Il giorno dopo la tempesta ad Avellino c’è il sole; ma tra squadra e ultras è sempre gelo. Il mancato saluto alla fine del match contro il Cittadella è sempre più pomo della discordia, oltre che completa applicazione della legge del contrappasso. In campo la redenzione e i tre punti, fuori una serie di malintesi e incomprensioni. E il finale, con la speranza che sia solo quello di una antipatica puntata, è noto a tutti.
Le posizioni – Il problema c’è, la soluzione si spera; se immediata ancora meglio. Perchè l’Avellino che ha vinto un campionato di Lega Pro, conquistato una Supercoppa di categoria, e che sta volando anche in serie B, è stato un mash up micidiale di tifo, squadra, società. Lontano da ogni retorica, parlano i numeri, i successi; e perché la canzone continui a tutto volume è necessario silenziare le polemiche. La curva avellinese non ha gradito l’atteggiamento della squadra ed è stata chiara: “Vogliamo le scuse“. Per ora non sono arrivate, anche perché la stessa posizione (espressa ad alta voce, ndr) di Massimo Rastelli a fine gara sembra(va) fin troppo netta.
Messa così, è muro contro muro, e la “falsa” quiete di queste ore apre a due ipotetici scenari. Il primo: si cerca di ragionare a mente fredda per non farsi vincere dall’istinto e dalla frenesia, e trovare un punto d’incontro. Il secondo: nessuno fa un passo indietro.
Il coro equivocato – Per ora, di scritto e concreto, resta il comunicato della Curva Sud, rimasta spiazzata dal comportamento della squadra dopo averla incitata senza sosta, a gran voce e per 95 minuti. A mettere benzina sul fuoco di quello che doveva essere un sabato di festa (e tale era diventato), è stato un coro forse recepito nella sua accezione sbagliata sul terreno di gioco. L’esortazione a “tirare fuori gli attributi“, utilizzata negli anni dal covo ultras irpino a mo’ di incitamento e non di critica, è arrivata “distorta” in campo. Forse anche perché postuma al siparietto poco carino di fine primo tempo tra Millesi e parte della Tribuna Terminio. Nervi tesi e scoperti, una serie di incomprensioni e la pentola è scoppiata.
Silenzio societario – In mezzo c’è la società. Dichiarazioni ufficiali non ce ne sono e, a quanto trapela, non ce ne saranno, almeno nelle prossime ore. È probabile, e l’indiscrezione è stata confermata da fonti vicine alla dirigenza, che il patron Taccone non voglia in questo momento intervenire nella vicenda per un motivo lapalissiano: è stretto tra due fuochi. Da una parte la squadra di cui è presidente, dall’altra una tifoseria della quale, da sempre, si sente parte integrante.
Ognuno con le sue ragioni, tutti per l’Avellino, con un unico comune denominatore: dare stura alla prosecuzione di una favola; marchiata da un incidente di percorso, d’accordo, ma che è ancora tutta da scrivere. Sperando, un giorno, di poterla raccontare con gli occhi dell’orgoglio e dell’emozione.
[Fonte: Ottopagine]