Essere spesso eccessivamente cinico mi ha sempre reso restìo nel celebrare con troppa enfasi determinate ricorrenze passate, così come non mi ha mai entusiasmato commemorarle annualmente e farne, anche dopo anni, se non decenni, motivo di vanto. Questo perché sono sempre stato convinto che il passato, per quanto spesso risulti dolce e intriso di quella piacevole nostalgia che può spingere a sorridere o farti felice al solo ricordo, finisce altrettanto sovente per immobilizzare chi ne diventa dipendente, schiavo e ossessionato. È anche vero però che il calcio, sebbene costantemente diventi metafora della vita umana, a volte ha delle leggi tutte sue tali da capovolgere ogni convinzione e diventare, per noi appassionati, una dimensione in cui rifugiarci.

Quanto detto trova conferma nella partita di oggi, una sfida che sulla carta non risulta particolarmente emozionante se non fosse per la data in sé. Quaranta anni fa, precisamente il 7 novembre del 1982, quella che sarebbe stata ribattezza la “Real” Cavese espugnava per 2 a 1 la “Scala del calcio”, battendo il Milan di Baresi e scrivendo letteralmente la storia del club metelliano. Da allora quel giorno è diventato per i supporter biancoblù, ma azzarderei dire per ogni sportivo cavese, quasi una festa religiosa da celebrare annualmente e soprattutto da tramandare alle generazioni future. E non penso sia un caso che, uno dei miei primi regali calcistici ricevuti da mio padre, sia stato un piccolo quadretto di quella formazione, ancora oggi appeso in camera, i cui nomi non sarebbero stati più dimenticati e anzi imparati a mo’ di poesia da me come da tante e tante altre persone.

Col passare del tempo poi, come frequentemente accade, quel giorno è diventato un ricordo a cui aggrapparsi nei molti momenti bui che hanno caratterizzato la Cavese, una sorta di monito per non dimenticare mai chi si è stati nonché una lontana ed ipotetica aspirazione per provare a raggiungere e rivivere quei fasti. Motivo per cui oggi non posso non provare anch’io un pizzico di emozione nel vedere un intero stadio commemorare questo quarantennale. È vero, di acqua sotto i ponti ne è passata, la società stessa e il modo di vivere il calcio sono mutati così come la categoria in cui adesso milita la Cavese, che è una misera serie D, eppure quell’attaccamento di un tempo non sembra esserne stato scalfito.

È così quindi che al fischio di inizio, la “Curva sud Catello Mari” si immedesima in una spettacolare sciarpata e torciata mentre al centro del settore viene issato con tre aste un drappo raffigurante gli undici eroi di “San Siro”, il tutto accompagnato dal coro “Sempre con te resterem…”. È curioso e allo stesso tempo significativo notare come i tanti che cantano a squarciagola di quella partita, per ovvi motivi anagrafici, ne hanno solo sentito parlare.

Dall’altra parte, in curva nord, si presentano all’incirca una decina di ultras del Bitonto i quali, nonostante il numero esiguo, provano a farsi sentire e notare sventolando costantemente qualche bandiera e intonando cori supportati dal tamburo. Da segnalare inoltre, a inizio match, l’esposizione di uno striscione per Nico Rubini, piccolo bitontino scomparso tragicamente alcuni giorni fa, dopo aver lottato contro una grave malattia e ricordato, prima della gara, anche dai cavesi. Quest’ultimi poi dedicano anche uno striscione a Luca Fanesi.

Sul terreno di gioco, che per me diventa quasi un contorno, campani e pugliesi si danno battaglia dando vita ad un incontro maschio ed equilibrato che si sblocca in favore dei locali solamente nella ripresa quando, da un calcio d’angolo, Banegas svetta indisturbato insaccando e andando a festeggiare sotto il settore più caldo. Gli ultimi minuti diventano per i metelliani di estrema sofferenza con l’intero stadio che, comprendendo il momento delicato, sostiene il proprio undici fino al 95°. Al triplice fischio poi è un tripudio, i calciatori biancoblù si recano sotto la sud per un vero e proprio terzo tempo, mentre i calciatori bitontini salutano e ringraziano, giustamente, i propri sostenitori che si sono sobbarcati parecchi chilometri.

La Cavese con questo risultato si conferma prima del girone, conquista la quarta vittoria consecutiva e soprattutto entusiasma la sua gente. Non è più “Real” come un tempo ma forse, soprattutto quest’oggi, ricordare un’impresa ha potuto dare maggiore consapevolezza dei propri mezzi ai calciatori e ai tifosi perché, se è pur vero che non bisogna cullarsi sul passato, specie a distanza di anni e anni, a volte però esso può dare quella spinta fondamentale per vivere al meglio il presente e raggiungere gli obiettivi futuri.

Vincenzo Amore