Ieri sera, dopo due turni di Coppa Italia e uno di campionato ai quali abbiamo dovuto rinunciare grazie anche alla “sensibilità” della “nostra” società, siamo finalmente riusciti a incontrare i nostri “eroi” in un momento particolarmente delicato, sia per noi, sia per la squadra.

Una rappresentanza piuttosto folta e agguerrita del nostro gruppo, infatti, pur non potendo assistere direttamente all’allenamento giornaliero (rigorosamente a porte chiuse, sigh!), ha sostenuto i ragazzi a gran voce dall’esterno della tribuna.

Alla fine dell’allenamento li ha perfino incrociati all’uscita dello stadio, naturalmente sotto l’occhio vigile della DIGOS (che evidentemente non perde un colpo), e dopo averli abbracciati idealmente e applauditi fisicamente, li ha “volantinati” uno a uno per informarli dell’assurda situazione in cui si è venuto a trovare il nostro gruppo a causa -soprattutto- del famigerato codice etico, ma non solo.

Non sono mancate critiche nei confronti della società, che -per la cronaca- si è materializzata ai cancelli di uscita solo alle 21.30 (ben due ore e mezza dopo il nostro primo coro alla squadra) nella persona del Direttore Sportivo, che dopo alcuni attimi di evidente nervosismo, ha dialogato con noi per l’ennesima volta (lo avevamo già incontrato durante le nostre precedenti manifestazioni di “sensibilizzazione”: nuovo stemma, trasferte vietate, SLO/sbirro, codice etico, ecc., senza per altro che cambiasse molto).

La società, pur ammettendo alcune evidenti mancanze/responsabilità, ha ribadito la ferma posizione di Cellino, che evidentemente al nostro tifo preferisce una gradinata asettica e mezza vuota come quella vista di recente (massimo rispetto naturalmente a chi comunque in gradinata ci va ancora, nonostante tutto e tutti).

Ovviamente ne prendiamo atto.

Sia chiaro però: nessuno di noi si è mai illuso, e non siamo certo andati al campo a chiedere carità o favori, soprattutto alla società.

Semplicemente, era nostra intenzione chiarire la nostra posizione anche ai giocatori, che con ogni probabilità quest’anno vedremo solo in trasferta (divieti permettendo).

Detto questo, consapevoli del fatto che il nostro futuro non sia certo roseo, la nostra battaglia continua, più decisa e forte di prima.

Finché vivrò… combatterò!

Uno stralcio del volantino distribuito ieri:

“…chi ci conosce molto bene sicuramente è la società Brescia Calcio (e forse proprio per questo ci evita quasi fossimo appestati), alla quale abbiamo spesso comunicato le nostre perplessità, le nostre ragioni, e i motivi di alcune proteste, dietro le quali non ci sono particolari interessi (di sicuro non ci sono interessi di carattere economico, ma questo ormai lo sanno anche i sassi), se non quelli più puri riguardanti la storia centenaria del Brescia 1911, le sue tradizioni, e naturalmente le vicende più attuali della nostra squadra del cuore…

… una cosa però vogliamo raccontarvela, con la necessaria umiltà, affinché tutti sappiano il vero motivo per cui quest’anno -nostro malgrado- non siamo ancora riusciti a vedervi all’opera.

A causa del famigerato protocollo d’intesa, infatti, da quest’anno le società di calcio sono state “costrette” ad applicare un codice etico/comportamentale/di gradimento; una sorta di DASPO societario, che permette ai presidenti di decidere -nel bene e nel male- della vita dei propri tifosi, in particolare di quelli più scomodi.

Per la cronaca, basta una critica poco gradita oppure considerata dannosa, espressa magari attraverso i social, per essere estromessi a vita dal Rigamonti, senza per altro potersi appellare a qualsivoglia organo “super partes”.

Perfino un cambio di posto, una sosta “vietata”, una bandiera che copre la visuale, un vestito non consono all’evento (il famoso Dress Code, che potrebbe “regolare” l’afflusso dei tifosi che indossano colori sociali diversi da quelli della società ospitante), uno sfottò, una mancata condivisione per la vittoria del proprio avversario (!), un volantino (proprio come questo), striscioni/coreografie/stendardi/bandiere/cartelli non autorizzati, un comportamento troppo “passionale”, ecc., potrebbero portare all’espulsione a vita dell’incauto tifoso dal proprio stadio.

A questo punto, anche un bambino potrebbe capire l’effetto generato da uno strumento di questo tipo messo nelle mani di uno sconsiderato filibustiere (potremmo farvi mille nomi di presidenti entusiasti di questa novità, ma siamo sicuri che ci possiate arrivare anche da soli), che avrà la possibilità così di gestire anche le piazze più orgogliose e ribelli…

…per questo siamo stati costretti a prendere una decisione netta, decisa e molto dolorosa; per questioni di in-Giustizia, di coerenza e soprattutto di dignità.

Sebbene possa sembrare un paradosso, resteremo fuori dal Rigamonti proprio per avere ancora la possibilità in futuro di esprimerci come abbiamo sempre fatto fino ad oggi, ossia in piena libertà (senza per questo ledere i diritti altrui, sia chiaro).

Oltretutto, avevamo perfino suggerito alla società una soluzione ideale (e lecita) per uscire da questo vicolo cieco (a dimostrazione delle nostre vere intenzioni e della nostra buona fede).

Purtroppo però la società fino ad ora è rimasta sorda a ogni nostra ragione, preferendo una gradinata mezza vuota e spesso silenziosa a un tifo continuo e colorato come quello dell’anno scorso.  

Ci auguriamo che la società cambi presto atteggiamento nei nostri confronti (non vogliamo nessun privilegio, sia chiaro, semplicemente rispetto!), così da poterci unire al resto dello stadio in un tifo che sia sempre e comunque il dodicesimo uomo in campo, a prescindere dal settore di appartenenza…”