La settimana scorsa il gruppo che guida la curva Fiesole, gli Unonoveduesei, ha ricevuto 20 daspo, ossia il divieto di accedere allo stadio per un periodo che varia da 1 ad 8 anni, aggiungendo in molti casi l’obbligo di presentarsi in questura a firmare ogni volta che gioca la tua squadra. Questo provvedimento non è emanato da un giudice dopo un processo in cui è possibile difendersi, ma è disposto dal questore senza alcuna garanzia per chi viene colpito.
Nel nostro piccolo, come Club e come Curva vogliamo esprimere totale solidarietà agli Unonoveduesei, per pochi semplici motivi.
Dopo lo scioglimento del glorioso Collettivo Autonomo Viola, il centro della Curva Fiesole e la direzione del suo tifo sono responsabilità e onori che sono spettati a questo gruppo. Sin dal primo momento della sua esistenza, esso è stato costantemente giudicato e osteggiato da chi non riesce a comprendere che la curva è uno spazio di autorganizzazione e di protagonismo, ma la vive piuttosto come se fosse cliente di un servizio. In molti vedono il mondo del calcio e del tifo peggiorare nel tempo, ma non avendo il coraggio o gli strumenti per analizzare la situazione, puntano il dito contro il responsabile più semplice da trovare: chi ci mette la faccia. Con padroni e padroncini che si sfregano le mani. In un clima del genere, gli 1926 hanno combattuto per conquistarsi la legittimità che necessita a un gruppo ultras per avere libertà d’azione e per poter svolgere al meglio ed in un clima di condivisione le proprie attività che, ovviamente, vanno ben oltre i 90 minuti della partita.
La repressione delle forze dell’ordine ed il modo spesso pretestuoso delle istituzioni di gestire la presenza degli ultras in città e allo stadio è qualcosa a cui siamo abituati. Sappiamo che cos’è e sappiamo perchè succede. E sappiamo anche che è una dinamica a cui in qualche modo bisogna creare degli anticorpi.
Quello a cui la repressione serve è portare a termine le esperienze di autorganizzazione degli spazi e delle vite: ciò che funziona con meccanismi che non accettano speculazioni e scambi clientelari, deve essere fermato, o almeno incanalato, reso innocuo. Il problema dell’ordine pubblico è niente più che un pretesto. Diffidare 20 persone per un normale diverbio da sabato sera è un messaggio fin troppo chiaro: se fai parte degli indesiderabili, ti renderemo la vita un inferno, finché non cambi idea o il tuo modo di esprimerla.
Crediamo che gli anticorpi alla repressione si creino con meccanismi di solidarietà e legittimazione, per questo motivo vogliamo far sentire la nostra vicinanza agli Unonoveduesei, e rinnovare l’invito a sostenerli e appoggiarli, anche e soprattutto nei momenti di difficoltà.
Per gli ultras, per i tifosi, per il calcio, per questa città.
Forza ragazzi/e.
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