L’indomani di Perugia – Spezia, decido di varcare il confine umbro per arrivare a sud delle Marche dove c’è l’interessante testa coda Ascoli – Benevento. I primi, in classifica stazionano due punti sopra dalla zona play out ed i campani, al quinto posto, che cercano disperatamente di arrivare ai play off dopo un campionato comunque più che discreto.

Arrivare al “Del Duca” è sempre un’emozione particolare, soprattutto quando si prende la via che porta allo stadio e già in lontananza si intravede la curva sud dello storico impianto. Si giunge così sul ponte e non si può che notare la lapide dedicata all’ultras ascolano Nazareno Filippini e da qui si arriva davanti la curva bianconera.

Dopo il terremoto di fine ottobre, che ha reso inagibile la curva Sud, non ero più stato ad Ascoli, quindi è la mia prima volta con l’impalcatura in ferro. Devo essere sincero, non sono un’amante di stadi dentro gli stadi e seppur la nuova curva sia vicina al campo, non riesce ad entusiasmarmi. Per me gli impianti – non mi stancherò mai di ripeterlo – devono ricalcare quelli storici, trasudanti di passione, dove si sono consumati gioie e dolori, dove si è riso e si è pianto e per di più, come in questo caso, dove sono passati personaggi indimenticabili del calcio, come Costantino Rozzi. Sinceramente spero che non rovinino questo piccolo gioiello lasciando la curva in ferro, ma che recuperino la vecchia struttura: la tribuna scoperta che stanno costruendo, per ora molto lentamente, dovrebbe fortunatamente essere tale e quale alla precedente, stando alle voci di corridoio.

Prendo posto sugli spalti ed in campo vedo degli sbandieratori con 4 raccattapalle che sorreggono uno striscione con i nomi dei paesi colpiti e distrutti dal terremoto di agosto 2016, che ancora una volta esortano e sensibilizzano sui gravi problemi di chi combatte per la ricostruzione. Subito dopo, con l’uscita degli sbandieratori, entrano le squadre in campo e la curva Rozzi si esibisce in una bellissima e fitta sciarpata a tutta curva, mentre nel settore dei sanniti, quantificabili in poco più di un duecento, si sventolano delle bandiere, seppur manchi ancora qualche gruppo all’appello.

Nel primo tempo gli ascolani partono subito forte, galvanizzati dall’espulsione del difensore giallorosso Lopez dopo appena cinque minuti. Molti sono i battimani ad accompagnare i cori, ma non mancheranno nemmeno i treni e le mani alzate. Dopo una ventina di minuti esporranno uno striscione dedicato al Grande Torino, a distanza di sessantotto anni dalla scomparsa: “4-5-1949 INVINCIBILI!!!”. Per il resto tifo quasi sempre continuo con pochissime pause fatte e con l’intensità che, in qualche occasione, ha raggiunto buoni livelli.

Gli ospiti si posizionano a centro curva, appendendo i loro stendardi, nonostante una parte di essi arrivi dopo quasi una decina di minuti dal fischio iniziale. Il tifo in questa prima frazione è discreto e continuo, con numerosi battimani e con lo sventolio continuo di bandiere e bandierine. Sono molto costanti nell’incitare gli undici in campo, soprattutto dopo il gol del vantaggio segnato da bomber Ceravolo che fa aumentare l’intensità corale per tutta la durata della prima frazione.

Nel secondo tempo la spinta dei quasi 6 mila presenti cerca di farsi più pressante e soprattutto insistente, nonostante l’Ascoli stia sotto di un gol. Inciteranno la squadra con buoni battimani e non si perderanno d’animo, sostenendo il Picchio in maniera convincente soprattutto quando il Benevento rimarrà in 9 per l’espulsione di Chibsah, ad un minuto dal novantesimo.

Aiutati dalla doppia superiorità numerica, i bianconeri perverranno al pareggio grazie all’autogol di Eramo siglato al novantunesimo, che farà esplodere di gioia la curva marchigiana. Passando ai sanniti, in questa seconda parte di gara, pur partendo bene, più avanti caleranno e si noterà qualche pausa. Comunque si daranno da fare effettuando dei battimani e continuando a sventolare bandiere. Ridotti in 9 uomini per la seconda espulsione di un loro giocatore, arrivata all’ottantanovesimo, poco più tardi subiranno il pareggio dei locali, ma nonostante ciò applaudiranno la squadra a fine partita, che a loro volta ricambierà l’applauso. Dalla parte dei padroni di casa la scena si ripete e ci sono applausi per i giocatori, anche se per la salvezza diretta ci sarà d’attendere le ultime due giornate.

Marco Gasparri.