Scontro fra biancorossi al “Benelli” di Pesaro dove la locale Vis fa gli onori di casa alla Vastese. Onori di casa che non si consumano solo in senso metaforico-sportivo, ma hanno anche una coda nel rapporto fra ultras: prima della partita infatti, i vastesi sono stati ospitati dietro la “Tribuna Prato” dove hanno pranzato con alcuni tifosi locali. Pur non esistendo un vero e proprio gemellaggio, da qualche tempo c’è rispetto fra le parti e in occasione delle gare fra abruzzesi e marchigiani si rinnovano scene di cordialità o attestati di stima come quest’oggi. Sugli spalti saranno poi soprattutto i vastesi a dare ulteriori segnali in tal senso, seppur rimanendo sul vago, con un “Rispettiamo chi ci rispetta” e qualche coro in chiave anti-Fano che i padroni di casa però non raccolgono e non rilanciano, probabilmente perché in quel momento presi da un altro coro che non ha permesso loro di sentire cosa cantavano dall’altra parte.
La presenza vastese comunque, forse proprio perché mossa dalle ragioni di cui sopra, è veramente di tutto rispetto dal punto di vista numerico e anche il loro impatto coreografico e vocale risulta davvero buono. L’ingresso delle squadre in campo lo salutano con una piccola ma riuscita coreografia, dividendosi in due metà: quella di destra sventola bandierine bianche, l’altra bandierine rosse; mentre una serie di bandiere e di “due aste” rendono ancora più gradevole l’effetto cromatico.
La curva pesarese ha un approccio più semplice all’ingresso delle squadre, ma non per questo meno bello. “Due aste”, bandiere e bandieroni, aprono in pratica tutto quello che hanno a disposizione ma, al di là del mero colore, restituiscono una sensazione di ottima compattezza grazie anche al nuovo settore inaugurato quest’anno. In sostanza si tratta di nulla più che delle classiche gradinate metalliche montate al di sopra delle vecchie strutture provate dal tempo. Una soluzione già vista un po’ ovunque, dalla “Is Arenas” di Cagliari in poi. Un’operazione che a volte può risultare posticcia come il tentativo di chi crede di ritornare giovane nascondendo il peso degli anni sotto il botulino o un trucco volgare. In questo caso però, sarò sincero e scevro da facili “nostalgismi”, la resa finale non è affatto male: molto più raccolto, anche per via di una buona affluenza di pubblico, l’impatto visivo e l’atmosfera dello stadio sembra averne senza dubbio guadagnato.
A parte questo, devo ammettere un’altra verità: la tifoseria pesarese, dopo gli anni successivi allo scioglimento degli UVB in cui ha brancolato nel buio, a volte onestamente rasentando il pessimo, sta ritrovando una dimensione più consona alla sua tradizione e al suo potenziale. Qualche anno fa vederli era un pianto, ma oggi i ragazzi dietro lo striscione “1898” e soci, cominciano finalmente a raccogliere i frutti di quanto hanno seminato nel recente passato, in cui con pazienza e impegno hanno ricostruito l’ossatura di una tifoseria ritrovatasi orfana e a pezzi.
Non è che abbiano sfoderato un tifo memorabile in quest’occasione, ma il modo con cui tengono la scena è senza dubbio molto più maturo e nonostante una prestazione della squadra tutt’altro che positiva, non smetteranno davvero mai di cantare. In certi frangenti ovviamente lo zoccolo duro si restringerà parecchio, in momenti di euforia come all’inizio o dopo il pareggio, gli effettivi si ingrossano grazie all’appoggio delle zone laterali. Parlando più in generale è indubbio che sono stati fatti tanti e significativi passi avanti rispetto agli anni scorsi: il gruppo attira a sé un bel mix di giovani e vecchie facce, dunque le premesse per continuare ancora questo percorso di crescita ci sono tutte.
Un tentativo di sciarpata non proprio riuscito, uno striscione per salutare l’arrivo di una piccola creatura nella grande famiglia del tifo, un paio di torce accesse di nascosto, fra le gambe dei presenti. Poche altre le note di cronaca spicciola, ma mi lasciano – come si evince già da quanto detto – una buona sensazione di fondo e la curiosità di ritornare a vederli quanto prima, per toccare con mano quante di queste impressioni siano fondate su dati di fatto.
Al “Benelli” – per ritornare ai vastesi – l’unica postazione consona per avere tutte e due le tifoserie a portata di macchina fotografica, è sistemandosi sulla pista d’atletica dietro una delle due porte, quella più vicina al settore ospiti. Non so se e quanto questo influenzi la mia percezione del tifo canoro, e forse anche il già citato esito della contesa in campo spinge in questa direzione, ma la tifoseria ospite mi convince molto di più da questo punto di vista. Sono, o almeno mi sembrano, più continui, più potenti e più variegati nei cori rispetto ai loro dirimpettai, anche se il repertorio canoro è un po’ quello classico (per non dire stantio), in voga ovunque in questi tempi. Ivi compreso il tormentone “Despacito” che personalmente trovo odioso nella sua versione originale e comincia a darmi i conati di vomito anche nella sua ossessiva ripetizione allo stadio. A parte questo mio odio del tutto soggettivo però, gli abruzzesi possono tornare a casa, oltre che con l’appagante vittoria sul campo, anche con la soddisfazione di aver timbrato la trasferta nel miglior modo possibile: in buon numero, con tanto colore e con un apporto canoro costante e di buona potenza.
Al di là di quella che si è giocata sugli spalti, della già citata gara in campo va detto con più dovizia di cronaca che la Pro Vasto si impone con un 4-2 importante, che le permette di agganciare proprio la Vis Pesaro in classifica e di rilanciarsi con ambizione a ridosso delle prime della classe. Dopo il vantaggio ospite, i padroni di casa trovano il pareggio su calcio di rigore, ma forse il goal poco prima di rientrare negli spogliatoi risulterà decisivo. Nella ripresa la Vis entrerà in campo condizionata, forse mortificata da quell’ultima marcatura e i restanti 45 minuti serviranno solo ad aumentare le segnature ma non il risultato finale.
Matteo Falcone.