Al termine di un lungo fine settimana in terra di Puglia penso bene di concedermi un personalissimo hangover in Toscana, più precisamente ad Arezzo. Per il posticipo del lunedì contro il Cesena. Il sempre fedele treno mi accompagna per tutti i 630 chilometri che dividono Altamura dalla città che ha dato i natali, tra gli altri, a Francesco Petrarca. L’occasione è di quelle ghiotte: vedere all’opera una delle tifoserie sicuramente più originali e belle esteticamente, contro una delle curve storiche del nostro movimento. Fazioni divise da una rivalità di lunga data, cosa che non guasta mai. Per il match in oggetto sono stati venduti circa cinquemila tagliandi, di cui ottocento tra le fila romagnole. Numeri importanti, che ancora una volta sottolineano un certo riavvicinamento del pubblico nelle categorie inferiori, malgrado i molteplici fattori deterrenti a cui il tifoso si trova oggigiorno di fronte.

Con i tempi abbastanza stretti (il mio Frecciarossa giunge ad Arezzo alle 20, con la gara in programma alle 20:45) sono costretto ad allungare il passo per non perdere l’inizio della contesa. Volendo dare a Cesare ciò che è di Cesare, una volta tanto mi trovo a fare i complimenti a un ufficio stampa, in questo caso quello amaranto: il ritiro dell’accredito infatti avviene in maniera fulminea sia grazie alle indicazioni fornite sullo stesso via mail, sia per la felice intuizione di dedicare uno sportello apposito. Evitando la commistione con la normale biglietteria come avviene in determinati campi. Ciò mi permette di entrare in campo anche con un discreto anticipo, potendo così tirare il fiato e posare agevolmente il pesante zaino che porta a spalla dalla mattina. L’impianto aretino, nessuno me ne voglia, non è propriamente ciò che ogni fotografo possa sognare: le luci della tribuna centrale sono fortissime e di fatto fagocitano quella delle zone messe a fuoco, la curva di casa non permette scatti ravvicinati a causa della sua conformazione addossata al campo e il settore ospiti – pure esso fedele alla struttura inaugurata nel 1961 – risulta difficile da fotografare in toto. In più, come sempre, le stringenti regole della Serie C non danno molto spazio alla dinamicità, costringendo chi scatta a starsene fermo dietro una delle due porte. Ma sulla stupidità di certe regole ho davvero finito le parole, la cosa più triste è imbattersi nei soliti personaggi che pensano di avere chissà quale potere tra le mani, sentendosi giustificati ad intimidire chi è regolarmente accreditato a bordo campo.

Venendo a ciò che più ci interessa: quando entro sul tartan della pista d’atletica i cesenati stanno sistemando le proprie pezze. La prima a fare capolino è proprio quella delle WSB, mentre sul fronte opposto gli aretini sono già schierati con tutto il proprio materiale e stanno preparando qualcosa per l’inizio della partita. Le prime schermaglie tra le tifoserie salgono prepotenti, accendendo l’ambiente e inaugurando la serata. Mentre girovago ancora alla ricerca di un posto dove la luce non distrugga tutte le mie velleità fotografiche le squadre escono dal tunnel: la Sud amaranto si accende letteralmente con diverse torce che esaltano i bandieroni e con la loro luce illuminano lo striscione Uniti dallo stesso destino…siamo la luce del tuo cammino!. Tratto distintivo degli ultras toscani: la semplicità e la qualità nel fare le cose. Pirotecnica che zittisce qualsiasi critica e dà ancora una volta lustro allo stampo italiano, materiale sempre di ottima fattura e soprattutto realizzato a mano e un’attenzione ai particolari che in fondo è sempre stata il loro cavallo di battaglia. Lo scrivo spesso e ne sono sempre più convinto: che soddisfazione c’è nell’esporre uno striscione o una pezza stampata? Rappresenta proprio il contrario di quello che dovrebbe essere l’ultras in termini di originalità! Gli ultras amaranto, se ci fermiamo un attimo a riflettere, non fanno nulla di speciale. Ma lo fanno bene e con un’idea dietro. Pertanto, paradossalmente, loro rappresentano la normalità, chi invece si avvita sul font Ultras Liberi perde costantemente occasione per dare una sterzata di unicità al proprio settore.

Anche i cesenati salutano l’ingresso delle squadre con diverse torce, sventolando incessantemente i loro bandieroni. Tuttavia sarò sincero: nel primo tempo ho trovato la loro performance non proprio esaltante. A fronte di una buona presenza è infatti solo lo zoccolo duro centrale a cantare e anche con una certa flemma. Storia diversa nella ripresa quando, anche grazie ai due gol con cui i bianconeri sbancano Arezzo, il settore si accende mettendosi in mostra con un’ottima prova caratterizzata da manate, cori a rispondere e tenuti a lungo. Quando mi trovo di fronte alla Curva Mare ho sempre grandi aspettative, perché sono convinto che abbia una potenzialità davvero tra le più importanti d’Italia. La critica sul primo tempo nasce anche da questo. Mentre sempre impeccabile è la sciarpata finale su Romagna Mia, un vero e proprio cavallo di battaglia immortale dei romagnoli, a cui in questa occasione partecipa anche la squadra, portatasi sotto al settore per festeggiare il successo. Da segnalare, distaccati sulla mia destra, la presenza dei casual, impegnati a più riprese nel provocare gli avversari.

Su fronte aretino complessivamente buon tifo, con il picco di qualità e intensità che sicuramente riguarda il primo tempo. Va detto che la curva di casa è davvero immensa per quelli che sono abitualmente i numeri dei toscani e il fatto che oggi sia in gran parte piena non significa – come in quasi tutti gli stadi d’Italia – che a cantare siano tutti i presenti. Tuttavia il blocco sempre in movimento si attesta davvero su numeri buoni e fa il suo bell’effetto per tutto il match. Tantissimi battimani ben ritmati dal tamburo, che una volta tanto non è battuto “alla polacca”, cioè più per fare frastuono che per dar tempo al tifo, e una bella sciarpata finale quando ormai la vittoria cesenate va solo consegnata agli almanacchi.

Finisce, come detto, con i bianconeri a far festa e cantare ben oltre il triplice fischio ed i padroni di casa che prima di uscire dedicano gli ultimi cori ai dirimpettai. Una gara che di fatto ha regalato un bel confronto tra due curve radicate e storiche, che sicuramente nel prosieguo del campionato saranno in grado di calamitare l’attenzione di chi segue le sorti del tifo organizzato. Complessivamente – sebbene scalzata dalla D in termini di veracità e libertà d’azione – la Serie C si conferma ancora foriera di belle serata, potendo contare su numerose tifoserie che nei suoi meandri si sono rigenerate o hanno formato ex novo la propria base partecipativa.

La mia personale serata, invece, finisce con un memorabile passaggio Blablacar: due ore di attesa al casello di Arezzo e 220km/h fino a Roma. Un’ora e venti i tempi di percorrenza. Mai stato così felice di vedere – da vivo – Piazza del Popolo. Ma questi sono gli inconvenienti di chi al posto degli alcolici si ostina ad andare in hangover di partite!

Simone Meloni