Ci sono tante ragioni per andare a Cipro, la prima è la bellezza di quest’isola e il suo clima medio-orientale che rende possibile, ai primi di novembre, ancora di andare a fare un bagno al mare. Quello enogastronomico è un altro buon argomento, per non parlare della sua situazione geopolitica che ne fa un caso a parte nell’Unione Europea, con un paese diviso come ai tempi della guerra fredda. Ma, come al solito, le mie motivazione sono molto più “terra terra”, e tutto questo per colpa di una figura della mitologia greca.

Con il ritorno dell’Atalanta in Europa, tutti coloro che pensano prima alla curva che ai giocatori quando sentono nominare una squadra di calcio, volevano vedere gli ultras bergamaschi all’opera. Non avendo la possibilità di andare a Liverpool e Lione, e non essendo molto interessato a vedere i nerazzurri in “casa” a Reggio Emilia, ho deciso di recarmi sull’isola di Afrodite. Secondo la legenda, la figlia di Zeus sarebbe nata infatti al largo delle coste cipriote.

Cipro può dunque essere considerata come un’isola di passione e si nota anche quando parliamo di calcio. L’isola, che è il terzo paese più piccolo dell’Unione Europea, con 9.250 kilometri quadrati, conta una delle medie spettatori più alte in proporzione alla popolazione. Qua il calcio è molto più che una semplice passione e può anche indicare la fede politica di un tifoso.

Arrivo alcuni giorni prima della partita all’aeroporto di Larnaca, uno dei due punti d’entrata dell’isola. Nicosia è l’unica capitale dell’Unione Europea a non avere un aeroporto. Chiuso dal 1974, quando fu bombardato dai militari turchi, è diventato poi una base dei caschi blu dell’ONU. Fu quello un anno terribile per l’isola, che vide l’esercito turco invadere la parte settentrionale dopo il colpo di stato dell’esercito greco che voleva unificare Cipro alla Grecia. Dopo il conflitto armato, che fu breve ma violento, nella metà a nord dell’isola rimase posizionato l’esercito turco ed emerse uno Stato non riconosciuto dalla comunità internazionale: la Repubblica turca di Cipro del Nord. L’aeroporto fu dunque abbandonato e quello di Larnaca divenne la porta principale d’ingresso per gli stranieri.

Appena arrivato decido di andare a Limissio, Lemesos in greco, seconda città dell’isola in termine di popolazione, con centocinquantamila abitanti. Il suo centro storico, attorno al castello, è piccolo ma abbastanza affascinante, con la sua moschea costruita dopo l’invasione ottomana nel 16° secolo, le vie strettissime con la pietra gialla, il mercato coperto ed il vecchio porto con una struttura moderna attorno. Ci sono pochi turisti, ma parecchi russi e non è un caso se l’isola è stata spesso citata in polemiche sul riciclaggio di denaro proveniente dalla Russia e dall’Ucraina. Al netto di questioni di pertinenza della magistratura, il dato certo è che il 20% della popolazione di questa città viene dall’ex Unione Sovietica. Ci sono anche degli inglesi che si notano per il fatto di andare in giro con pantaloni “pinocchietto” e maglie della Premier League: per nostra fortuna sono uno dei pochissimi popoli a farlo e la moda internazionale può ringraziarli di non avere ispirato altri paesi. Gli inglesi a Cipro sono comunque un po’ come a casa, per diversi motivi, il primo è che hanno comprato l’isola dall’impero ottomano nel 1878, diventando così una colonia britannica, fino al 1960, quando i britannici decisero, a fronte delle rivendicazioni dei ciproti greci e delle tensioni con i ciprioti turchi di concedere l’indipendenza, ma a patto che in cambio fosse concesso di lasciare due immense basi militari che esistono tuttora. Una di queste, Akrotiri, è proprio accanto alla città di Limassol e si estende per la bellezza di 75 kilometri quadrati.

L’avversario dell’Atalanta, l’Apollon, è una delle tre società della grande città del sud dell’isola, la più giovane, sorta nel 1954 come polisportiva, com’è comune in questa parte d’Europa.

In città si notano diversi graffiti delle due tifoserie rivali, quella dell’AEL e dell’Apollon che si equivalgono in termini di numeri. Vantano tutte e due un bel palmares: tre scudetti e nove coppe per l’Apollon, l’AEL invece ha sei scudetti e sei coppe di Cipro nella sua bacheca. L’Aris invece non ha mai vinto niente e non ha una vera base di tifosi radicali, lo si nota su i muri della città, dove le scritte delle altre due fazioni dominano questa guerra simbolica.

Sia l’AEL che l’Apollon che l’Aris giocano nello stesso stadio, cosa davvero bellissima quanto rara. Per gli amanti degli impianti vecchio stampo, l’architetto di questa infrastruttura meriterebbe una statua: inaugurato nel 1975, lo stadio Tsiros ha solo due tribune che possono ospitare 13.331 spettatori. È uno degli stadi più importanti dell’isola, dove spesso gioca la squadra nazionale e doeve si son disputate diverse finali della coppa locale o della supercoppa.

Purtroppo, le severe norme dell’UEFA hanno impedito sia all’Atalanta che all’Apollon di ricevere i propri avversari europei sul loro campo. Peccato, perché di sicuro gli ultras dell’Atalanta avrebbero avuto a disposizione un settore ospiti molto più adatto al tifo, con una tettoia che crea effetto ribombo dei cori. L’unica cosa che non mi è piaciuta è la pista atletica che allontana gli spettatori dal campo. Lo stadio non ha curve e i tifosi più radicali dell’Apollon e dell’AEL si posizionano all’estremità della tribuna, mentre la gradinata accoglie i tifosi ospiti. Dietro una delle porte, lato nord, c’è una chiesa ortodossa che dà un’altra idea dell’importanza della religione su questa isola. Per chi non lo sapesse, il primo presidente dell’isola dopo l’indipendenza, Makarios, era un arcivescovo ortodosso.

Da Limassol mi reco in pullman nell’ultima capitale divisa d’Europa. La partita si disputerà a Nicosia, una distanza non proibitiva (ottantacinque chilometri separano Limassol e Nicosia), ma lo stadio GSP non sarà lo stesso catino che poteva essere il vecchio ed affascinante impianto di Limassol. Lo stadio dell’Associazione Pancipriota di Ginnastica è il più grande dell’isola con 22.859 posti. Edificato nel 1999 in mezzo ad una zona commerciale e vicino all’autostrada che collega Larnaca e Nicosia. È il tipico stadio moderno, distante da tutto, non c’è nemmeno un pullman che lo collega col centro di Nicosia che è a 8 kilometri. È la sede delle partite dell’Apoel e dell’Omonia Nicosia, ma anche della squadra nazionale. La sua tribuna è gigantesca, mentre le due curve e la gradinata son molto più piccole.

Arrivo un’ora prima della partita e devo dire che l’organizzazione dell’Apollon è ottima: già, questa volta ho l’accredito che mi dà l’opportunità di essere in campo e tutto avviene senza intoppi. I quasi 700 tifosi dell’Atalanta prendono posto nel settore ospite che è nella curva nord. Il “Gate 1”, il gruppo dei tifosi più oltranzisti, attivo dal 1996, si trova nei distinti. Parlare di ultras a Cipro non ha senso. Le tifoserie locali son greche nel modo di essere, un misto della passione degli ultras e certe volte fanno pure coreografie, ma alla fine son diverse: un modello che definirei balcanico. C’è anche una propensione alla violenza molto elevata, un tifo che non è veramente organizzato e dipende molto dall’andamento dell’incontro e dell’avversario del giorno, ma è comunque molto passionale. Oggi saranno in circa duecento attorno allo striscione.

I bergamaschi aspettano prima di tirare fuori lo striscione e devo dire che è un vero piacere vedere questo pezzo di stoffa di fronte al settore. I ragazzi decidono di non appenderlo ma di tenerlo a mano. Questo gesto, molto bello, ma anche sfiancante, fa vedere e capire l’attaccamento a questo “semplice pezzo di stoffa”. Soprattutto permette ai fotografi come me di vederlo, vista la bassissima recinzione del settore che lo avrebbe nascosto se lasciato appeso. Obbligato a rimanere a Bergamo, per colpa delle norme sulla violenza negli stadi del 2007 e della famigerata tessera del tifoso, tranne alcuni amichevoli fuori dell’Italia, oggi lo striscione con la scritta “Bergamo”, come dovrebbe essere norma per tutte le partita, ha il diritto di essere presente con i tifosi raggruppati dietro di esso. Si vede pure un megafono e un tamburo, strumenti del tutto legali e normali in un settore popolare, tranne in Italia. Ci sono una miriade di stendardi, sia della provincia (come quello di Arzago, di Treviglio o di Palosco) che di altri paesi della Lombardia (Crema) e persino dall’estero (dalla conosciuta Innsbruck in Austria, a Rebstein, un paesino sperduto della Svizzera) che testimonia quanto l’Atalanta sia tifata anche al di fuori della città. Mentre a due piccoli stendardi è affidato il compito di far capire la contrarietà della Bergamo Ultras all’articolo 9, e non mancano nemmeno pensieri per i diffidati, che non possono godere del momento storico della Dea. Tre bandieroni infine, che saranno sempre in movimento, vanno a completare il tifo ospite.

Quando le squadre entrano in campo, ognuno è ha il suo posto e sa qual è il suo dovere. Peccato che l’impianto sia semi-vuoto: nella gradinata in cui prende posto il “Gate 1”, vengono accese una quindicina di torce e l’effetto è molto bello, nel mentre vengono anche sventolati due bandieroni. Fra il pubblico locale si vedono diverse bandiere greche e altre più nazionaliste. La bandiera ufficiale di Cipro non c’è. I tifosi dell’Apollon son di tendenza destroidi e utilizzano i colori ellenici non per un mero fatto cromatico, ma proprio perché sostengono l’Enosis, cioè l’unione di Cipro alla Grecia. Il tifo del “Gate 1” sarà molto altalenante e molto asciutto: non mi ha fatto una grande impressione, ma si vede che c’è di certo del potenziale. In fondo è un tifo greco, che dipende molto del campo. Da segnalare anche alcune provocazioni verso gli atalantini, che risponderanno per le rime.

La tifoseria orobica, onestamente, non sarà autrice di una bella prestazione. È sempre delicato dire questo, perché è molto soggettivo, ma penso capiti a tutti un giorno storto e il tifo bergamasco oggi, mi pare effettivamente sottotono. Peccato perché il numero c’era, ma nei ranghi dei settecento tifosi non c’erano solo frequentatori della Nord e va inoltre detto che la partita in campo è stata seguita con molta attenzione pure dagli ultras. Capisco benissimo questo fatto, anche per l’eccezionalità della partecipazione bergamasca ad una coppa europea, ma rimane un peccato. Malgrado gli sforzi del lanciacori, che si dara molto da fare, aiutato anche da altri ragazzi, il settore non darà mai il suo massimo, mentre alcune torce contribuiranno a rendere migliore il suo impatto visivo.

Decido di cambiare posizione e noto che dalla tribuna si vede, alle spalle del settore ospite, una bandiere gigante: è quella della Repubblica Turca di Cipro del Nord. Lo stato, riconosciuto solamente della Turchia, ha riprodotto a fianco del monte Pentadactylos una bandiera di più di 200.000 metri quadrati. È la più grande bandiera del mondo, lunga 425 metri e alta 250 metri. In questa bandiera si riscontrano la mezzaluna e la stella, i simboli dell’Islam. Il fondo bianco, invece, ricorda la bandiera di Cipro. Per essere sicuri che si veda di note, hanno installato centinaia di luci attorno che fanno un effetto molto particolare e ricordano costantemente quanto ancora quest’isola sia divisa. Stasera la tensione, per fortuna, sarà solo sportiva.

Sul campo le due squadre si danno battaglia, con l’Atalanta che passa al 34’. Un secondo goal avrebbe liberato i tifosi ospiti, dando loro quella spinta e quell’entusiasmo che è sembrato mancato in precedenza. Questa tensione, sia in campo che sugli spalti, è stata sempre palpabile e finisce per preannunciare il pareggio dell’Apollon che giungerà a tempo scaduto. Due punti persi che alla fine non risulteranno fortunatamente decisivi, visto il brillante proseguo dell’Atalanta il cui cammino continentale, per il piacere di tutti, è arrivato fino ai sedicesimi di finale contro il blasonato Borussia Dortmund. Con molta più facilita di questo racconto il cui parto, per impegni lavorativi e di varia natura, è stato più difficoltoso e lungo della stesura di “Guerra e Pace” da parte di Lev Tolstoj.

Sebastien Louis
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