Ci pensavo mentre il treno valicava a fatica il confine tra Lazio e Campania: ho voluto dare all’inizio di questa stagione una tonalità vintage. Una settimana prima Cava de’ Tirreni, dove mancavo da oltre dieci anni, questa domenica i tarantini in trasferta. Che non vedevo, per l’appunto, dalla trasferta con la Cavese del 2006. 

Sarà la levataccia per montare sul primo treno buono per Napoli o il meteo che almeno fino a Latina non annuncia davvero nulla di buono, ma questa mattina fatico persino a farmi passare i chilometri, non riuscendo – come di consueto – ad ingannare il tempo tra una lettura e un deja-vu tra le piane che precedono i Monti Lepini. 

Raggiunto il buon Emilio a Pompei il viaggio prosegue in macchina e ci porta, in un paio d’ore, a valicare due confini regionali (Campania/Basilicata e Basilicata/Puglia) vagando nello lo stupendo paesaggio arido e spigoloso che questa poco conosciuta zona del Sud Italia sa offrire.

È la prima volta in assoluto che vengo ad Altamura per seguire una partita. Sono curioso di vedere se quanto osservato in foto e video corrisponde alla realtà: la tifoseria locale sembra rinata e viaggia sulle ali dell’entusiasmo dopo la promozione in Serie D, ottenuta lo scorso anno negli spareggi contro il San Giorgio a Cremano. Ancora in un incrocio tra campani e pugliesi. Ancora mettendo in contrapposizione due regioni così particolari, uniche e ricche di storia e fascino a livello di seguito calcistico e curvaiolo. Probabilmente è una delle contrapposizioni regionali più forti in Italia. Difficilmente ho visto andare d’accordo campani e pugliesi, sebbene in alcuni aspetti si somiglino e – giudizio personale – in fatto di tifo comprendano forse le realtà più belle e variegate dell’intero Paese.

Quando manca un’ora e mezza al fischio d’inizio attorno allo stadio D’Angelo c’è un massiccio movimento di tifosi armati di birra, cibo e sciarpe. In questo ambiente riconosco l’odore del meridione applicato al calcio. Non saprei spiegarlo bene, è una sensazione. Un discorso forse pure un pochino diverso da quello aggregativo. Il calcio, in alcune zone ancora fortemente veraci dell’Italia (che ovviamente non si trovano solamente a Sud) dà ancora quell’input a compiere gesti naturali e semplici.

Sento i trenta gradi di questa domenica appiccicarsi prepotentemente alla mia pelle. E mi fa piacere.

Ho peregrinato molto negli ultimi anni. Per conoscere, farmi un’idea ed esplorare nuovi stadi e nuove tifoserie. Ho preso una decisione quest’anno: meno viaggi evitabili e più approfondimenti in realtà uniche nel loro genere. Ce ne sono ancora in Italia. Altamura-Taranto la voglio inserire in questo contesto.

Avvicinandoci all’entrata notiamo l’arrivo dei tarantini dalla parte opposta rispetto a dove ci troviamo. Loro non hanno bisogno di presentazione e francamente devo dire che ho sempre avuto un debole nei confronti degli jonici. Perché? Presto detto. Non posso non rispettare chi – pur avendo ingoiato la proverbiale merda per anni – c’è sempre stato e ha sempre condotto con coerenza le proprie battaglie. Non è mia intenzione produrmi in una sviolinata, sia chiaro, ma come detto sette giorni fa parlando dei cavesi, questa è una delle poche realtà che fa parte di quella cerchia degli “immortali”. Curve e tifoserie nelle cui vene scorrono i colori sociali e per seguirli, onorarli e difenderli non si sono mai fatti problemi di categoria o repressione. 

Taranto deve essere una città complicata. Ci sono stato due volte ma non posso di certo giudicarla con cognizione di causa. Per ciò che ho visto e per quello che leggo, ma anche per i racconti di chi ci vive e ci ha vissuto, non dev’esser facile crescere i propri figli là, dove i fumi chimici dell’Ilva rischiano di divorarti la vita giorno dopo giorno e dove i problemi endemici del nostro Sud affiorano pesantemente. Eppure io nella tifoseria rossoblu ci ho sempre visto quella voglia di riscatto: loro le maniche se le sono sempre rimboccate e per la comunità cittadina credo che la Nord debba rappresentare un grande punto fermo. Mi piace il fatto che siano ruvidi, mi piace il loro stadio alla Salinella, dove se arrivi alle 7 di mattina della domenica trovi un mercato chiassoso che sensibilmente ti ricorda che là era terra di Magnagrecia.

Ecco, per queste ragioni i tarantini non li devo presentare io. Semmai vanno sottolineate le scelte di quest’anno. Con quasi tutti i gruppi della Nord in contestazione nei confronti della società. Proteste che sono culminate con l’invito a non sottoscrivere abbonamenti e la diserzione in casa. Un colpo al cuore per uno stadio bello e storico come lo Iacovone. L’ennesimo urlo di Taranto che ormai da troppo tempo non riesce a fare pace con il pallone.

Se da una parte c’è una tifoseria incazzata, piena di rancore nei confronti di chi l’ha per l’ennesima volta sedotta e abbandonata, dall’altra parte c’è una comunità che sprizza entusiasmo da tutti i pori. E lo dimostra il lento riempimento del settore destinato ai supporter murgiani, oltre che i primi cori che si levano al cielo nella fase di riscaldamento.

C’è allegria e gioia di vivere questa partita, malgrado qualcuno ai cancelli provi ad innervosire l’ambiente con controlli forse troppo asfissianti e maniere non proprio ortodosse. In questi casi bisognerebbe sempre ricordarsi che una convivenza tranquilla tra tutte le componenti può soltanto evitare qualsiasi genere di problema. Ma questa folata di isterismo non riesce a penetrare sulle gradinate, perché ci sono tanti ragazzi con la maglia biancorossa, perché c’è chi ha sistemato i megafoni e chi ha finito di mettere gli striscioni, perché tutti si compattano e sventolano i propri vessilli. Perché fondamentalmente l’aria che si respira ad Altamura in questa domenica è di quelle che – una volta tanto – ti riconciliano con il calcio. 

Come detto: oggi si scontrano due realtà dagli umori e dalle situazioni calcistiche diametralmente opposte. E questo sarà il leitmotiv del pomeriggio intero.

Sapete qual è il più grande dubbio che mi attanaglia ogni volta che una tifoseria rinvigorisce e attraverso le foto sembra essere in ottima salute? Che dietro a quegli scatti si celi poca sostanza. Un po’ come accade con numerose curve teutoniche (un esempio a caso, sic!). È dunque questa la prima constatazione che voglio fare, sebbene si intuisca sin da subito che da queste parti ci sia anche parecchia sostanza.

Gli altamurani danno l’impressione di essere un bel mix generazionale. C’è di tutto: dal “vecchio” al ragazzino. E questo può soltanto essere un valore aggiunto. Tanto è vero che non deluderanno le attese.

Inizia la sfida. Il contrasto cromatico (rossoblu contro biancorossi) rimanda ad altre sfide storiche, dal campanilismo mai sopito, che la Puglia conosce bene. Ma a nessuno sembra interessare e le tifoserie si ignoreranno per tutta la partita. Del resto sarebbe stato stupido mettere in mezzo rivalità terze, che vedono il proprio sviluppi in altre sedi. E purtroppo anche in altre epoche. Ciò per fare un plauso all’intelligenza delle due curve.

Venendo al commento del tifo (chi mi conosce bene sa quanto ritenga noiosa questa parte) promuovo a pieni voti i biancorossi. Davvero belli: costanti, continui e soprattutto passionali. Per nulla artefatti. Le esultanze sono il termometro di quanto la gente tenga alla propria squadra ed infatti sono chiassose e scomposte. Inoltre devo dire che mi aspettavo pure meno gente a cantare, invece il blocco posto sopra gli striscioni si dimostra impeccabile. Si vede che dietro c’è un lavoro fatto bene, in grado di coinvolgere tutti e non far sentire solo i più “oltranzisti” parte del progetto. Inclusione e non esclusione: questo dovrebbe sempre essere il grido di battaglia delle tifoserie in quest’epoca grigia e poco interattiva.

Venendo ai tarantini, la loro prova è buona nel primo tempo: bello rivedere gli storici striscioni appesi e sentire il suono del tamburo ritmare i loro cori, oltre all’incessante sventolio dei bandieroni. Tanti i cori contro la dirigenza. Dirigenza che, peraltro, ha fatto di tutto per far sì che i tifosi rossoblu non potessero seguire la propria squadra. Ci ha pensato l’Altamura a risolvere i problemi: se nessun esponente del club jonico si è recato nelle Murge per prendere i tagliandi e distribuirli, il club di casa ha sistemato dei “botteghini” volanti all’ingresso della città. Facilitando il compito sia per i tifosi che per le forze dell’ordine.

In totale sono circa 300 gli ospiti e, come detto, a un bel primo tempo alternano una ripresa luci e ombre, che risente molto del campo, dove nei secondi 45′ matura la sconfitta per 2-1. A loro attenuante mi sento di dire che dopo una retrocessione mal digerita e con una società che ormai non è più riconosciuta da gran parte della città, pretendere entusiasmo generale è davvero impossibile.

Finisce così con il successo dell’Altamura e l’entusiasmo del pubblico che festeggia la seconda vittoria consecutiva. Su fronte rossoblu ci sono applausi per la strada e ancora cori contro i vertici societari, per l’occasione assenti allo stadio. 

La mia coincidenza con il treno a Napoli non ci consente di perdere molto tempo e poco dopo le 17 siamo già in macchina. Per la cronaca: il maltempo e un guasto sulla linea mi costringeranno a rincasare a notte inoltrata. Ma questo è un altro discorso.

Simone Meloni.