Venticinque anni, due colori, una sola passione. Almeno tre generazioni di ultras, si sono ritrovati per festeggiare il quarto di secolo del gruppo “Commando Ultrà Florens Castellana 1992”. Termine in voga proprio negli anni ’80/90 quello del Commando rimasto vivo in tempi moderni e orgogliosamente portato in alto da questo gruppo, sicuramente il più importante della pallavolo femminile, nato e vissuto nell’anonimato in simbiosi con lo sport pallavolistico femminile. Nato da una costola delle Brigate Biancorosse, il gruppo prese corpo 25 anni fa e assieme agli Scanners diede vita alle pagine più colorate del tifo pallavolistico castellanese. Non si deve confondere il gruppo con i più nominati e conosciuti della pallavolo maschile. Qui dentro a questo gruppo ci sono 25 anni di trasferte, successi e tantissime delusioni. Storici i derby contro il Trani in A2, le trasferte di Fano e Firenze, la vittoria sul Palermo che riportò nel 1995 la squadra in serie A. Erano gli anni del tifo vero, dei gruppi senza mode, delle collette per partire in trasferta, per cucire una bandiera, del gruppo vissuto come seconda famiglia. Poi gli anni bui, dalle retrocessioni a zero punti, alla passione mai doma in spalti semideserti, e la forza di aspettare una rivalsa sportiva che poi è arrivata con il tempo. Una B2 con il pieno di vittorie nella stagione 2002/03, l’invasione di Montesilvano e Isernia, l’amore ritrovato verso una squadra che era un’istituzione in paese. Poi tre anni consecutivi in B1, le diffide, il gruppo praticamente distrutto che costarono l’allontanamento dal palazzetto, il ritorno al tifo dopo diversi anni in A2 nel 2005/06. La voglia di viaggiare che non mancava mai, in giro per l’Italia, nel cosiddetto anonimato ultras, all’interesse che predilige il calcio, a sport considerati inferiori. Poi arrivano i giorni “quasi nostri”, con la promozione in A1 nel 2008, la conquista di tre playoff scudetto e la fine ingloriosa del 2011. Quel fallimento resta una dolorosa ferita. Il tifo riprese per un’altra squadra che portava i colori sociali del paese, ma era chiaro che il disammoramento c’era ed era palese. Il nome Florens non esisteva più. Il rapporto con questa nuova squadra durò pochissimo. La partita importantissima per la salvezza fu caratterizzata dal colore offerto con il lancio della famosa carta igienica. L’arbitro interruppe la partita, e l’allenatore si scagliò contro i tifosi: «Non non li riconosciamo, non sono nostri tifosi». La squadra si salvò ma quella frase detta dall’allenatore, che fra l’altro era stato un tifoso e componente del gruppo, creò una spaccatura definitiva. Ovunque dal sud al nord Italia, infrasettimanali, anticipi posticipi, coppa Italia, nel bene o nel male, loro non hanno mai mollato. Sotto la guida di V.A. colonna portante dagli albori , testimone della crescita e della scomparsa di tanti ragazzi, portatore della mentalità ultras quella genuina, sana, senza fini di lucro e interessi, dettata dallo spirito di aggregazione punto di forza in un paese piccolo alle porte di Bari. Anni, giocatrici, società, diffide sono passate, ma la passione verso il nome della Florens non si è mai spenta, venticinque anni dopo, il giorno dove nessuno è voluto mancare all’appuntamento.

Commando Ultrà Florens 1992

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