Una doverosa premessa: per quanto ci riguarda, ognuno è libero di pensare e fare ciò che vuole del nuovo stemma, perfino di tatuarselo sulla pelle (tuttavia, sappia che il problema non è farlo, ma piuttosto toglierlo un domani).

A conti fatti e vista la classifica, però, francamente ci domandiamo: ma questa era davvero una priorità per la società e per la tifoseria bresciana in generale, soprattutto in un momento storico in cui servirebbe tanto, se non tutto, tranne che nuove polemiche e proteste, oppure è solamente il meschino tentativo di spostare l’attenzione (tecnica ampiamente usata nell’era corioniana) dai veri problemi societari?

Certo è più facile cambiare lo stemma -soprattutto col beneplacito della stampa- piuttosto che creare un progetto duraturo, rinforzare la squadra, creare una mentalità vincente, rifondare la società, ricostruire il settore giovanile, guadagnarsi il rispetto di tutta la tifoseria, ristrutturare lo stadio, cacciare gli infami e i sobillatori dalle stanze del Brescia Calcio, ecc.

E perché no, riportare i tifosi allo stadio, visto che nell’era Cellino sono diminuiti drasticamente, e non certo per colpa nostra.

Detto questo, partiamo subito da un errore di fondo commesso -più o meno ingenuamente- dalla stampa bresciana, che ha posto un quesito tanto sconcertante quanto filo-societario: “Ti piace il nuovo stemma del Brescia Calcio?”, a dimostrazione della propria ambiguità, della propria abilità nel manipolare le persone con sofismi degni di nota, e della propria natura servile e accondiscendente.

È chiaro a molti, se non a tutti, che con una simile domanda (fra l’altro posta in maniera generica e su uno spazio “pubblico” piuttosto diversificato) i valori si sarebbero spostati da un livello storico/sportivo, in altre parole da ciò che conta davvero, a uno… grafico ed estetico (evviva l’arte, ma per una volta mettiamola da parte!).

Ci spiace che in molti ci siano cascati.

Le domande da fare ai tifosi del Brescia (preferibilmente reali, non certo virtuali), erano altre, ad esempio: 1) “Che cosa significa per te il nuovo stemma?”; 2) “Che cosa significa per te il vecchio stemma?”.

Alla prima domanda, con ogni probabilità quasi tutti (tranne gli ammiratori di Cellino e i nostri detrattori) avrebbero risposto: “Nulla!”, e alla seconda quasi tutti (tranne gli ammiratori di Cellino e i nostri detrattori) avrebbero risposto: “Tutto!”.

Inoltre, una cosa è l’opinione soggettiva e personale (per quanto rispettabile), un’altra la nostra storia, che andrebbe sempre e comunque valorizzata e difesa, non certo violata in una notte di luna piena.

Evidentemente, la gestione dispotica e fallimentare di Corioni & C. non ha insegnato nulla, specialmente alla stampa bresciana.

Oltretutto, bisogna ammetterlo, neppure Corioni si era mai spinto a tanto; addirittura aveva recuperato e rilanciato (naturalmente in seguito al suggerimento degli Ultras) la mitica “V”, proprio in segno di rispetto verso la tifoseria biancoblù.

Lasciamolo però riposare in pace, prima che qualcuno ci accusi anche di essere volubili, oltre che reazionari.

Così, anche oggi, a essere messi sotto accusa -paradossalmente- non sono coloro che hanno cancellato i pochi capisaldi rimasti, punti di riferimento da cui ripartire con orgoglio e consapevolezza, per intenderci; ma, piuttosto, a essere messo sul banco degli imputati ancora una volta è chi negli ultimi venti/trenta anni ha cercato di difendere la dignità, la storia, le tradizioni, i colori, e i valori legati alla nostra Maglia biancoblù.

Un patrimonio questo sociale -non solo economico!- appartenente a tutti i bresciani, che non si può certo “svendere” al primo imprenditore che passa, per quanto scaltro esso sia.

Ancora una volta ci si stupisce, ci si inalbera di fronte alla decisa, coerente e legittima presa di posizione di una parte della tifoseria (sia chiaro, non siamo gli unici a pensarla così), mentre non si spende una parola riguardo all’ennesimo, deleterio teatrino mediatico/societario consumato a scopo non certo benefico.

Non ci si meraviglia nemmeno di fronte alla maniera in cui questa farsa si è consumata.

In pratica, dalla sera alla mattina, e senza alcuna possibilità di replica.

È bastato uno striminzito comunicato (ripreso naturalmente con grande enfasi dalla stampa locale) per avvertire la tifoseria bresciana che il vecchio stemma non esisteva più, e con esso era sparito anche il simbolo della Leonessa.

E nel tentativo di sdoganare il nuovo marchio senza creare un vero e proprio dibattito, e -soprattutto- senza aprire una doverosa riflessione, le “analisi di mercato” sono state studiate, costruite e praticate immediatamente dopo la notizia, non certo prima.

In un calcio moderno sempre meno attraente e sempre più alienante, lontano dalla gente (e c’è ancora chi pensa che la rovina del calcio siano gli Ultras, in particolare gli Ultras Brescia 1911 Ex-Curva Nord, pazzesco!), dovrebbe sorprendere che ci sia ancora così tanta gente pronta a subire ogni genere di sopruso, non il contrario.

Fino a che punto siamo disposti ad arrivare in nome di una promessa, di una speranza, di una vittoria o di una categoria?

Davvero ci siamo già dimenticati tutti i passaggi che ci hanno portato a una retrocessione, a un discutibile ripescaggio e a un fallimento societario evitato per miracolo?

Eppure non è passato molto tempo.

In ogni caso basterebbe guardare cosa ci sta accadendo intorno per capire non solo gli scopi e gli obiettivi di certi… banditi, ma anche le nobili ragioni e i valori del mondo Ultras (che di certo non è quello raccontato dai giornalisti più meschini).

Cos’altro dire poi a chi -paradossalmente- ci attacca per una protesta (la nostra) sacrosante e legittima?

Chi glielo spiega ai nostri detrattori e a Cellino che per decenni ci siamo vantati (tutti, nessuno escluso) in Italia e in tutta Europa, di essere la Leonessa d’Italia, per poi scoprire che qualcuno lo faceva -evidentemente- per moda o costrizione?

Inoltre, a proposito di tatuaggi: quanti tifosi biancoblù hanno il corpo istoriato con la Leonessa d’Italia e lo mostrano sempre e comunque con  motivazione e orgoglio?

Crediamo tanti, di certo molti più di quelli che decideranno di farsi tatuare il nuovo, ingiustificato, insulso stemma, che a qualcuno potrà anche sembrare bello e coreografico, ma che comunque a oggi non ha alcun significato, ed è fonte di ulteriori divisioni e di legittime proteste.

Per ultimo: non confondiamo ad arte la storia -e il simbolo- del Comune con quella sportiva del Brescia Calcio; per quanto siano per noi entrambe importanti e accattivanti, tanto da viaggiare su due binari paralleli, non sono la stessa cosa.

Smettiamola perciò con questi tentativi di strumentalizzazione, anche perché non siamo tutti ignoranti e beoti come pensa la stampa sportiva locale (tuttora, per loro la nostra Maglia dovrebbe essere biancoazzurra, pensate un po’!).

Piaccia o meno, noi siamo la Leonessa d’Italia! Almeno questo lasciatecelo dire…

Ultras Brescia 1911 Ex-Curva Nord