La diciassettesima giornata di Lega Pro propone Lecce-Martina Franca, un inedito derby che mancava dagli annali da più di quarant’anni. Sul campo la partita di sabato resterà nella storia della compagine della Valle d’Itria, corsara a Lecce per la prima volta dopo quattro pareggi in altrettanti precedenti.

I martinesi, presenti in 200 unita (provviste di Tessera del Tifoso) per la vicina trasferta leccese, occupano la parte inferiore del settore ospiti disponendo gli striscioni su entrambi i fronti. Il vessillo del “Gruppo Kompatto”, accompagnato da due pezze dello stesso gruppo, nella parte superiore e una serie di piccoli striscioni giù richiamanti agli altri gruppi: “Martinesi fuori sede”, “Ultrà Martina” e “Martinesi Vecchio Stile”. All’ingresso in campo delle due squadre i biancoazzurri colorano il settore con delle torce lampeggianti che accompagnano cori prolungati e ben seguiti dalla rappresentanza ospite, rumorosa e presente, dando un discreto spettacolo.

La Curva Nord si presenta come al solito, fedele alla linea che la contraddistingue sul panorama italiano per la lotta continua alla Tessera, riempiendo il settore con qualche vuoto sui lati. Insieme ai soliti simboli, compare la pezza “Mieru Pezzetti e Cazzotti”, in onore dell’omonima, e storica, canzone folkloristica dell’indimenticato Bruno Petrachi, cantautore popolare leccese. La Nord ribatte con i soliti boati secchi che partono dal cuore centrale del settore e si propagano, con seguito altalenante, ai lati della “zona calda”.

La partita non aiuta i padroni di casa, i giallorossi non riescono ad avere la meglio del meno quotato avversario e al giustificato entusiasmo itriano, musicato con cori moderni ritmati, risponde un leggero nervosismo leccese.

Nel secondo tempo la Nord espone uno striscione importante per il territorio salentino “CHI NON RISPETTA LA NOSTRA TERRA MERITA TUTTO IL NOSTRO ODIO. ULTRA’ LECCE CONTRO IL GASDOTTO “. Il gesto, inconsueto per la tifoseria giallorossa, evidenzia ancor di più quanta sensibilità ci sia attorno al tema dell’approdo sulle coste di San Foca, località salentina sull’Adriatico vicina al capoluogo, del gasdotto TAP che dovrebbe rifornire l’Europa dai giacimenti dell’Azerbaigian. In una terra che ha fatto fortuna nel mercato turistico proprio grazie alle sue bellezze naturali e balneari, la sensibilizzazione su questo tema era d’uopo. L’encomiabile gesto degli Ultrà Lecce dimostra la vicinanza della Curva ai problemi di una terra non pienamente sviluppata nelle sue potenzialità attrattive per motivi noti ai più. Il gesto, non inquadrabile assolutamente sotto il profilo ideologico, data l’apoliticità della curva giallorossa, è un segnale forte anche lontano dal Salento: sui gradoni non si fa solo il tifo, ma si crea aggregazione lottando anche per fini più importanti di una partita per lo sviluppo della propria gente.

Sul finire del secondo tempo i martinesi hanno ricordato il gemellaggio con la tifoseria del Nardò con dei cori per i fratelli granata, presenti nel settore itriano con due sciarpe dei “South Boys”, gruppo trainante nella città neretina. Picchi di rumore nel settore ospite si registrano anche quando i martinesi si movimentano con dei cori contro i rivali storici del Fasano, invischiati nelle categorie minori.

La partita racconta un altro tonfo del Lecce, con la parte “dal palato fine” delle tribune sdegnata dalla rete del gallipolino Carretta (che non esulta per rispetto al Lecce) e il settore martinese raggiante nell’applauso alla propria squadra. Dopo il fischio finale, lo zoccolo duro della Nord è rimasto sui gradoni per una riunione al fine di decidere una linea da adottare nei confronti della squadra, incapace di operare quel salto di qualità nonostante una rosa d’altra categoria.

Testo di Gabriele De Pandis
Foto di Michel Caputo