Al D’Angelo di Altamura si affrontano Altamura e Cavese, due tifoserie che per ragioni opposte offrono spunti interessanti agli amanti del mondo ultras. Da una parte i Cavesi, con una lunga tradizione alle spalle, dall’altra gli Altamurani, che dopo varie vicissitudini calcistiche che ne hanno attanagliato la storia, sono riusciti a dare continuità al proprio progetto ultras.

Facciamo una premessa importante per leggere e interpretare i numeri. Mai come quest’anno i campani hanno fortemente rischiato di non vedere ai nastri di partenza la propria squadra di calcio, pericolo scongiurato grazie all’impegno di una cordata di imprenditori che si è fatta carico dell’importante storia calcistica della Cavese, dando continuità alla sua epopea sportiva. La squadra, costruita con forte ritardo, è chiamata a raggiungere quanto prima la salvezza e pertanto difficilmente regalerà soddisfazioni alla piazza metalliana. Superfluo sottolineare come le presenze fuori dalle mura amiche siano condizionate dalla forte repressione che negli anni hanno prodotto numerose diffide.

Dal combinato disposto “scarsi stimoli sportivi e forte repressione” viene fuori il numero odierno: oltre 100 “aquilotti” ad Altamura. Ottimo numero, alla luce delle precedenti considerazioni. Il tifo è stato compatto e costante per tutti i 90 minuti, dando l’impressione, non che ce ne fosse bisogno, di una curva navigata, capace di superare a testa alta anche momenti difficili, come quello che per esempio stanno vivendo adesso. La vittoria finale premia la tenacia di una curva sempre in prima linea contro repressione e calcio moderno.

Capitolo Altamurani.
Le curve si costruiscono nel tempo, grazie anche alle vittorie e all’entusiasmo che ne deriva: si semina oggi per raccogliere domani. Dal 1996 l’Altamura calcio ha collezionato retrocessioni e fallimenti che hanno annullato quasi del tutto qualsiasi tentativo di ricambio generazionale, allontanando tifosi, simpatizzanti e occasionali. Negli ultimi anni, grazie a nuovi dirigenti, si è costruito un nuovo progetto sportivo che ha, in prima battuta, permesso di dare linfa al settore ultras e fatto riavvicinare, anche se solo in parte, alcuni vecchi tifosi che hanno riscoperto l’amore per i colori della propria città.

Lentamente si sta ricreando l’abitudine di tornare a tifare Altamura. Rispetto agli anni 90 il calcio è però cambiato e certi numeri sono utopia per grosse piazze, a maggior ragione per città come Altamura che, se esclusa una fugace apparizione in C2, non può neanche sfruttare il fattore blasone (4 apparizioni in serie C con due retrocessioni alle spalle).

Da queste considerazioni credo, forse anche perché di parte, che i quasi 2 mila spettatori presenti oggi (400 abbonamenti ai quali bisogna aggiungere i 1000 biglietti venduti, oltre ad un’importante quota di “portoghesi”) siano da considerare un buon numero. L’ingresso dell’undici murgiano è accompagnato da numerose bandiere e drappi a due aste. Il tifo, costante per i primi 45 minuti, registra un calo al 2-0 della Cavese. La rete del bomber Santaniello rianima il settore altamurano che proverà fino all’ultimo a spingere i propri beniamini alla vittoria. Nonostante la sconfitta la squadra, costruita per ottenere una tranquilla salvezza, raccoglie gli applausi dell’intero stadio.

Nel complesso due ottime tifoserie, che per motivi opposti sapranno ritagliarsi il loro spazio in un girone affascinante (la Cavese dovrà confermare il proprio potenziale, gli altamurani dovranno invece dare continuità agli ottimi risultati ottenuti nelle ultime stagioni).

Michele D’Urso.