Siamo alla ventiquattresima giornata del campionato di Serie A ed il Bologna ospita il Lecce alla presenza di quasi 25.000 spettatori con la squadra di casa sempre in lotta per un posto nelle coppe europee, mentre la squadra ospitante cerca punti vitali per allontanarsi dalla zona retrocessione.

Bella sciarpata iniziale al momento dell’entrata delle squadre in campo con tutti i vessilli rossoblu che colorano la Curva Costa, come ormai da prassi per ogni partita giocata in casa.

Nello stesso momento un lungo striscione nei pressi del centro della curva, a firma Mai Domi e Settore, ha inteso rafforzare il sentimento di amicizia nei confronti dei Nocerini. Striscione che però, a stretto giro, ha dato il la a una serie di comunicati dai quali si è dedotto e sottolineato che tale legame non riguarda nella sua interezza la tifoseria campana.

Tornando alla partita, il Bologna di Thiago Motta soffia ancora sul fuoco dell’entusiasmo visto anche il perentorio risultato finale di 4-0 che incentiva un sostegno sempre al massimo delle sue possibilità, con tanto di coro finale contro la Fiorentina, imminente avversaria nel recupero di San Valentino posticipato a causa dell’impegno della squadra viola nella chiacchierata Supercoppa in Arabia Saudita, criticata tanto per la sede scelta quanto per la nuova astrusa formula.

Ospiti presenti in circa 1.600 ma sono assenti gli ultras perché per questa gara era richiesta la tessera del tifoso nella sua metamorfosi attuale: sembrerà anacronistico ma in fondo gli ideali non hanno tempo ed è ammirevole che una tifoseria scelga la coerenza anche se cambiano le mode, cambiano i nomi di questi strumenti a metà tra il commerciale e il controllo sociale, cambiano gli approcci del resto del movimento ultras agli stessi. Tifo quasi assente salvo un paio di timide sciarpate durante la partita, qualche pezza di varie città sopraggiunte a sostegno dei giallorossi. Un vero peccato non aver potuto vedere gli ultras che a parte l’ovvio incremento numerico, avrebbero sicuramente apportato una corposa iniezione di passione, calore e colore. Senza gli ultras, come visto più o meno a Riad, restano poco più che semplici spettatori che questo calcio moderno sta sempre più asservendo al supino ruolo di clienti.

Luigi Bisio