Nell’ultima partita casalinga della stagione, l’Atalanta di mister Gasperini riceve un Milan reduce dalla batosta di Coppa Italia, con il poker rifilatogli dalla Juve nella finale di Roma appena quattro giorni prima.
Chi pensava o sperava di vedere i rossoneri mentalmente e fisicamente KO, tuttavia verrà smentito dalla prestazione del campo e, volendo vedere, anche degli spalti. La partita del resto è decisiva ai fini della qualificazione in Europa League sia per gli orobici e sia per l’undici di Gattuso, che in caso di sconfitta si vedrebbe superato in classifica dagli stessi nero-azzurri.
Si gioca alle ore 18.00 e si annuncia il pubblico delle grandi occasioni al Comunale. Ci arrivo con due ore abbondanti di anticipo, abitudine ormai retaggio di un vecchio modo di vivere la partita per assistere all’arrivo degli ospiti, con tutti gli annessi e connessi. A Bergamo, come altrove, i tempi sono profondamente cambiati e finisce così che l’unico fuori programma si esaurisce nella caduta a terra di un sostenitore ospite mentre il bus su cui viaggia entra nel parcheggio sotto la Sud. Per sua fortuna il conducente della navetta successiva rispetta la distanza di sicurezza e tutto finisce lì.
Il contingente meneghino si distingue per la dominanza del nero, colore dei giubbini, delle magliette ed anche dei tatuaggi bene in vista: sembra quasi una divisa d’ordinanza, con un vago richiamo stilistico alle turbolente tifoserie balcaniche e, più in generale, dell’Est europeo. Una volta compattati al centro del settore ospite, tuttavia, l’abituale ed abbondante presenza di bandiere a due aste riequilibra il divario cromatico e regala un buon colpo d’occhio.
Per quanto i miei trascorsi biografici mi portino ad essere critico sul nuovo corso, che poi tanto nuovo non è più, della curva sud, sul loro tifo odierno faccio sinceramente fatica a trovare dei difetti, se non forse per un leggero calo sul finire di partita. Non ho assistito ad Atalanta-Roma ed Atalanta-Sampdoria e non posso giudicare giallorossi e blucerchiati, fatta questa premessa sul mio personalissimo cartellino, per dirla alla Rino Tommasi, i rossoneri visti oggi si guadagnano nettamente il titolo di migliore tifoseria ospite vista a Bergamo in questa stagione.
Sostegno vocale ben coordinato da 4/5 lanciacori (due dei quali attrezzati di megafono) posizionati a qualche metro distanza, tamburi presenti senza essere invadenti, cori a buon livello di decibel, frequente ricorso a battimani. Si segnala anche un manipolo bresciano, posizionato sulla sinistra del gruppo: per quanto limitata a poche unità, la loro presenza non sfugge agli orobici ed infatti il primo coro della Nord è il celeberrimo anti-Brescia sulle note della “Canzone di Simone”.
Ottima la performance coreografica delle due curve orobiche che celebrano in questo modo una stagione memorabile e, contemporaneamente, sognano il ripetersi dell’avventura europea nel 2018-19. I Forever hanno distribuito dei grossi cartoncini con il loro simbolo che, alzati, colorano l’intera Morosini.
La Nord regala una coreografia in due tempi: prima la curva si colora in quattro spicchi neri ed azzurri, poi i cartoncini vengono girati creando lo sfondo ideale per dare risalto al bandierone che scende a centro curva con l’immagine di un Gasperini festante. Il mister, costretto in tribuna per una squalifica, compare gongolante sul tabellone luminoso, quanto al “RESTA CON NOI” che completa la coreografia sarà il tempo a dirlo…
Nemmeno il tempo del calcio d’inizio che Giove pluvio scatena un temporale coi fiocchi, rovesciando autentiche secchiate d’acqua sugli occupanti delle curve, più o meno attrezzati alla bisogna. Il tifo vocale, su entrambi i fronti, risente poco delle avversità meteorologiche e si assiste a cose interessanti anche in campo, con una partita vivace nonostante il campo scivoloso. Tra un “Sun semper chi” di marca rossonera ed un “…viaggiare per l’Italia seguendo te… senza permessi e senza tessere” di sponda orobica si arriva alla mezz’ora e la pioggia si fa persino più intensa: ci bada poco Gattuso che continua a seguire il match dall’area tecnica ed è ormai ridotto ad una spugna.
Le condizioni ostili hanno un duplice effetto sul pubblico di entrambe le fazioni: una parte cerca riparo sotto le tribune, mentre chi decide di restare sui gradoni moltiplica gli sforzi. Il tempo si chiude con un Milan che guadagna campo ed i propri sostenitori ancora impegnati in un coro in stile sudamericano (“Siam la curva sud Milano…”) che si protrae da un buon quarto d’ora.
Le ostilità riprendono con Montolivo in campo ed un k-way sulle spalle zuppe di Ringhio. Parte meglio l’Atalanta, che si guadagna qualche buona occasione e prova a sfondare inserendo Ilicic al posto di un Barrow oggi piuttosto evanescente. Il Despacito dei padroni di casa che si alza intorno al 10°, grazie anche al coinvolgimento di ampi settori dello stadio, riesce a tratti a silenziare l’incitamento dei sostenitori ospiti che, da par loro, hanno ricominciato con la stessa verve del primo tempo.
Passano pochi minuti ed il risultato si sblocca: Kessie, con un preciso tiro da fuori area, indovina l’angolo lontano e Berisha non ci arriva. Se il calciatore non esulta in rispetto alla passata militanza nero-azzurra, ben diversa è la reazione del settore ospite, che esplode come una molla carica.
Nemmeno il tempo di organizzare la controffensiva che sulla testa dei bergamaschi cade una seconda tegola: Toloi contesta platealmente una decisione arbitrale rimediando un secondo cartellino giallo che lo porta negli spogliatoi con venticinque minuti di anticipo. I milanisti si cimentano nell’ormai famoso “Ohh AC Milan” (con contorno di torce a terra e battimani) mentre la Nord attacca con il “Forza Atalanta Vinci per Noi” che sortisce quasi il goal del pari.
È la fase migliore della partita. I padroni di casa serrano i ranghi e, sorretti dal tifo stereofonico di Curva Pisani e curva Morosini, provano generosamente a recuperare il match, nonostante siano sotto di un uomo; i sostenitori ospiti con il loro “Rossoneri siamo noi” in stile marines regalano un flash-back che riporta esattamente a trent’anni fa, con la sola variante della mancata irruzione dei Brasati sull’ultima strofa… Comunque sia lunga vita a Pippo Baudo e alla Carrà…
A un quarto d’ora dalla fine si ristabilisce la parità numerica a causa dell’espulsione di Montolivo per un fallo a centrocampo. La posta in palio è importante e, un po’ come successo nella partita con il Dortmund a Reggio Emilia, la tensione del risultato fa tremare un po’ le corde vocali dei tifosi orobici, o almeno di una parte di essi. Il loro sostegno ne risente ma, complice il calo anche dei dirimpettai la partita del tifo resta equilibrata. Credo che seguaci del Diavolo segnino il passo più per stanchezza che per presunzione, non sfugge tuttavia il fatto che proprio sul finale, dalla transenna dietro lo striscione “Curva Sud” si staccano una decina di persone e si portano in prossimità della vetrata, quasi ad impedire che venga presa d’assalto dal “tifosotto” qualunque in cerca di cimeli.
Passano i minuti e l’ammonizione per simulazione di Ilicic all’87° sembra quasi dichiarare la resa anticipata dell’Atalanta. Ma quando non ci arrivano i “best player”, tocca ai gregari sistemare le cose, ma direi anzi agli umili, per ricordare così il Maestro Ermanno Olmi, cantore di un pezzo di storia bergamasca, morto pochi giorni prima. Ed infatti, nel pieno dei cinque minuti di recupero concessi, c’è un calciatore lontano dallo stereotipo del “bel fusto” che a testa bassa, nonostante 92 minuti già nelle gambe, percorre il campo da parte a parte e, lui che per mestiere deve evitare che l’avversario faccia goal, si fa trovare pronto a centro area per incornare su cross perfetto di Ilic. La rete di Masiello, sulla quale pesa l’incertezza di Donnarumma, fa saltare in aria il Comunale e vale come un’ipoteca sulla prossima Europa League.
Il triplice fischio arriva in un amen, poi le due squadre salutano le rispettive tifoserie. Fugace il commiato dei rossoneri: alcuni giocatori si portano alla vetrata e regalano la loro maglia ai “capi” che lì si sono arrampicati. Rientra invece con le pive nel sacco e la maglia ancora in mano lo stesso Donnarumma, al quale è stato fatto capire che il gesto non era gradito.
Clima opposto in casa atalantina: la squadra saluta il pubblico correndo sotto le due curve e, infine, schierandosi di fronte alla Nord per cantare insieme “Bergamo-Bergamo”. Saluto speciale per Mattia Caldara, all’ultima partita al Comunale visto che l’anno prossimo vestirà la maglia della Juventus.
Ed ora tutti con la testa all’ultima partita di campionato, perché anche se il grosso è stato fatto, la certezza matematica dell’Europa manca ancora…
Lele Viganò