Uno dei tanti tormentoni che gira in rete da tempo sostiene, senza peli sulla lingua, che Il Molise non esista. È un’estremizzazione burlesca, si capisce, ma neanche tanto lontana dalla conoscenza geografica di molti italiani. Al punto che i primi a scherzarci su sono i molisani stessi. In realtà la loro terra, come tutte le regioni italiane, pullula di storie e di storia da raccontare. Agnone non esula certo da questo discorso e allora vale la pena mettersi in marcia verso il piccolo centro della provincia di Isernia per questo ritorno dei quarti di finale della Coppa Italia, tra il Vastogirardi, ospite d’eccezione vista l’indisponibilità del proprio stadio, e il Cassino.

Il Di Tella, dove i gialloblu disputano regolarmente le proprie gare interne, non è infatti a norma per gli standard imposti dalla Lega Nazionale Dilettanti, organizzatrice della competizione. Per farmi un’idea, assieme a un altro ragazzo che ha deciso di accompagnarmi in questa giornata, decido di passare proprio per Vastogirardi. Esattamente 26 km prima di Agnone. Ufficialmente sono 722 le anime che popolano il borghetto, ufficiosamente molto meno se si tiene conto dei molti che vi hanno la residenza ma che, de facto, abitano lontano dal luogo natio. Sta di fatto che il campo sportivo è ovviamente minuto e con una tribunetta bassissima, che è anche divisa con ingresso per locali e ospiti.

Inutile dire che per il mio modo di intendere il calcio, la gara si sarebbe potuta tranquillamente disputare qui. Del resto da Cassino non era attesa un’invasione barbarica e lo spazio per tutti ci sarebbe stato eccome. Ma si sa, ormai è diventato quasi un vezzo quello di spostare le gare di calcio dalla propria sede naturale, così non resta altro che prendersi gli ultimi pizzichi del freddo e poi girare le spalle per proseguire direzione Agnone, salutando la piccola Rë Uàštë, come è chiamato il paese in dialetto, e i suoi 1.200 metri sul livello del mare.

La superstrada corre tra le montagne, alcune cime innevate armonizzano con una brezza tutt’altro che marina, pronta a seccarti all’aumentare dei nodi. Prima di entrare in Paese ci concediamo la gioia di un caseificio, proprio in mezzo alla montagna. Anche questo è Molise. E in fondo è un bel vivere e un bel vedere. Lontano anni luce dalla frenetica vita della mia città, e anche dalla logica dell’indifferenza che pervade i suoi abitanti.

Agnone è celebre per la produzione di campane. La Fonderia Pontificia Marinelli, per intenderci, è quella che ha realizzato le campane dell’Abbazia di Montecassino. Non un luogo qualunque. Per dare l’idea di come la cittadina dell’Alto Molise sia profondamente legata alla religione, è sufficiente sapere che nel territorio comunale ci sono ben sedici chiese, in virtù di 5.000 abitanti.

Calcisticamente la città si identifica nell’Olympia Agnone, da qualche anno regolarmente in Serie D. Lo stadio Comunale è stato il primo in Italia ad abbattere le barriere. E anche per questo merita comunque una visita.

Con l’avvicinarsi del fischio d’inizio le nuvole in cielo si fanno sempre più nere, preannunciando un temporale che ricoprirà la zona per l’intera durata del match. I cassinati non sono ancora arrivati quando la grandine copre copiosamente tutto l’impianto di gioco. I pochi presenti nella tribuna si asserragliano sotto la copertura, mentre il campo in sintetico mostra tutta la sua poca qualità diventando presto un pantano in diversi punti nevralgici. Buffo pensare che si utilizzi il sintetico anche per scongiurare queste situazioni e che, paradossalmente, se avesse cominciato a piovere un’ora prima, probabilmente non si sarebbe giocato.

Una manciata di minuti dal calcio d’avvio, fanno il loro ingresso i ragazzi della Laterale Sud. Sistemate tutte le pezze gli ultras cassinati cominciano a tifare, mentre la loro squadra trova quasi subito il vantaggio che, dopo il 3-0 dell’andata, chiude virtualmente il discorso qualificazione. Su fronte casalingo sono presenti solamente tifosi normali, quindi gli unici a rumoreggiare sono gli ospiti che mettono in mostra il loro consueto copione fatto di manate, bandiere al vento e una discreta intensità. Da segnalare la presenza degli storici gemellati di Venafro, con il classico stendardo raffigurante lo stemma araldico della città.

Prima del duplice fischio i laziali trovano anche il raddoppio e la ripresa sarà soltanto una semplice passerella in attesa della semifinale che, sicuramente, rappresenta una delle sfide più importanti per la Cassino calcistica degli ultimi anni. I biancoblu se la vedranno con il Mazara, altra compagine storica del calcio dilettantistico, che può inoltre contare su un seguito organizzato.

Ovviamente quando l’arbitro manda le due squadre negli spogliatoi, i rubinetti di Giove Pluvio si chiudono beffardamente. Ma nascondendomi sotto la casupola adibita a spogliatoi per le giovanili, avevo ovviato di mio al problema acquazzone. Pertanto, Giove Pluvio e l’influenza che mi segue senza acchiapparmi anche stavolta debbono arrendersi. Alla prossima, sperando che la primavera si sia ricordata di arrivare.

Simone Meloni.

Il campo del Vastogirardi