Vis Pesaro – Alma Juventus Fano è un grande classico a livello provinciale, ammettiamolo. È, per distacco, la partita che meglio riesce a compiere il meccanismo sociale più importante nel minor tempo e più efficacemente possibile: coinvolgere le masse. È incredibile. Possiede una potenza a livello mediatico senza eguali, sportivamente parlando. È un magnetismo bilaterale, che vale sia per la piazza pesarese sia per quella fanese, ovviamente.

Viverla da Ultras, però, è diverso. E a dirla tutta non ci si abitua mai, soprattutto quando le cose non girano proprio per il verso giusto. O se girano, comunque non ti aspetteresti che vadano a finire in quel modo. Nel senso che ognuna delle tifoserie è pienamente cosciente del carico di responsabilità che deve riuscire a gestire per coinvolgere al fine di realizzare l’opera più imponente che abbia mai realizzato. Perché, diciamo con franchezza, per queste due piazze non esiste partita più importante di Vis Pesaro-Fano. Il Derby sfata ogni mito, ogni tipo di pregiudizio o luogo comune. E la cosa sorprendente è che quando la situazione a livello calcistico non va affatto per il meglio, bensì l’esatto opposto, questa manifestazione riesce a sanare ogni qual tipo di eventualità, anche la più problematica, e a portare numeri sorprendenti di tifosi.

E in contesti come questi che il senso di appartenenza improvvisamente si avvale di una presa di coscienza collettiva molto più ampia e partecipativa, dove ogni individuo prende posizione al proprio posto e tira fuori il massimo da dentro sé. Tutti si mettono in gioco. Vis Pesaro-Fano, in poche parole, è anche questo. Un  riflesso un po’ più narrativo dove viene spiegato il fascino incompreso dal tifoso di calcio medio che assiste sbalordito e impressionato al derby di provincia. Geografia e coinvolgimento delle masse. Sociologia contemporanea del calcio.

Ma veniamo, finalmente, all’attualità. A livello mediatico, come volevasi dimostrare, per tutta la settimana non si parla d’altro, soprattutto nei social, venendo preventivamente annunciato come il “derby della paura” per via della situazione critica in cui operano entrambe le squadre. Ma è il derby della paura soprattutto per il Fano, giunto agli attimi conclusivi di una stagione, sul piano calcistico, a dir poco fallimentare, che lo vede attualmente fanalino di coda del campionato assieme al Rimini. Quanto alla Vis, vincere il derby significherebbe abbattere il tabù di insuccessi che accompagna i biancorossi al derby da troppi anni e raggiungere la fatidica quota 40 punti che varrebbe una salvezza seppur ancora virtuale e non matematica.

In un pomeriggio di calcio che si prospetta grigio e nuvoloso, non manca di certo il più bel folklore di provincia, i momenti di campanilismo e di sano sfottò tra le due tifoserie, le ultime usanze rimaste ancora intatte seppur massacrate continuamente dall’opinione pubblica e da un superficiale e poco approfondito “politicamente corretto”, già impegnato di per sé ad eliminare completamente gli Ultras dalla faccia della terra.

Arriviamo dunque al fatto di cronaca principale, quello che, come in ogni circostanza, arriva nel momento più inaspettato e meno opportuno, frutto del destino e della coincidenza più letale. Da Pesaro giunge una notizia terribile: un tifoso della Vis, soprannominato da tutti “Cesco”, ultrà appartenente al gruppo “1898”, è stato appena ricoverato in gravi condizioni all’ospedale di Pesaro dopo un malore accusato nella notte, proprio prima del derby in cui, i padroni di casa avevano deciso di allestire una coreografia che avrebbe coinvolto l’intera curva Prato.

La nobiltà d’animo dell’uomo in questi momenti vale più di ogni altra cosa e per rispetto di questo ragazzo gli ultras pesaresi hanno deciso, a poche ore dall’inizio della partita, di annullare la coreografia per sensibilizzare e restare vicini al loro compagno. Un gesto ammirevole e carico di simbolico che legittima la solidarietà, la fratellanza e l’intimità che contraddistingue la mentalità ultras.

In brevissimo tempo la notizia si diffonde fino ad arrivare al litorale fanese, dove i tifosi granata non perdono ulteriore tempo e confezionano uno striscione per rendere omaggio e dimostrare anch’essi la loro vicinanza a Cesco, al di là della rivalità e dei colori calcistici. Lo striscione in questione cita testualmente: “Cesco non mollare!”; firmato dai Panthers Fano.

I gruppi organizzati della curva Prato, al posto della coreografia espongono un grosso striscione che rimane esposto per tutta la durata dell’incontro, al di sopra delle rispettive pezze: “CESCO NON MOLLARE!!!”.

Prima e durante l’ingresso in campo non mancano gli sfottò, entrambe le tifoserie riescono a restituire, nonostante tutto, un bel risvolto visivo, sicuramente d’impatto. La “Prato” imbastisce una sciarpata biancorossa che coinvolge tutto il settore, mentre gli ospiti, Panthers e Ultras Fano, in settimana e solo per quest’occasione, hanno deciso per una sorta di armistizio in un periodo di forte crisi interna, al fine di garantire il regolare e miglior svolgimento del tifo, colorando la fetta di stadio a loro dedicata con sciarpe granata, bandiere, stendardi e palloncini.

Sul piano del tifo, entrambe le fazioni si equivalgono, almeno fino al primo tempo. Da Fano giungono circa 400 unità, un numero sorprendente visto e considerato il periodo calcistico avaro di soddisfazioni. Ma come abbiamo detto, il derby è anche questo: passione e senso di appartenenza, due valori estremamente importanti per la salvaguardia della passione popolare per il calcio.

I pesaresi rispondono con i battimani, il tamburo e la voce potente dello zoccolo duro composto dai “1898” , “Vecchia guardia” e “Gioventù Pesaro” ; i fanesi, coi cori secchi che sono il simbolico megafono col quale riescono a far sentire meglio la propria voce in casa e fuori.

Durante la partita non mancheranno i cori per i rispettivi compagni che per una ragione o per l’altra non potranno essere attivamente presenti all’incontro. I padroni di casa renderanno più volte il loro tributo a Cesco, mentre gli ospiti dedicheranno un coro ad Enri, ragazzo dei Panthers Fano che è stato diffidato all’inizio della scorsa stagione.

Il verdetto del campo dà ragione alla Vis Pesaro che, con la rete di Gennari a poco meno di venti minuti dall’inizio della ripresa, permette ai biancorossi di sfatare una sorta di tabù proprio alla 99esima edizione di questo derby. Il gol viene enfatizzato dall’entusiasmo del “Benelli”, che per alcuni minuti diviene una vera e propria bolgia per poi riassestarsi su rimi più regolari, anche se la curva “Prato” non smette mai di cantare, approfittando anche per accendere qualche lamperogeno e dare colore al settore.

Per i fanesi ovviamente il gol si rivelerà un colpo basso, sia sul piano morale sia su quello del tifo che, fino a poco prima, li aveva visti protagonisti come i pesaresi. La partita si concluderà con due cartellini rossi decretati a fine partita contro il Fano e con qualche attrito tra i calciatori, ma è poco rilevante per quel che più ci riguarda.

Lo stato d’animo del Benelli sarà bipolare: di gioia e di  festa per i padroni di casa, di rabbia e delusione per gli ospiti.

Anche questo è il derby. Gioie e dolori. 

Testo di Marco Cini
Foto di Tommaso Giancarli