Il turismo calcistico, i giri per gli stadi per guardare le realtà altrui e scattare sono un concetto non molto conosciuto in Italia. Infatti, tra i miei amici italiani non ho quasi mai sentito qualcuno disposto ad andare a vedere una partita qualsiasi che non c’entri niente con la sua tifoseria, mentre dalle mie parti, la Svizzera tedesca (e anche Germania e Austria) è un fenomeno abbastanza grande. Anch’io faccio parte di questi calciofili che vanno a vedere partite in giro in questo modo, con molto entusiasmo ed interesse verso i posti, gli stadi, le squadre e soprattutto le tifoserie locali (ed ospiti, sempre ammesso che questi siano liberi di viaggiare).

In questo ennesimo giro esordisco con la partita tra il Catania ed il Benevento che è andato in scena nei primi di Dicembre. L’accredito non c’era, così ho dovuto comprare un biglietto. Ho scelto la Curva Sud, perché la posizione per fare fotografie è buona ed il prezzo della tribuna centrale era il quadruplo di quello della Sud. Ci tengo comunque a precisare che, sia per rispetto verso le tifoserie che per altri motivi personali, solitamente non vado mai in una Curva che non mi riguardi, ma la Sud del Cibali è così dispersiva che permette, anche standoci dentro, di mantenere la giusta e necessaria distanza verso i tifosi locali, a cui appartiene legittimamente il settore.

Non ho scelto il periodo migliore per andare al Cibali, visto che il Catania cade con un largo 1-3 contro la formazione campana. Al suo seguito c’erano una cinquantina di Ultras, che pian piano sono entrati nel settore a loro destinato per appendere pezze e sventolare bandiere. Dopo un paio di minuti li vedo piuttosto agitati: apprendo che non tutti riusciranno ad entrare perché non posseggono materialmente la tessera del tifoso, ma solo una ricevuta della stessa, in attesa della sua emissione. Questa ricevuta dovrebbe teoricamente ed ugualmente garantire l’accesso allo Stadio, ma così purtroppo non è stato. Così non sono riuscito a vedere all’opera l’interessante Curva dei Sanniti visto che hanno lasciato lo stadio in largo anticipo ed esposto solo uno striscione che recitava “Benevento saluta Catania”.

La Curva Nord del Catania è abbastanza piena nel settore inferiore, mentre in quello superiore ci sono ampi spazi vuoti. Nel complesso ci sono più di 9.000 spettatori: non certo male per una piazza che negli ultimi anni ha giocato e anche fatto bene in Serie A ed ora è finita malamente in Serie C. Sono sicuro che la Nord ha già dato più di quel che doveva in questo sabato, mentre dietro la loro Curva si intravedeva la spettacolare eruzione a suon di nuvole di cenere dell’Etna.

La Sud si presenta veramente frizzante, con tanti bandieroni sventolati incessantemente e ottimi battimani. La fine della partita è caratterizzata da fischi per la squadra, soprattutto nel momento del gol della bandiera che ha fissato il risultato finale sull’1 a 3.

Con varie impressioni contrastanti, lascio lo stadio per tornare in bicicletta al mio Albergo. Vado in piedi alla stazione ferroviaria, dove trovo pronto il treno regionale che mi porta a Siracusa. Non so esattamente quale delle città tra Siracusa e Licata sia più al Sud, ma più giù non sono mai stato. Siracusa come città è veramente bella, sfrutto il tempo a disposizione ed anche l’ottimo meteo (in Svizzera c’erano 15 gradi in meno…) per visitare anche il centro storico sull’Isola Ortigia. Ma mi sono recato a Siracusa per vedere la partita e così mi avvio allo stadio con largo anticipo.

Davanti agli ingressi del “Nicola de Simone” trovo lunghe file, idem al botteghino dello stadio. Oggi in quel di Siracusa c’è un big match e lo si sente bene. I bar sono pieni, così anche i parcheggi e le stradine che portano allo stadio che si trova in un’area residenziale. Oggi va in scena la partita tra la seconda in classifica, il Siracusa, e la capolista Cavese. Il venerdì antecedente la partita, le autorità competenti hanno deciso di permettere ai tifosi ospiti di viaggiare: una cosa che ha sorpreso non pochi, visto anche l’incrocio dei gemellaggi delle due tifoserie. Durante la partita poi però non si notano grandi sfottò tra le opposte fazioni, anzi. Una grande prova di maturità delle due Curve.

L’entusiasmo a Siracusa è veramente alle stelle: i biglietti sono andati a ruba e lo stadio si è presentato talmente pieno che il fischio d’inizio è stato spostato di un quarto d’ora per permettere a tutti di vedere la partita interamente.

Lo stadio è uno di quelli vecchi che adoro: improvvisato in certi suoi spazi organizzativi, stretto, senza copertura. Trasuda profumo di calcio vero e passionale.

Nel settore ospiti si trovano un 250 cavesi circa, mentre tutto il resto dello stadio è pienissimo; in Tribuna si sta anche sulle scale. La Curva Anna si fa notare da diversi minuti prima della partita, con i primi cori d’incitamento verso i giocatori, chiedendo loro di vincere questa importante partita e di metterci sempre le “palle”. All’inizio della partita realizzano una splendida coreografia con bandierine in plastica rigorosamente in azzurro e bianco e lo striscione “Un passo in avanti con questi colori”. Il colpo d’occhio è veramente notevole ed anche la gradinata laterale offre uno spettacolo: il nome della città su varie due aste, cartoncini azzurri e una bella fumogenata.

Pochi minuti prima del fischio d’inizio entrano anche i tifosi ospiti. Noto che in tribuna e in gradinata tanti li fischiano, mentre la Curva si limita ad osservarli. Entrano tutti insieme offrendo un bell’impatto scenico, appendono subito pezze e bandiere e iniziano a cantare. Il settore ospiti mi ricorda un po’ dei vecchi tempi, non in termini numerici, ma a livello canoro: non smettono di cantare mai, anche sotto di tre gol non mollano e continuano a incitare la loro squadra; così come non smettono mai di cantare cori che riguardano il mondo Ultrà e la repressione. Quella di Cava de’ Tirreni è una tifoseria che mi è sempre piaciuta particolarmente ed anche oggi non deludono, però bisogna dire onestamente che allo stadio li si sentiva molto poco. Questo perché il pubblico di casa era veramente in gran spolvero. Spinto anche da una prestazione maiuscola della sua squadra, che chiude la partita in pochi minuti nel secondo tempo, segnando tre gol in un quarto d‘ora.

Cantano ad alta voce i siracusani e gioiscono per la vittoria. Anch’io gioisco: quanto visto qui a Siracusa passerà nei miei archivi personali come una delle migliori partite mai viste in Italia (e parlo di 180 partite, non una decina…) e conferma la mia opinione generale che è soprattutto nel calcio minore che si può continuare a trovare vere giornate di festa calcistica, cosa che ad un calciofilo come me non può che far piacere.

Cambio di scena: il giorno dopo mi siedo sulla gremitissima tribuna del “Mannucci” di Pontedera. Il viaggio in treno sarà stato lungo, però vedere la Costa Calabrese in un giorno soleggiato, leggendo qualche fanzine, ha fatto passare velocemente tutte le ore che separano la città Aretusea alla piccola cittadina in Provincia di Pisa. Quest’ultimo è un dettaglio di grande significato: l’appartenenza politica di Pontedera a quella provincia, permette ai pisani di viaggiare una volta all’anno anche senza tessera.

E il pubblico nerazzurro ha risposto alla grande: tra i circa 2.700 spettatori nello stadio (piccolissimo, ma commisurato alle esigenze di Pontedera e Tuttocuoio) ci sono circa 1.500-2.000 al seguito della squadra ospite allenata da Rino Gattuso.

Il clima è un po’ surreale, visto che i tifosi locali vengono spostati nella tribunetta piccola affianco alla Tribuna, per aprire anche il loro settore nella gradinata laterale ai tifosi pisani.

Nonostante la netta supremazia degli ospiti, gli Ultras del Pontedera hanno fatto veramente bene. Sono rimasto non poco sorpreso, sinceramente non conoscevo benissimo questa piccola realtà ed il loro settore è stato davvero bello da vedere. All’inizio della partita hanno imbastito una coreografia, più tardi anche una bella torciata. Il tifo è stato un po’ discontinuo, ma spesso sono riusciti a far cantare l’intero settore. Niente male per una cittadina di nemmeno trentamila abitanti, tra città ovviamente più importanti come Pisa e Firenze. Purtroppo, stando in tribuna, non ho potuto fotografarli bene, per cui resto ancora alla ricerca di foto dei ragazzi della città della Piaggio.

La notte, freddina e con una leggera pioggia, è stata però segnata dai tanti, tantissimi pisani al seguito della loro squadra. Di tutte le cinque partite che ho visto, la loro prova canora è stata nettamente la migliore. I pisani son risultati uniti, compatti (per quello che il settore permetteva) ed hanno cantato tanti cori al di fuori del repertorio “standard” delle Curve Italiane.

Una Curva colorata, originale, passionale e calorosa: tanto di cappello per i Pisani, che mi hanno fatto dimenticare la domanda su quanto fosse sensato fare un viaggio da Siracusa a Pontedera. Alla fine celebrano la vittoria di misura che permette loro di restare nelle sfere alte della classifica del girone B: non si può che augurare un ritorno nella Serie B a questa grande tifoseria, anche se questo vorrà dire rinunciare alla loro annuale trasferta libera.

Dopo la partita vado in treno a Firenze: è uno di quei treni regionali nuovi, pienissimo di giovanotti che vanno a Firenze per festeggiare. Sono perfino riusciti a bloccare l’unico bagno nel treno, fumando e vomitandoci dentro. Beh, cazzi loro se poi, una volta arrivati a Firenze, già barcollano e non riusciranno poi a ballare. Io intanto mi limito a qualche birretta per potermi svegliare bene il giorno dopo, visto che nel giorno dell’Immacolata Concezione c’è un intero turno di Serie B che non voglio perdermi.

Scelgo la partita tra il Cesena ed il Trapani perché, pur non essendo a distanza proibitiva da casa mia in Svizzera, non sono mai riuscito a vedere una partita nello stadio Manuzzi, che ora è intitolato anche ad uno sponsor: roba da calcio moderno, che in Serie B insomma non dovrebbe esserci, ma forse è una lotta contro i mulini a vento, senza vere possibilità di vincerla, quella contro la svendita anche dei nomi di stadi. Lo stadio stesso è tra i più belli d’Italia e penso che in tanti la pensino così: spalti a ridosso del campo, due soli anelli, e gruppi locali che popolano la loro Curva di numeri e passione.

Il colpo d’occhio ad inizio partita è bello: ci sono più di 11.000 spettatori, una cifra positiva per una piazza dal seguito storicamente importante come lo è appunto la città romagnola. La Curva Mare esordisce con una coreografia con pom-pon che risulta bella da vedersi. Cantano bene durante tutto l’arco della partita, la loro prestazione è buona anche se non eccelsa. Tutto è condizionato da una prestazione pessima della squadra bianconera, che non riesce a vincere contro un Trapani abbastanza rinunciatario, anche se i tifosi chiamano a gran voce, la squadra non risponde. Alla fine la gara si chiude con uno scialbo pareggio a reti inviolate e tra gli spettatori c’è chi mugugna.

Capitolo ospiti: I trapanesi sono una settantina ma non si fanno notare più di tanto. Non restano troppo compatti e nemmeno s’impegnano a cantare più di tanto: per loro, la trasferta infrasettimanale a Cesena era abbastanza difficile, soprattutto trovandosi poi di fronte una Curva con un buon tifo. Ogni tanto cantano qualche coro, alzano le mani e le sciarpe: si sono insomma dati da fare, senza però riuscire alla grande nel loro intento. Alle fine festeggiano il punto prezioso conquistato su un campo ostico come lo è Cesena, per la gioia del mitico allenatore Serse Cosmi. Di questo passo il Trapani, anche nel suo terzo anno di Serie B, riuscirà a mantenere la categoria.

Per finire il mio giro ho una scelta difficile da fare: o andare a vedere il Chieti, impegnato in una partita di recupero contro il Folgore Veregra, oppure recarmi alla Spezia dove i locali ospitano il Vicenza. Se non fosse per quel brutto treno notturno che parte dalla Spezia all’01.30 e arriva a Roma quattro ore dopo, sarei sicuramente andato in Liguria, ma ho scelto di viaggiare verso l’Abruzzo: la breve distanza per arrivare a Roma, dove giovedì di mattina avevo il mio volo di ritorno, ha “deciso” la partita per me. Sono consapevole di non aver scelto la miglior partita sotto il punto di vista Ultras, però siccome anche i posti piccoli mi hanno sempre attirato, non rimpiango la scelta e arrivo così a Chieti Scalo per poi andare allo stadio in piedi.

Le mie aspettative erano veramente poche: non è che il Chieti, partito con belle ambizioni, stia facendo bene in Campionato – e sopratutto non è che una partita in un mercoledì lavorativo, alle 14.30 di pomeriggio, attiri tanta gente. Infatti allo stadio si troveranno forse soltanto 500 persone, soprattutto anziani, che avevano ovviamente tempo, ed una cinquantina di Ultras in Curva Volpi. I ragazzi però hanno tifato in modo abbastanza continuo e, a mio parere, hanno fatto il meglio che potevano in questa situazione. Segnalo che non c’erano tifosi della matricola marchigiana, al seguito dei loro colori.

La partita è stata rocambolesca: dallo 0-1 al 2-1, poi dal 2-2 al 3-2. Lo spettacolo l’hanno dato due anziani in tribuna: un’ottimista e un pessimista che non hanno smesso a insultarsi a vicenda, facendo anche intervenire i poliziotti! Dopo il gol del vantaggio degli ospiti, il pessimista ha continuatamente insultato i giocatori teatini scatenando una reazione da parte dell’ottimista un paio di gradini più giù. Con l’andamento interessante della partita le posizioni si sono fortificati: ad un “tutti a casa, lazzaroni!” del pessimista dopo il pareggio del Folgore, l’ottimista ha risposto con un secco “ma prima vacci tu!”. La vittoria finale è andata al Chieti, così il pessimista è stato costretto a lasciare lo stadio con qualche insulto di altri anziani in tribuna. Che cabaret!

Le successive quattro ore le passo sul treno da Chieti a Roma Tiburtina, mettendo mentalmente in fila un po’ tutte le impressioni collezionate in queste cinque partite. Ho visto quasi solo Curve belle (e non è che sono solito astenermi da giudizi meno favorevoli) che hanno riconfermato la mia opinione che ultimamente qualche cosa va anche bene e non peggiora. Di certo ci sono sempre tantissimi ostacoli e tante cose che dovrebbero unanimemente essere giudicati assurde, ma dall’altro canto si vede bene che gli Ultras, quelli che ci tengono davvero, non hanno ancora mollato, anzi. E poi, quando cerchi bene, trovi sempre delle belle partite da vedere.

Remo Zollinger.