il paese di Giulietta e Romeo, ma non solo. Avendo appena 4 giorni a disposizione (diciamo anche tre, visto che domenica ho subito messo le carte in tavola dicendo che è giorno sacro di partite e quindi ne andrò a vederne una!) decidiamo di pernottare a Verona, in un posto strategico vicino alla stazione ed al centro.

Sarebbe un insulto per Verona stessa, pensare di riuscire a vederla bene tutta in appena quattro giorni, così nei primi due giorni ci facciamo un giro in centro cercando di vedere solo superficialmente i monumenti più importanti e caratteristici come piazza Bra con l’Arena ed il giorno della Befana assistiamo anche alla famosa e ricorrente festa “Brusa la vecia!” in cui un fantoccio di cartapesta, somigliante ad una vecchia befana, viene legato ad un palo sotto ad un falò ed in seguito dato alle fiamme per dimenticare le cose brutte dell’anno passato e tuffarsi nell’anno nuovo con più fiducia.

Arriviamo così a domenica, giorno della partita e decidiamo comunque di raggiungere lo stadio a piedi, che dista ben oltre quattro km da dove stiamo noi, a borgo Venezia, una zona meno battuta dai turisti rispetto al centro. Ce la prendiamo comoda ed in un’oretta e mezza siamo in questo quartiere esclusivamente ad uso abitativo, ma fortunatamente arriviamo che manca ancora un’ora al fischio d’inizio.

Fuori è molto tranquillo ma comunque riesco a notare un pullman di ultras mestrini appena arrivato, che lasci i tifosi sotto la tribuna coperta dove prenderanno posto. Decido di entrare anche io dentro l’impianto intitolato a Mario Gavagnin e Sinibaldo Nocini per la curiosità di vedere come è strutturato. Lo stadio ha una capienza di circa 1.200 posti ed è formato da una grossa tribuna coperta, senza divisioni, dove prendono posto sia gli ospiti che i locali, ma con entrate separate e una curva dove risiedono sia gli ultras che il pubblico locale.

Il Mestre si trova al primo posto solitario in classifica, con la più blasonata Triestina al secondo posto staccata di sette punti, per cui si vede che c’è entusiasmo. In tribuna ci saranno un centinaio di ospiti scarsi, arrivati con un paio di pullman, come già precedentemente detto: uno di ultras e l’altro di club, più qualche auto privata ad ingrossarne le fila.

La squadra dei padroni di casa invece si trova al quarto posto in classifica e a seguire i rossoblù ci saranno circa 4-500 spettatori. Dopo lo scioglimento dei Virtus Fans 2006, che nel loro piccolo si erano fatti conoscere molto, soprattutto per le loro idee politiche in una città come Verona e benché ci siano squadre come l’Hellas o il Chievo a dominare le scene, in curva prendono posto due gruppi, i Lost Boys e i Rude Firm, che attaccano gli striscioni uno opposto all’altro, facendo intendere una divisione in una tifoseria comunque non numerosa.

Nel pre partita gli arancioneri effettuano già dei bei battimani, sventolando i tre bandieroni che hanno con loro. Poi, con l’entrata delle squadre in campo, oltre a sventolare i bandieroni accendono anche un paio di torce a colorare ancora di più il settore ospite.

I padroni di casa invece alzano un grosso striscione a favore dei rifugiati, il famoso: “REFUGEES WELCOME” che poi attaccano alla recinzione, proprio a centro curva, a riempire lo spazio vuoto tra i due gruppi.

Nel primo tempo non c’è nemmeno il tempo di sistemarsi che gli ospiti, già al secondo minuto, segnano l’unico gol della partita, con Casaratto, che gli permetterà di portare a casa questi tre punti pesanti. L’esultanza dei sostenitori mestrini è sfrenata, con diversi ultras che si arrampicheranno alla recinzione per far sentire ancora più forte la loro gioia e subito dopo accenderanno un fumogeno color arancio.

Il tifo degli arancioneri è pressoché continuo e forte, tanti sono i cori accompagnati da battimani e discrete sono le sbandierate, fatte sia con i tre bandieroni che con le bandierine dei club, sottolineando il fatto che sembra giochino in casa seppur si trovino in trasferta.

Per i locali è dura farsi sentire, anche per il fatto che sono divisi in due gruppetti. I Lost Boys si contraddistinguono per un tamburo, battuto non continuamente, mentre i Rude Firm per una bandierina più volte sventolata nella prima frazione. L’intensità corale purtroppo non sarà così eccelsa ed il tifo non proprio continuo.

Nella ripresa gli ospiti continuano a sostenere la squadra accendendo una torcia e sventolando le bandiere. Di certo non mancano i battimani ed alla mezz’ora ci regalano una sciarpata fitta e ben fatta, con l’accensione di un fumogeno arancione, lo sventolio di un bandierone ed uno stendardo alzato che dureranno qualche minuto, dopo di che le sciarpe verranno agitate in alto.

Passando ai rossoblù, in questa seconda frazione sono più continui nei cori, anche se qualche pausa c’è sempre. Cercano di spingere la squadra facendosi sentire anche con il tamburo, laddove e qualora la voce non dovesse arrivare, ma non basta, perché al fischio finale il Mestre esce vittorioso da questa insidiosa trasferta. I giocatori ospiti possono così liberare la loro gioia, andando ad esultare sotto al settore dei propri sostenitori, che ricambiano applaudendo e ringraziando la squadra ed accendendo una torcia e l’ennesimo fumogeno arancione, con più di qualche ultras che si arrampica alla recinzione.

Visti oggi, gli Orange Insanity, sono un gruppo emergente da tenere sicuramente d’occhio in futuro. Gli ultras rossoblù, invece, a fine partita applaudono lo stesso la squadra nonostante la sconfitta. Poi, staccato lo striscione per i rifugiati, lo alzano ancora una volta, con entrambe i componenti dei gruppi che si uniscono dietro ad esso, continuando a cantare insieme: un gesto che fa sicuramente bene all’unità della tifoseria virtussina per il proseguo della stagione.

Finita la partita, mi ricongiungo con la donna e andiamo a prendere un paio di autobus ed in meno di mezz’ora siamo al Pala Olimpia, dove assisteremo all’incontro di volley maschile Calzedonia Verona-Ravenna.

Marco Gasparri.