Era ormai da qualche mese che gli aficionados neroazzurri avevano segnato in rosso sulle proprie agende Atalanta-Udinese , da quando cioè fu reso noto il calendario dei lavori per demolire e ricostruire, tutto in un’estate, la Curva Nord del Comunale. Quello contro i Friulani è infatti l’ultimo match della stagione 2018-19 che viene disputato a Bergamo: le restanti partite casalinghe contro Genoa a Sassuolo saranno giocate a Reggio Emilia, proprio per lasciare campo libero alle ruspe e, rispettando un cronoprogramma strettissimo, essere pronti per l’inizio del prossimo campionato.

A mettere i bastoni tra le ruote la decisione di fare disputare il match di lunedì, e per giunta non alle 20.30 ma bensì alle 19.00. Obiettivamente proibitivo riuscire ad organizzare qualcosa di importante in un giorno di lavoro, tanto più che fra circa quindici giorni ci sarà la finale di Coppa Italia a Roma e per molti è già tempo di trattative con datori di lavoro, mogli e fidanzate.

Per queste ragioni un primo addio ai gradoni che negli anni hanno accolto centinaia di migliaia di appassionati e, soprattutto, sono stati la casa di almeno tre generazioni del movimento ultras orobico, è stato dato due giorni prima, con la curva aperta in un sabato sera primaverile, adornata con gli striscioni di gruppi che hanno fatto storia, e in alcuni casi vera e propria leggenda, in Italia ed in Europa.

La Nord ha chiamato all’appello per tributare il giusto saluto a quegli spalti che, sotto le più disparate condizioni meteo, sono stati il teatro di emozioni di ogni genere. Tra gioie e delusioni, feste e proteste, ribellione e repressione, unità e beghe intestine, il bilancio è indiscutibilmente positivo vista la marea di gente che si è ritrovata allo stadio senza nemmeno il pretesto della partita di pallone.

C’è un certo parallelismo nell’assistere al tramonto della vecchia curva proprio mentre il sole declina dietro le colline. La Nord è baciata da una luce spettacolare, diremmo struggente se fossimo dei romantici ma, fuor di retorica, il caldo riverbero degli ultimi raggi mi fa ricordare soprattutto la partita del 1990 contro la Dinamo Zagabria, una tra le tante pagine importanti della storia della squadra neroazzurra ma in particolar modo della propria tifoseria.

Come quella volta, anche stasera protagonista della serata è il grande bandierone, pronto ad accogliere le due formazioni alla discesa in campo. Difficile credere che “ol bandierù” , inaugurato 34 prima,  andrà in pensione, più probabile che con forbici, ago e filo qualche mano abile riuscirà ad adeguarlo alle dimensioni della futura curva, la cui capienza passerà dagli attuali 6.000 a circa 9.000 spettatori.

La collocazione oraria è oltremodo disagevole anche per i sostenitori ospiti, che arrivano alla spicciolata prevalentemente a bordo di furgoni ed automobili. A chiudere il pullman degli Ultras, con a bordo vecchie conoscenze che è sempre un piacere ritrovare, anche se per pochi minuti.

I tifosi bianconeri dispongono i loro drappi sulla balaustra e ad inizio partita puntano su bandiere bianche e nere per colorare il settore; poco dopo esporranno lo striscione “UDINE CON CLAUDIO” in solidarietà al Bocia. Anche nella vicina Curva Morosini c’è fermento, con i Forever che hanno organizzato una coreografia per salutare a modo loro il “vecchio Comunale”.

Il match è piacevole e vede l’ovvia supremazia degli uomini di Gasperini, che partono con il piede sull’acceleratore ma non sfondano. La Nord si cimenta a lungo nel nuovo coro che ha esordito nella semifinale di Coppa Italia e che, col passare dei minuti, si trasforma da “Atalanta alè” a “Tutti a Roma alè”. Intanto un pasticcio del portiere Gollini rischia di mandare a rete gli avversari e di fare esplodere i sostenitori friulani, autori di un tifo continuo ma che solo in poche occasioni riesce a emergere al cospetto di un Comunale che ha pochissimi cali di intensità.

Si va all’intervallo a reti bianche, nonostante alcune buone occasioni create dai Bergamaschi ed un’altra incursione ospite a ridosso del fischio di fine tempo.

L’undici orobico rientra in campo a passo di carica e si presenta con un attaccante aggiunto (Piccoli) ed un difensore in meno (Mancini). Riprende l’assalto alla porta difesa da Musso ma l’assenza di Ilicic e delle sue giocate istrioniche si sente eccome: passano i minuti e si fa concreta la sensazione che i padroni di casa possano restare al palo come quindici giorni prima contro l’Empoli. Non manca il sostegno della Nord, che già al 15° si cimenta nel “Forza Atalanta Vinci per noi” a ripetere, provando a dare quella spinta in più; anche gli ospiti non demordono e prima si fanno sentire bene almeno in un paio di occasioni, con i due classici “Udine-Udine” e “Alè Udine alè”, e poi propongono una movimentata sciarpata.

Poco ci manca, a circa un quarto d’ora dal termine, che i bianconeri trovino il goal del vantaggio: De Paul si libera bene da fuori area ma il pallone colpisce il palo a portiere ormai fuori dai giochi. L’Atalanta ha il merito di non demoralizzarsi, riprova a portarsi in avanti  e si guadagna un penalty al 35°, grazie ad un coast-to-coast del caparbio Masiello, atterrato appena dentro l’area. Dal dischetto è De Roon che realizza un rigore pesante, sia per la classifica e sia per il morale.

Svanito il timore di un pareggio che avrebbe compromesso la corsa verso la zona Champions, il sostegno della Pisani, e a tratti di altri settori dello stadio, ha prima un’impennata e poi si scatena quando cinque minuti dopo Pasalic mette al sicuro il risultato.

Il triplice fischio è praticamente un dettaglio: si chiude il match ma la festa in Curva Nord e per la Curva Nord continuerà ben oltre al novantesimo minuto…

Lele Viganò