Per la trentatreesima e penultima giornata del girone H di Serie D, si gioca al “Puttilli” di Barletta un interessantissimo match tra i biancorossi di casa ed il Fasano. Interessantissimo perché è gara da dentro o fuori, entrambe le compagini sono invischiate in piena zona playout e i punti in palio potrebbero cambiare destini e pesare doppio.

La situazione più critica è senza dubbio quella del Barletta, al quale nemmeno il pareggio servirebbe a niente; la parola d’ordine è vincere e poi sperare, da qui all’ultima giornata, nel più proficuo incastro di risultati in vista della coda di spareggi finali. Stessa cosa dicasi per il Fasano, reduce da ben cinque sconfitte di seguito che hanno visto maledettamente complicarsi una situazione di classifica che qualche mese addietro nemmeno i più pessimisti avrebbero pronosticato.

In questa partita elettrica dove è vietato sbagliare, al motto “Crediamoci tutti. Non molliamo. Uniti per la salvezza”, la società di casa ha cercato di incentivare il miglior ambiente sportivo rinunciando alla giornata “Pro Barletta” ed oltre all’ingresso agli abbonati, consentire l’accesso gratuito a tutti gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado.

Per quanto mi riguarda, parto presto alla volta della città della nota disfida del 1503 tra i tredici cavalieri di Ettore Fieramosca e altrettanti cavalieri francesi contrapposti per una pura questione di onore, resi famosi dal romanzo di Massimo D’Azeglio. Storia e tradizioni di cui grondano persino i muri dello stadio, vergati dai colori dei tifosi, così come il resto delle opere e dei monumenti cittadini fra i quali non mancano nemmeno riferimenti all’epoca sportiva, compreso il ricordo dell’immortale Pietro Mennea, campione olimpico e per diciassette lunghissimi anni primatista mondiale dei duecento metri (ancora oggi i suoi 19″72 battuti prima da Johnson e poi da Bolt, resistono come record europeo).

Proprio le celebrazioni del “Mennea day” nel 2022, hanno visto restituire lo stadio alla città dopo un lungo esilio della squadra e ampi rimaneggiamenti della struttura. Nonostante tutto, entrarvi dopo lungo tempo regala le stesse identiche emozioni di un tempo e il riaffiorare immancabile di vecchi ricordi, segno anche che l’intervento non è stato invasivo e ha saputo preservare l’atmosfera e la sua storia.

Da Fasano giunge un bel gruppo compatto che fa il suo ingresso esponendo uno striscione dedicato alla giovane barlettana Karol, scomparsa nei giorni precedenti la gara; striscione applaudito da tutto lo stadio e che trova il suo corrispettivo nella curva di casa e dieci minuti di silenzio in suo ricordo.

Un altro striscione degli ultras locali è quello che da qualche tempo ha preso di mira il massimo dirigente biancorosso. Si nota fra le loro fila anche la presenza dei fratelli di Salisburgo, mentre tutto l’impegno, tutta la passione, tutta la voglia di lottare e salvare la categoria sugli spalti, non hanno trovato pari risposta sul campo da gioco, dove invece sono gli ospiti a vincere 2-3, incamerando tre punti pesantissimi che, in vista dell’ultima interna contro la Paganese in zone tranquillissime, possono davvero valere mezza salvezza.

All’ovvia gioia e alla festa finale dei fasanesi, dopo una gara in cui hanno sfoderato il solito repertorio di cori, battimani e un po’ di pirotecnica, fa da contraltare l’ancor più aspra contestazione finale dei barlettani. Non sono bastati i 102 minuti odierni ma si spera possano bastare gli ultimi novanta minuti in quel di Angri, al cospetto dei grigiorossi non proprio inclini a far regali, ma chi vuole il futuro deve essere disposto a lottare.

Pier Paolo Sacco