Rabbiosa e sdegnata la replica di Catania: nei giorni scorsi è stata aperta un’inchiesta sul minuto di raccoglimento che la squadra etnea aveva osservato prima della gara di Lega Pro contro il Matera. Il procuratore federale Pecoraro ha ritenuto grave che tifosi e squadra avessero espresso il proprio cordoglio per la scomparsa di Ciccio Famoso, una delle figure storiche del tifo rosso-azzurro .
Il coordinatore della Commissione Antimafia Angelo Attaguile, in risposta alle richieste di Pecoraro ed avendo conosciuto da vicino Ciccio Famoso quando fu presidente del Catania dal 1987 al 1990, ha commentato: “Io dico che non era pericoloso, era forse un po’ troppo tifoso. In confronto a chi crea veramente disordini ritengo che fosse una persona tranquilla”.

A livello sportivo non dovrebbero esserci grosse ripercussioni: il Catania – stando alle prime valutazioni – non dovrebbe rischiare nulla, né multe e né squalifiche se non una qualche provvedimento per il tesserato che materialmente ha inoltrato alla Lega Pro la richiesta per il minuto di silenzio.

Resta lo sdegno, fortissimo, della piazza per l’enorme trambusto creato, il tutto in virtù di un daspo che Ciccio Famoso aveva ricevuto e che Pecoraro ha citato davanti al Comitato “Mafia e Sport”. Oltre alla segnalazione in quanto persona pericolosa che lo stesso Famoso aveva presso la locale questura. Singolare poi, o emblematico se vogliamo, che alcuni dipendenti della questura, di fronte alla morte abbiano giustamente deposto le armi, tolto idealmente il cappello e reso con rispetto un saluto ai funerali di Ciccio, nonostante in vita si fossero trovati su due barricate opposte. Si tratta semplicemente di valori umani e morali: Ciccio Famoso non era di fatto un mafioso o un criminale propriamente detto e non meritava di essere trattato come tale persino da morto.

Nella notte diversi striscioni sono apparsi fuori lo stadio “Cibali – Massimino” di Catania e nei dintorni, alcuni anche dai toni molto forti o sopra le righe. Magari adesso, vista l’esasperazione, qualcuno griderà alle minacce, alla violenza verbale, al bisogno di “attenzionare” ulteriormente la tifoseria, dimenticando le cause scatenanti. Resta innegabile che, a monte, tutto questo si poteva evitare con un po’ di buonsenso. Di fronte alla morte, il più delle volte, basta il silenzio.

Matteo Falcone.