Il girone C della Lega Pro offre, agli amanti del bel tifo, partite davvero affascinanti e cariche di passione.  Sono molte le ragioni che mi portano, questo sabatom a partire da Campobasso ed  assistere al big match della giornata tra il Foggia e la capolista Benevento. Ma la principale resta sempre quella di mettere piede in un campo, quello del Pino Zaccheria, che ha conosciuto il sudore di grandi campioni del calcio italiano. Ed è proprio la storia calcistica del Foggia a fare da contorno alla gara, infatti in questa giornata ricorrono i 50 anni da una storica vittoria dei satanelli, il 3 a 2 sull’Inter del “mago” Herrera, ovvero la squadra più forte del mondo di quegli anni. Anche in campo, prima dell’entrata dei giocatori, si omaggia tale ricorrenza con l’applauso caloroso di tutto lo stadio rivolto a tre ex giocatori che contribuirono alla costruzione di tale impresa.

E’ uno Zaccheria quasi pieno quello che si presenta ai miei occhi, con presenze leggermente ridimensionate dalla mia precedente visita, che risale al serale Foggia-Lecce. In quella circostanza c’era il tutto esaurito, adesso noto che ai margini della Sud e della Curva Nord “Franco Mancini” ci sono alcuni spazi vuoti. A suscitare maggiormente la mia attenzione è la Curva Nord che non espone tutte le proprie pezze, ma una sola di esse, al centro del settore. La pezza in questione reca la scritta: “Diffidati” e non è difficile capire il perché.  Sul derby contro il Barletta si è detto tanto, ma rimangono non poche ombre sulla vicenda che, come sempre, ha un esito unilaterale con diffide cadute a pioggia e nessun ulteriore accertamento dei fatti.  Avverto un clima diverso nella Nord, anche dalla scelta di non sostenere nei primi 10 minuti della partita, che intanto è cominciata senza troppe cerimonie. Dal settore non si sentirà partire un solo coro, ne si vedranno sventolare bandiere. Diversamente la Curva Sud fa sfoggio di tutte le pezze e dall’entrata dei giocatori sostiene e fa sentire la propria voce ad uno stadio che manca ancora della presenza degli ospiti.

I tifosi giallorossi fanno il loro ingresso nel settore a partita cominciata già da qualche minuto e di fatto danno il via al primo botta e risposta della partita. L’ingresso dei beneventani è ordinato, quadrato, compatto e neanche il tempo di srotolare velocemente bandieroni e pezze che i sanniti passano già in vantaggio. L’esultanza è frenetica e i giocatori del Benevento, che all’ingresso in campo cercavano invano con lo sguardo i propri sostenitori, adesso corrono festanti verso di loro. Giusto il tempo di ingoiare il boccone amaro che il tifo rossonero torna sul solito buon livello. La Nord riaccende i riflettori sul proprio settore, presentandosi alla partita con cori massicci e compatti e con tanti bandieroni sempre al cielo. Anche i beneventani offrono un bel tifo, con cori a rispondere davvero ben fatti e con un paio di bandieroni che danno colore al settore, ormai riempito con buone 400 presenze.  La partita in campo è vivace, cosi come sugli spalti, dove non si sprecano sfottò reciproci tra le opposte tifoserie. Sfottò e cori offensivi che troveranno comunque poco spazio durante l’arco della partita, che tutto sommato, vedrà per lo più cori a sostegno delle squadre.  Che il Foggia non ci stia a fare la parte della vittima sacrificale della capolista, è evidente. Infatti dopo vari affondi, accompagnati da boati smorzati, arriva l’azione del gol che fa esplodere lo Zaccheria e rimette la partita in equilibrio, 1 a 1 e il primo tempo può concludersi cosi.

Il secondo tempo vede una partenza in sordina sui gradoni, con le due tifoserie che impiegheranno qualche minuto prima di far risentire la propria voce.  Durante la ripresa  dalla Franco Mancini compare uno striscione con su scritto: ”Christian lotta da ultras”, in riferimento al giovanissimo ragazzo al quale è stata riscontrata una brutta malattia e per il quale da giorni in città si stanno raccogliendo contributi a sostegno della famiglia. I tifosi sanniti nel frattempo rimangono compatti e mettono su una bella sciarpata che coinvolgerà tutti. Sciarpata che verrà improvvisamente interrotta dal gol del nuovo vantaggio giallorosso, un boato forte e chiaro che fa da cornice alla nuova esultanza dei giocatori ospiti. Allo Zaccheria cala un silenzio impressionante, questa volta reagire sarà più dura e la voce per continuare a sostenere sembra mancare a molti. La partita continua a vivere di emozioni ed il tifo da entrambe le parti si riassesta sui soliti buoni livelli. Ma le lancette dei minuti scorrono inevitabilmente e più si avvicinano i minuti finali, più lo stadio si fa sentire in tutta la sua frenesia. Ogni calcio d’angolo, ogni rimessa laterale, ogni azione in contropiede rappresenta l’ultima occasione da una parte, e pura sofferenza dall’altra. Ma arrivano le battute finali e non c’è miglior modo per stringere  pugni di speranza  che un calcio di punizione quasi al 90’esimo, e a sperare sono i satanelli.  La punizione è centrale e si calcia sotto il settore della Nord dove è compresa anche la tifoseria beneventana. Un attimo di puro silenzio accompagna la breve rincorsa del giocatore, la palla prende una traiettoria perfetta che supera tutti e si insacca sotto il set alla sinistra del portiere mandando in delirio i tifosi rossoneri. Viene giù la curva Nord e crolla anche la Sud, per un’esultanza liberatoria che durerà sino alla fine della partita, ormai giunta agli sgoccioli.

Il fischio finale arriva puntale ed è inutile negare che suono del fischietto sia più armonioso per il Foggia che per i tifosi dello stregone che, comunque, senza rimpianti, salutano i propri beniamini con un sincero applauso. Lo stesso vale per i rossoneri che salutano prima la Curva Sud poi la Nord con i tifosi pugliesi  soddisfatti probabilmente anche per la grinta messa in campo fino all’ultimo. Fuori dallo stadio tutto fila liscio e rimango impressionato nel notare di quante macchine e furgoni è dotata la polizia italiana, praticamente sono ovunque, persino dietro e davanti alla mia macchina, lontana non pochi metri dall’impianto. “Porca miseria, a saperlo la lasciavo aperta”, mi viene da pensare, “o anche no” mi rispondo in fretta, e ammiccando un finto sorriso grato ai celerini che mi hanno fatto la guardia alla macchina riprendo la direzione Campobasso e lascio lo Zaccheria appagato, come sempre.

Andrea Vertolo