Partiamo da un presupposto: quella tra il Vicenza e la Spal era per me una gara speciale. Qualcuno mi ha chiesto: “Ma quest’anno ti sei fissato col Nord Est?”. La realtà è che trattandosi di una zona che non ho mai battuto con frequenza, mi sono sentito in dovere di conoscerla per poterne parlare. Così come conoscere le sue squadre, la loro storia spesso centenaria e lo spirito dei loro tifosi è un qualcosa di imprescindibile se si vuol avere una visione a 360 gradi degli argomenti che si affrontano quotidianamente. Di città, tifoserie e storie da conoscere me ne mancano così tante che spesso mi chiedo se mai ci riuscirò in tutta la vita. Il mio obiettivo è questo: morire sapendo di aver potuto parlare almeno una volta di tutto con senso compiuto e cosciente. Un’impresa non da poco. Ma neanche impossibile.
Fatta questa dovuta premessa sono chiamato a tornare bruscamente alla realtà. La nostra realtà. Quella fatta di provocazioni, divieti, tessere, Daspo, scelte cervellotiche e prevaricazioni che rendono spesso impossibile la vita dei tifosi italiani. Partiamo dall’inizio: dalle scaramucce registrate nella partita di andata giocata al “Mazza”. Tensioni a cui hanno fatto seguito diffide e denunce nei confronti dei responsabili. Atti pertanto puniti e non ascrivibili, teoricamente, a terze persone non coinvolte o a situazioni e/o partite successive alla stessa. A prescindere da qualsiasi settore occupato nello stadio.
Ma siamo nel Paese dove teoria e pratica si distanziano quasi sempre in maniera abissale. Dove qualsiasi inezia per mettere i bastoni tra le ruote a chi vuol seguire una partita, viene colta al balzo e senza esitazioni. Come sempre, nella settimana che precede la sfida, quel sommo organo che risponde al nome di Osservatorio, partorito dalle menti eccelse del Viminale, stila la sua lista delle partite a rischio. Tale organo, che avrebbe solo e soltanto potere consultivo, è ormai da qualche anno il vero e proprio giudice sportivo delle tifoserie: uno spallino tira una pietra? Tutti gli spallini non vanno in trasferta. Un vicentino si comporta in maniera troppo esuberante? Ai vicentini in toto chiudiamo la curva di casa. Questo, più o meno, è il filo logico che muove tali signori. In pieno concerto con quel regresso socio culturale che, ormai da anni, non scandalizza più nessuno per il calpestamento delle più basilari libertà di movimento sancite dalla Costituzione. Così come a nessuno (tra i colletti bianchi e i loro vassalli nelle redazioni) verrebbe in mente di chiedere come mai, se la responsabilità è un qualcosa di individuale, quando un atto avviene all’interno o a margine di un evento sportivo a pagarne è sempre la massa. Spesso e volentieri anche se quell’atto si dimostra del tutto infondato o quanto meno riportato in una versione non veritiera.
Questo machiavellico modus operandi questa volta ha dato il meglio di sé nei confronti dei tifosi ferraresi. Nella prima riunione dell’ONMS (18 gennaio) viene constatato che: “Per l’incontro di calcio “Vicenza – Spal”, connotato da profili di rischio anche in ragione del comportamento violento tenuto da una frangia di tifosi spallini, in occasione della gara di andata “Spal – Vicenza” del 4 settembre 2016, l’Osservatorio sospende il giudizio al fine di approfondire l’analisi, attraverso l’acquisizione di ulteriori elementi di valutazione e, nel frattempo, incarica la Lega di serie B di dare comunicazione al Vicenza Calcio di non avviare ovvero sospendere la vendita dei tagliandi ai residenti nella Regione Emilia Romagna, con contestuale, momentanea sospensione del programma di fidelizzazione della S.P.A.L. 2013”. La decisione rimane quindi in sospeso, lasciando i tifosi emiliani in un limbo. In tanti hanno già deciso di prendere parte alla trasferta, al seguito di una squadra lanciatissima in classifica e contro una storica rivale.
Le prime voci mormorano che una decisione verrà presa il lunedì successivo. Cosa ovviamente disattesa. Intanto viene fuori la motivazione che metterebbe in ansia la Questura di Vicenza e il Ministero degli Interni: la volontà della Curva Ovest di raggiungere la città veneta in treno facendo scalo a Padova. Dicono di temere un assalto dei padovani. Poi dicono, sempre lor signori, di non poter garantire l’ordine pubblico a causa di lavori in corso alla stazione berica (peraltro io sono arrivato a Vicenza in treno, non trovando alcun riscontro di questi fantomatici lavori). Il presidente della Spal, con un gesto a dir poco ammirevole, si espone in prima persona dichiarando di farsi garante per il comportamento della tifoseria. Gli ultras estensi non ci stanno e rispondono con un duro comunicato in cui sottolineano che, per quanto sia lodevole, il gesto di Mattioli rischia di essere un’arma a doppio taglio. Come si può garantire il comportamento corretto di 1.400 persone? E soprattutto, perché un presidente di calcio deve assumersene la responsabilità quando organi profumatamente pagati per questo, invece di riempirci di faldoni burocratici, potrebbero tranquillamente farsene carico come avviene in qualsiasi Paese civilizzato?
Qualcuno abbozza l’ipotesi che tutto ciò sia scientificamente pensato per far desistere molti tifosi a raggiungere Vicenza. Provocare fino allo sfinimento una tifoseria evidentemente rea di aver saputo fare un gran lavoro aggregativo negli ultimi anni, sfruttando la scia vincente della squadra. Dà fastidio vedere che anziani, bambini e famiglie saltino e cantino con gli ultras, in tutta probabilità. Nessuna delle motivazioni accampate dall’Osservatorio è realmente credibile. Soltanto la lobotomia o la triste abitudine a cui si adagiano le menti di molti italiani, possono continuare ad accettare divieti e restrizioni su queste basi. Una regressione culturale e gestionale da far paura. Della quale l’Italia si dovrebbe soltanto vergognare anziché farsene vanto. Non sappiamo organizzare Vicenza-Spal? Ma davvero? Non siamo capaci di gestire il transito di qualche centinaia di tifosi per la stazione di Padova? E soprattutto, chi è così ingenuo da credere che i patavini vadano a rischiarsi diffide e denunce per assaltare una stazione blindatissima? Ma a questi organi imbrillantinati e farciti di moralismo piace così tanto prenderci per i fondelli?
Intanto il tempo passa e si arriva a mercoledì che la prevendita per gli ospiti ancora non è stata attivata. Nella stessa giornata qualcosa si muove e in serata arriva l’agognata fumata bianca: la trasferta per i demoniaci tifosi spallini è aperta e i tagliandi saranno in vendita dalla mattina successiva. Incredibile ma vero: la Carboneria marchiata ONMS è riuscita ad esprimere il proprio giudizio “persino” due giorni prima del fischi d’inizio. “Poteva andar peggio, potevano deciderlo sabato alle 14,59” scherza qualcuno su Facebook. Una battuta che non va poi distante dalla realtà.
E il bello è che il calvario non finisce certo qua. Quando la prevendita viene attivata, alle 10 del mattino di giovedì, con una sola ricevitoria attiva a Ferrara e una fila chilometrica, in molti non riescono ad acquistare il tagliando. Perché? La loro tessera del tifoso è troppo vecchia e chi di dovere non ha ancora sbloccato il sistema per accettarla. C’è da aggiungere altro? Ah sì, un vecchio slogan: “Con la tessera del tifoso nessuno sarà soggetto a limitazioni e tutti potranno andare in trasferta”. L’importante è crederci.
Questo teatrino vergognoso, che ancora una volta ha come protagonisti passivi i tifosi, è l’ennesimo esempio di cosa intendano, quando parlano di “famiglie allo stadio”, i vari omuncoli che si avvicendano negli organi istituzionali preposti a dirigere le più ottuse politiche di controllo dell’ordine pubblico. Lo andassero a dire agli anziani, alle mamme e ai bambini in fila per tutta la giornata. O ai tanti tifosi che fino a 48 ore prima del fischio d’inizio non sapevano neanche su quale mezzo viaggiare e se la trasferta sarebbe stata aperta. Non mi piace usare la parola “vergogna” in maniera ripetuta, è roba da “kondividisti”, ma davvero non me ne vengono altre in mente. Un sistema ignobile, infame e architettato con disarmante malafede. Quindi sì: vergogna!
Era giusto dedicare la prima parte del pezzo a ciò, perché altrimenti il resto avrebbe perso di significato. Perché il resto va comunque raccontato e anche con una certa enfasi. Se andassimo a ripercorrere la storia di questi due club potremmo leggere fasti gloriosi, in vere e proprie pagine indimenticabili del calcio italiano. Dai rispettivi stadi, il Mazza e il Menti, intrisi di gloria, ai giocatori che hanno transitato nelle due squadre, per finire con quella che resta una delle rivalità più longeve del Nord Italia.
Come detto la Spal viaggia sulle ali dell’entusiasmo. Neopromossa e seconda in classifica. Nonostante gli innumerevoli sgambetti tesi dagli organi succitati, in poco meno di 48 ore i tifosi biancazzurri hanno polverizzato 1.400 biglietti circa, con la possibilità del tutto “speciale” di acquistare ulteriori tagliandi al botteghino del Menti (perché nella Nazione dell’eterna emergenza, dei decreti d’urgenza e del terrorismo psicologico, persino comprare un biglietto allo stadio il giorno della partita diventa un qualcosa di speciale. Povera Italia!).
L’aria attorno allo stadio devo dire che è alquanto tesa. Sin dalla mattina, in molti girano con la sciarpa al collo, per rimarcare quel senso d’appartenenza che nella città del Palladio non è mai venuto meno e che oggi in tanti vogliono sfoggiare per dimostrare di non aver dimenticato gli estensi. Perché se la Spal vive un momento d’oro, la Vicenza del calcio non ha comunque abbandonato la sua squadra, ormai impantanata da anni nella mediocrità di campionati anonimi e senza mordente. Peraltro i berici hanno legato a Ferrara uno dei ricordi più importanti del “recente” passato: lo spareggio col Prato che permise ai veneti di rimanere in Serie C1 nella stagione 1989/1990.
Gli ingredienti per una bella sfida ci sono tutti e poco dopo le 13 il contingente ferrarese giunto in treno, viene trasportato allo stadio, mentre i restanti supporter ospiti arrivano con pullman e macchine private.
Ritiro il mio accredito e decido di entrare in tribuna venti minuti prima del fischio d’inizio. Il colpo d’occhio non è certo quello registrato nel derby contro il Verona, tuttavia la curva è piena e anche nel settore dei Distinti, il solito gruppetto staziona scambiandosi numerose offese con i vicini avversari. Il Lanerossi è reduce da una buona serie e questo ha ritirato su un ambiente che prima della vittoria sull’Hellas aveva visto aprirsi pericolosamente la voragine dei playout sotto i piedi.
Le squadre fanno il proprio ingresso in campo e a questo punto può iniziare anche la sfida del tifo. Per commentare sinteticamente le performance delle due curve, potrei dire che si aggiudicano un tempo per uno. Tuttavia mi piace contestualizzare. I primi 45′ di tifo spallino sono davvero di ottima fattura. Come detto in precedenza e anche in altri racconti dove ho avuto modo di commentare la Ovest, si vede chiaramente che gli ultras hanno fatto un grande lavoro per portare dalla loro anche il pubblico normale. I cori vengono eseguiti quasi tutti all’unisono, un paio tutti saltellando e dando davvero un bell’impatto visivo. Mentre le due sciarpate, sono la ciliegina sulla torta di una prima frazione che mostra tutto l’entusiasmo di una piazza calcisticamente rinata dopo anni di oblio.
Tuttavia se nei primi 45′ i ferraresi sono pressoché impeccabili, nella ripresa la prestazione cala nettamente d’intensità, complici alcune scaramucce con l’attiguo settore vicentino e la solita, inevitabile, mano degli ineffabili gestori dell’ordine pubblico. Ai “coristi” viene ordinato di scendere dalle balaustre, complicando e non poco la coordinazione del tifo. Chiaramente, ricordiamo sempre che le geniali menti di cui sopra, negli anni hanno interdetto strumenti fondamentali come tamburi e megafoni (motivando il tutto con la lotta alla violenza negli stadi. Probabilmente usando la stessa logica con cui hanno venduti i biglietti di una partita due giorni prima della stessa, perché non c’era la certezza di saper gestire qualche centinaio di persone. Ragionate sul fatto che molti di questi son gli stessi che dovrebbero opporsi o evitare eventuali attacchi terroristici). Questo pesa e non poco se si deve far cantare una massa di gente tendenzialmente non abituata ad andare in trasferta.
La Sud vicentina inizia con il freno a mano tirato per poi migliorare notevolmente nella ripresa. Il pubblico di Vicenza non si tira indietro e a più riprese accompagna la curva nei cori d’insulto verso i rivali ferraresi, mentre nella ripresa molto bella è l’esultanza al gol di Orlando. Una rete che rompe gli indugi della curva veneta, regalando quella spinta d’entusiasmo necessaria. Tante le torce e i fumogeni accesi, e molto bella la sciarpata eseguita a metà tempo. Ovviamente, a tener banco in questa sfida è anche il gioco delle amicizie. In Sud spiccano su tutte le pezze dei reggiani, un tempo amici degli spallini e ora nemici giurati. Anche questo vuol dire ultras in Italia. Così come l’aumento dei decibel al gol e il seguire in maniera spasmodica l’esito delle gare.
A tal merito è esemplificativo quanto avviene nell’ultimo dei 6′ di recupero concessi. Sugli sviluppi di un corner, l’ex Lazio Sergio Floccari trova il gol del pareggio, mandando letteralmente in visibilio i suoi tifosi. Dopo il pareggio in extremis a Cesena, arriva un altro segnale a conferma di una stagione sinora perfetta per la Spal. Mastica invece amaro il Vicenza che aveva ormai la partita in pugno. Tuttavia la Sud riconosce l’impegno dei suoi ragazzi e li chiama a raccolta per applaudirli, continuando a cantare e saltellare. Di contro è ovviamente festa grande sotto al settore ospiti, con i cori che si protraggono ben oltre il fischio finale.
All’uscita tutto fila liscio. Nessun morto, nessun ferito, nessun incidente e nessuna scaramuccia. Visto? Vicenza-Spal si può giocare. Gli Osservatori di Israele, Palestina, Serbia, Bulgaria, Russia e Polonia prendano esempio. Come dite? Là non esistono? Beh normale, là non si disputa Vicenza-Spal!
Testo di Simone Meloni.
Foto di Simone Meloni e Enrico Garutti.
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