Con tutte le belle speranze che ognuno di noi si porta dietro per questo 2022 mi affaccio allo stadio Rocchi di Viterbo per la sfida tra i locali e il Pescara. È una bella giornata di gennaio, fredda ma con il sole che splende su buona parte dell’Italia. Arrivando con largo anticipo ne approfitto per un giro nel centro medievale del capoluogo, sempre molto suggestivo. Anche grazie/a causa delle poche persone che camminano per le strade, come da ormai triste consuetudine in questi ultimi due anni. Il buon auspicio quotidiano è dato però da una manciata di ragazzini che giocano a pallone in Piazza del Gesù, avendo creato due squadre improvvisate e una porta con i giacchetti, mentre alcuni papà osservano divertiti. Senza voler cadere in retorici sentimentalismi posso solo augurarmi che questo genere di aggregazione riesca a tramandarsi, sebbene oggi sembri più che mai difficile. Lo scontro sociale creato dal basso è spaventoso, tanto da aver creato una crepa vertiginosa tra tutti noi. E non solo a causa della pandemia e di tutte le fobie da essa scaturita. Leggo diffidenza, intolleranza e tanto egoismo nella maggior parte delle nostre giornate e dei nostri ragionamenti. Un viatico che mette numerosi punti interrogativi sul futuro prossimo e fa sembrare incerto e nebuloso anche il più umano dei sorrisi o la più naturale delle armonie che dovrebbero regnare in molti spazi comuni.

Quei bambini che giocano in piazza rappresentano veramente un baluardo di socialità da cui ripartire o su cui soffermarsi, fate voi. Mi incammino verso lo stadio passando davanti alla casa di Santa Rosa, patrona di Viterbo per la quale ogni 3 settembre viene celebrata un’apposita festa per le strade della città, portando a spalla l’omonima Macchina. Sebbene io e la fede religiosa siamo agli antipodi provo comunque curiosità e rispetto per questo genere di tradizioni, che da sempre costellano il nostro territorio nazionale da Nord a Sud. Anche qui resto nella personale speranza che si possa tornare a celebrare simili giornate senza nessuna cervellotica restrizione il prima possibile, restituendo un briciolo di serenità a tutti.

Venendo all’evento calcistico la prima cosa che noto avvicinandomi ai cancelli è l’ormai triste fila per il triplice controllo documento/greenpass/biglietto. Altro aspetto che mi auguro divenga a breve un ricordo, tornando al normale e consueto check del solo tagliando, già reso estenuante da anni causa prefiltraggi e nominativi da verificare.

La Viterbese – partita con tutt’altre aspettative – sta disputando un campionato di bassa classifica ed è pertanto difficile attendersi il pubblico delle grandi occasioni, soprattutto per una piazza che ha fatto sempre tanta difficoltà nel gremire gli spalti. I ragazzi della Nord presenziano innanzitutto nel ricordo di Federico, ragazzo di soli 24 anni scomparso qualche giorno prima nella sua Tuscania. Per lui viene esposto uno stendardo e c’è il ricordo dell’intero stadio quando le due squadre entrano in campo.

Per il settore ospiti sono stati venduti 167 biglietti, un numero tutto sommato ottimo se si pensa al periodo storico e al campionato tutt’altro che esaltante di cui il Pescara è stato protagonista sinora. Gli ultras abruzzesi entrano alla spicciolata compattandosi per intero qualche minuto dopo il fischio d’inizio e dando il via al loro tifo. Penso che ai sostenitori del Delfino non si possa non riconoscere quell’attaccamento primordiale ai propri colori che ormai troppo spesso vedo mancare in tante piazze. Malgrado la perenne contestazione a Sebastiani (anche quest’oggi evidenziata da diversi cori) i Rangers sembrano sempre mettere al primo posto il sostegno per la maglia. Sono lontani i tempi delle invasioni (ma quelli sono lontani per tutti) e dell’Adriatico stracolmo, ma la responsabilità non può essere certo degli ultras, che in questo caso assolvono sempre al loro compito. Oltretutto tifano per novanta minuti. Magari a qualcuno potrà non piacere lo stile, ma qua rientriamo nel campo dei gusti. Io personalmente non disdegno il loro portamento con pochi fronzoli, tanta voce e pure una buona dose di colore con sciarpe, tamburo e bandieroni.

In campo dopo un discreto inizio la Viterbese cede di schianto e rientra negli spogliatoi sullo 0-3. Risultato figlio delle reti siglate da Ferrari, Ursi e Rauti. Il gol di Volpicelli della ripresa serve solo a consegnare agli almanacchi l’1-3 finale.

Considerato l’andamento della gara per gli ultras gialloblu non è esattamente facile creare entusiasmo. Tuttavia fanno il loro mettendosi in evidenza con tanti battimani e cori a rispondere. Dopo il triplice fischio e prima di togliere gli striscioni c’è un ultimo ricordo per Federico, oggi ben più importante e profondo sia del risultato che dell’ultimo posto occupato dalla compagine laziale.

Ho poco tempo per rimanere nello stadio dato che il mio pullman per Roma passerà a breve. Noto con dispiacere che per la partita sono stati emessi soltanto biglietti online, non permettendomi così di rimpinguare la mia collezione. Anche questo sembra tanto essere al passo con tempi in cui le gioie effimere sono ancora più distanti e difficili da trovare.

Simone Meloni