Fortunatamente, stavolta è stato scongiurato il rischio del divieto ti trasferta per i supporters irpini, che aveva preso quota a causa dei rapporti tesi con la tifoseria stabiese. Un derby sentitissimo, uno dei tanti in Campania, che però, a differenza, dei precedenti, non ha subito restrizioni.

Prima di raggiungere Castellamare, faccio un giro a Cava per capire il termometro del tifo in attesa del derby.  Clima teso, in quanto la Cavese in casa non riesce a far quadrato e punti, e, anche se stiamo ad inizio stagione, per il pubblico di casa si può già parlare di una partita di notevole importanza non solo per il derby, ma anche per la classifica. 

Avellino raggiunge Castellamare di Stabia, dopo aver rimediato due sconfitte interne consecutive.  Per cui anche per i lupi la partita è d’importanza notevole.

Raggiunta Castellamare dopo il mio passaggio a Cava, noto subito che lo stadio ribolle di tifosi. Ci sono circa 3.000 spettatori, di cui più di trecento giunti da Avellino. Bellissimo l’ambiente, carico da entrambe le fazioni.  

Al decimo la Cavese passa in vantaggio, e il settore diventa una bolgia. Bellissimi da vedere e sentire, i cavesi si lasciano andare una prova esemplare. Bello lo sventolio di bandiere e il colpo d’occhio colorato che offrono, con ripetuti battimani e cori secchi che rimbombano nella tribuna centrale. Al raddoppio si fanno sentire notevolmente, spingendo con cori che trascinano e invogliano l’intero settore.

Saranno 90 minuti intensi anche per gli ospiti. Posso osservarli, con grande attenzione. Il caldo picchia su di loro, ma hanno minuti di buona intensità. Una volta compattati sulle consuete pezze e striscioni, si cimentano in tutto il loro repertorio. Treni spettacolari e una buona sciarpata, incuranti della sconfitta continuano a cantare recitando un copione di assoluto livello.

Oggi ero sicuro di assistere ad una partita ultras di primo piano, e cosi è stato. 

Testo di Pier Paolo Sacco.
Foto di Pier Paolo Sacco e Davide Gallo.

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