Una Dea in crescita di gioco e risultati ospita la Vecchia Signora che arriva a Bergamo a punteggio pieno. Sulla carta il match sembra favorire i bianconeri, anche considerato che i padroni di casa sono reduci dal giovedì di Coppa che, in quel di Lione, ha richiesto notevoli energie fisiche e mentali. Anche per questo mister Gasperini opera un robusto turn over e fa partire titolari forze fresche come Kurtic e Cornelius.

Al Comunale è ovviamente atteso il pubblico delle grandi occasioni ed infatti si conteranno poco meno di 20.000 presenze, di cui 5.833 paganti oltre la quota abbonati.

Gremito ma affatto sold out il settore riservato ai tifosi juventini, che colorano la vetrata con gli striscioni o i drappi di Tradizione, Antichi Valori, NcS e NAB, mentre sulla transenna alta sono collocati “Nucleo” e gli stendardi dei Viking. Annunciata sui social, viene confermata l’assenza dei Drughi, deduco – ma non ne sono certo – proprio a causa di scazzi con i “bianconeri di Milano”.

Intorno allo stadio il clima è tutto sommato tranquillo e decido di entrare presto, convinto che il corposo spiegamento di Fdo saprà dissuadere i bollenti spiriti. C’è quindi tempo per una tappa in sala stampa e vedere la Roma corsara a Milano, mentre tutt’intorno il plotone di giornalisti di un noto quotidiano sportivo torinese commenta con un certo grado di compiacimento la rimonta del Verona contro i cugini granata. Non possono immaginare, certo, che chi di rimonta ferisce di rimonta perisce…

Sugli spalti, eccettuati fugaci cori all’inizio del riscaldamento in campo delle due formazioni, le ostilità canore si aprono a pochissimi minuti dal fischio d’inizio, stabilito per le 20.45. È la Nord che accende la miccia con un “vaffa” in grande stile, rintuzzato dalla replica dei dirimpettai.

Le due fazioni non offrono nulla di particolare sotto il profilo coreografico, strette ancora da una normativa “antiviolenza” che ha introdotto un po’ di tolleranza ma che considera sempre un crimine l’accensione di torce e fumogeni. Il deficit visivo è ampiamente compensato dall’impegno vocale, di buonissimo livello sia su sponda juventina che su quella nero-azzurra: i primi si fanno apprezzare per il coro “Juve alè, tifo per te” sorretto per quasi 10 minuti, i secondi con un mix di incitamento e sfottò che coinvolge costantemente un buon 70% della Curva Pisani.

Il match comincia in modo equilibrato, anche se sono i bianconeri (che oggi giocano in total yellow) a tenere più alto il baricentro e costringono la difesa avversaria al massimo dell’attenzione per non offrire il minimo varco a gente come Dybala e Higuain, che sarebbe letale.

Non è nemmeno scoccato il quarto d’ora che la bombonera orobica attacca con il cavallo di battaglia di questa stagione: manca ancora un pizzico di partecipazione nella prima parte cantata del Despacito, ma quando la muraglia umana salta durante il ritornello, lo spettacolo è veramente notevole.

Higuain si mangia un goal solo davanti alla porta ma la truppa sabauda non dà segni di cedimento sul piano vocale e viene premiata al 21° quando Bernardeschi approfitta di una respinta corta di Berisha ed insacca in tap-in. Passano tre minuti ed arriva il raddoppio per opera del barbudo argentino, ben servito dallo stesso Bernardeschi.

Il colpo è duro da incassare ed il rischio del ko definitivo è evidente. Lo capisce la Nord quando si rilancia con un “Forza Atalanta Vinci per Noi” al massimo dei decibel: forse non basterà a cambiare il risultato ma fa capire ai propri beniamini che non sono soli.

Lentamente l’undici di Gasperini prova ad imbastire qualche manovra offensiva ed alla prima situazione seria trova la rete che accorcia le distanze e riaccende le speranze. Siamo intorno alla mezz’ora quando Gomez, fino a quel momento piuttosto evanescente, si procura una punizione dai venti metri e calcia un bolide insidioso: Buffon non trattiene e consente a Caldara, promesso sposo juventino, di insaccare.

Il mister orobico è bravo, a questo punto, nel cambiare in corsa l’assetto della squadra: la sostituzione di Cornelius per Ilicic porterà non poco scompiglio nella maginot bianconera. Kurtic manca una buona occasione ma più che deludere il Comunale lo infiamma ancora di più. Il tifo ospite, guidato dalla zona occupata dai vichinghi, scende inevitabilmente di qualche tacca ma al 38°, dopo avere chiamato “tutta la curva” alla partecipazione, si alza forte un “Odio Liverpool” seguito da un applauso prolungato.

Si arriva al riposo senza altre emozioni e si riprende all’insegna di un confronto a viso aperto, divertente e gradevole.

Ai sostenitori ospiti l’intervallo non ha giovato: il loro tifo stenta a riprendere quota, nonostante l’attivismo dei lanciacori.

Sull’altro fronte il “Conquista la vittoria” bergamasco si protrae per vari minuti, interrotto solo dagli sfottò rivolti ai dirimpettai. Petagna al 55° prende il posto di Kurtic appena prima della terza marcatura ospite, messa a segno da Mandzukic. Ad esultanza abbondantemente esaurita, mentre i più (compreso chi scrive) pensavano che il risultato fosse ormai in archivio, arriva quel colpo di scena che non immagini: l’arbitro Antonio Damato di Barletta, dopo essere ricorso alla VAR, annulla la rete.

Giusta o non giusta la decisione del direttore di gara, ai bergamaschi non pare vero di poter sbeffeggiare proprio quegli avversari che nell’immaginario comune sono soliti ricevere i favori delle giacchette nere. Poco ci manca, quindi, che nel clima di euforia il “Chi non salta è bianconero” coinvolga steward e tribuna stampa. Quel che è certo è che il clima di assedio pungola i sostenitori ospiti che proprio nei cori offensivi trovano nuova linfa.

La Nord inneggia al Papu ed il capitano risponde a stretto giro: gioco di gambe sul vertice sinistro dell’area, cross a centro area ed inserimento perfetto di Cristante che di testa insacca il pari. Sognare a questo punto è più che mai lecito ed il “Vinci per noi magica Atalanta” proposto dalla Nord, contagia velocemente gli altri settori dello stadio; non manca la reazione bianconera con un “Fino alla fine forza Juventus” di buon livello.

È orgogliosa anche la reazione degli uomini di Allegri, che provano a tessere nuove trame di gioco, anche approfittando di un leggero calo atletico dei padroni di casa. Che l’adrenalina possa avere la meglio sull’acido lattico lo dimostra Gomez che alla mezz’ora si inventa un coast-to-coast da spellarsi le mani.

Tutti, a questo punto, hanno speso molto, compresa la Nord che per qualche minuto torna ad una situazione di normalità. Si arriva così all’81°: Dybala calcia una posizione dal limite al cospetto di una lunga barriera, il pallone è deviato tra petto e spalla da Petagna e per l’arbitro è rigore. Né le proteste dei bergamaschi né la VAR convincono Damato a cambiare decisione. Potrete immaginare da soli, dopo il lungo tira e molla ed il fiato sospeso, quale può essere stato il boato del Brumana quando la manona di Berisha intercetta il tiro che lo stesso Dybala ha fatto partire dal dischetto.

Nessuno rinuncia a spingere fino alla fine ma negli ultimi minuti appare evidente che, sia in campo che sugli spalti, la spia della riserva si è accesa. La Juve reclama un altro penalty per fallo su Higuain ma si prosegue per altri 6 minuti di recupero.

Il risultato non cambierà fino al triplice fischio finale: testa china dei bianconeri per il primo passo falso in campionato (con Allegri che si infila negli spogliatoi come un razzo) e gran festa dei bergamaschi, molti dei quali si attardano in Nord per un altro quarto d’ora a cantare e saltare.

Lele Viganò.