Dopo il comunicato del 21 settembre in cui la Curva Nord Ancona chiedeva chiarezza al cda della società, un comunicato che sembrava sì porre un ultimatum alla stessa dirigenza biancorossa, ma al contempo le concedeva tempo per questi chiarimenti. In questi giorni invece la bolla sembra scoppiata, la pazienza finita e lo si deduce dal tappeto di striscioni apparsi in vari punti tra i più nevralgici e simbolici della città Dorica. Tutti gli striscioni portavano chiaramente la firma “Curva Nord Ancona”, com’era indubbio che fosse visto che la stessa Nord s’era già palesemente pronunciata nel merito e da sempre è stata abituata a metterci la faccia in tutto quel che fa e/o che la vede coinvolta. Affissi anche alcuni manifesti ma sempre contenenti gli stessi slogan, senza altre spiegazioni più articolate di tale scelta, comunque facilmente deducibili dal summenzionato comunicato.
Come a Pisa dunque, anche ad Ancona fortissima è la tensione intorno alle vicende societarie. La cosa preoccupante, tanto a Pisa come ad Ancona, è che ad esporsi per cercare di muovere qualcosa in positivo sono sempre e soltanto i tifosi, mentre le istituzioni, sportive e politiche, non solo latitano, ma spesso sono addirittura conniventi con tali scempi dirigenziali nel senso che li hanno favoriti proprio con la loro mancata vigilanza, senza avventurarci nel complottismo sportivo, anche se non di rado nel passato si sono verificati casi in cui le stesse autorità hanno caldeggiato sodalizi imprenditoriali ben oltre il limite del criminale. Poi altrettanto spesso va a finire che quei tifosi che si espongono, vengono colpiti duramente dalla repressione, fra daspo e denunce, per aver manifestato senza autorizzazioni o per altre pretestuosità atte solo a tacitare una delle ultime voci critiche in questo sport e forse nell’intera nostra società.
Matteo Falcone.