Per questa quinta giornata del campionato di serie D del girone H si incontrano, come di consueto in questa categoria, due squadre da un passato (non troppo lontano) illustre: Cavese e Matera. Le due compagini si erano già affrontate qualche anno fa in Lega Pro e adesso, dopo diverse vicende rocambolesche tra fallimenti e retrocessioni, si ritrovano di nuovo sullo stesso cammino.

Al “Simonetta Lamberti”, quando i ventidue scendono in campo, splende un caldo sole autunnale e la cornice di pubblico, per la categoria, non è malvagia. Il settore popolare di casa, infatti, si fa sentire già durante il riscaldamento, accompagnato dagli incitamenti che provengono anche da tribuna e distinti. D’altro lato, in curva nord, giungono circa una cinquantina di materani che però, dopo un rapido coro intonato contro i rivali potentini, si sistemano in maniera disomogenea creando due gruppi. Il primo, meno numeroso, si raccoglie dietro alcune pezze, mentre il secondo si colloca più a destra e si allinea creando due file con i ragazzi a torso nudo. In ogni caso rinunciano completamente ad ogni forma di sostegno; è evidente come già da diverso tempo, il movimento ultras a Matera stia vivendo un momento di transizione abbastanza difficoltoso a compiersi, per questo il mio augurio è che possa ritornare quel minimo di compattezza ed unità di intenti che in passato ha contraddistinto quella che è comunque una storica piazza del sud Italia.

Venendo al rettangolo verde, la gara risulta un vero e proprio monologo cavese, con il risultato che si sblocca molto e presto e, complice un’espulsione ospite, si implementa già nel corso del primo tempo. Lo stesso, per i motivi citati precedentemente, si può dire per il tifo, con la solita Curva Sud che sostiene a squarciagola i propri beniamini e con due striscioni che vengono alzati, uno per ricordare un ragazzo scomparso prematuramente e un altro per Aldrovandi. A fine match, con il risultato di 4 a 0, scatta la festa biancoblu, con i giocatori che vanno a salutare i propri supporter attraverso il solito rito che contraddistingue gli ultras di Cava de’ Tirreni.

Vincenzo Amore