Cfr Cluj-Steaua Bucarest 0-1, Liga I Romania 2013/14

Cfr Cluj-Steaua Bucarest 0-1, Liga I Romania 2013/14

In linea di massima, in qualsiasi sport e in qualsiasi nazione c’è sempre una squadra che divide, che è allo stesso tempo la più amata e la più odiata; quella che quando va in trasferta ti riempie gli stadi e, mentre i sostenitori locali spesso e volentieri coprono d’insulti i presenti nel settore ospiti, la squadra di casa in campo contro i rivali dà il 101%: questa squadra, in Romania, è la Steaua Bucarest.

La Steaua Bucarest è un esempio di polisportiva dell’est Europa, nata durante il comunismo (precisamente nel 1947) “sorella” (che nessuno me ne voglia) delle due Cska (Mosca e Sofia) e della Stella Rossa di Belgrado, tutte nate e rimaste, fino alla caduta dei rispettivi regimi, sotto la direzione del Ministero della Difesa. La Steaua e gli eterni rivali della Dinamo (squadra del Ministero degli Interni), dalla loro nascita fino a 7 anni fa, si sono praticamente divisi tutti i titoli nazionali in qualsiasi disciplina sportiva, fatta eccezione per alcune stagioni.

Cfr Cluj-Steaua Bucarest 0-1, Liga I Romania 2013/14

Cfr Cluj-Steaua Bucarest 0-1, Liga I Romania 2013/14

Giocare in uno dei due club era per qualsiasi atleta rumeno, fino al 1990, il massimo al quale si poteva ambire in un periodo storico caratterizzato dalle frontiere chiuse ad Est; non significava solo vincere, partecipare ogni anno alle competizioni europee e confrontarsi con gli altri colossi sportivi del vecchio continente, ma era soprattutto una svolta sociale; significava godere, al termine della carriera agonistica, di un posto in un ufficio statale dei due ministeri e non continuare ad oltranza a spaccarsi la schiena in ferrovia o impazzire in una fabbrica; significava anche non fare file e godere di decine di altri privilegi. Andrebbe detto anche che se qualcuno (ed è successo)  proprio non aveva voglia di andare a giocare nella caotica Bucarest, e avrebbe magari preferito coltivare l’orto dietro casa nell’incontaminato paesaggio delle colline rumene una volta appesi gli scarpini al chiodo, non ne aveva la possibilità: Valentin Ceausescu (figlio di Niculae) da una parte e l’intera Securitate dall’altra era meglio tenerseli buoni.

Cfr Cluj-Steaua Bucarest 0-1, Liga I Romania 2013/14

Cfr Cluj-Steaua Bucarest 0-1, Liga I Romania 2013/14

Insomma, da queste poche righe potete capire che le due regine del calcio rumeno, per quanto siano le più amate in tutto il paese, siano allo stesso tempo le più odiate. È una storia che va ben al di là dei nostri scandali calcistici. Da queste parti, negli anni ’80, per la precisione nel 1988, una finale di Coppa di Romania con la Steaua in svantaggio fu sospesa grazie ad un’entrata in campo di Valentin Ceausescu; la televisione interruppe subito la trasmissione, e il giorno dopo i giornali titolavano “La Steaua ha vinto la Coppa Nazionale”. Non è un caso che i club rumeni, o comunque dell’Est europeo in generale (Russi a parte), hanno fatto le migliori figure in campo internazionale fino al termine degli anni ’80, per poi completamente sparire dalla scena, tranne qualche rara eccezione.

Restando in tema di scandali, il 4 Marzo (nell’esatto 37° anniversario del terremoto di Bucarest del ’77), un nuovo terremoto ha scosso il calcio rumeno: molti fra gli uomini più influenti del sistema sono stati condannati a pene che vanno dai 3 ai 6 anni e mezzo di galera per aver evaso allo Stato qualche milione di euro nell’ambito di alcuni trasferimenti datati 2006. Fra i condannati spiccano nomi eccellenti quali Gica Popescu (ex capitano del Barcellona) e Victor e Ioan Becali (procuratori di circa il 90% dei calciatori della Liga 1 e di tanti altri all’estero, tra l’altro cugini di Gigi Becali, presidente della Steaua e già detenuto); fra i condannati c’è anche Mihai Stoica, attuale direttore sportivo della Steaua.

Cfr Cluj-Steaua Bucarest 0-1, Liga I Romania 2013/14

Cfr Cluj-Steaua Bucarest 0-1, Liga I Romania 2013/14

Ma veniamo al giorno della partita. Esco di casa piuttosto presto, per essere precisi sette ore prima (non era facile dopo la sbornia del Venerdì sera), ma la giornata fuori piuttosto piacevole, unita alla speranza di vedere qualche movimento in città, ha avuto la meglio.  Birra al volo al bar della sera prima e poi appuntamento con un paio di amici per una camminata in centro. Ma la città è tranquilla, è una giornata primaverile come le altre, tanti fiori in esposizione alle bancarelle, con la speranza che la festa della donna possa portare qualche introito in più.  Le “Terase” (tavoli messi all’esterno dei bar) nelle piazzette e per le strade principali sono letteralmente piene, con uno sconsiderato quantitativo di “pelo” che riceve fiori a destra e a manca mentre sorseggia il classico caffè lungo con latte. Insomma, in giro non c’è “nulla” dal punto di vista strettamente ultras.

Cfr Cluj-Steaua Bucarest 0-1, Liga I Romania 2013/14

Cfr Cluj-Steaua Bucarest 0-1, Liga I Romania 2013/14

Si fanno le quattro, gioca l’Universitatea Cluj. I miei amici vogliono vedere la partita, tutti al bar. Il locale è un luogo di ritrovo per tanti sostenitori degli “studenti”, situato in una zona poco distante dal centro. All’ingresso campeggia un bel murales dell’“U” (spero di poter documentare al più presto), mentre dentro, davanti a un computer collegato alla televisione e rigorosamente con birra in mano, ci sono circa una 50ina di persone. Arriviamo con l’“U” già passata in vantaggio e iniziamo a consumare pinte di birra (a 0,67 euro, non so se do l’idea) che presto mi faranno pensare che non arriverò mai allo stadio del CFR.  La partita finisce, le birre arrivano alla testa ma non quanto basta per farmi terminare la giornata. Di nuovo in città a camminare, allora!

Ma anche questa volta nulla. La partita in programma alle 20 si avvicina e vengo anche a conoscenza del fatto che circa 150 Steleisti si sono fermati a 20 chilometri da Cluj; da qui capisco chiaramente che non c’è possibilità di vederli in città. Abbandono i ragazzi che hanno accompagnato il mio pomeriggio e mi dirigo verso lo stadio, naturalmente non senza prima essermi fermato a mangiare (cosa che per tutto il pomeriggio ho completamente ignorato di fare).

Cfr Cluj-Steaua Bucarest 0-1, Liga I Romania 2013/14

Cfr Cluj-Steaua Bucarest 0-1, Liga I Romania 2013/14

Inizia il tragitto verso lo stadio. È la seconda volta che assisto a una partita al “Radulescu” e odio la strada da fare per arrivarci, una salita di una ripidità clamorosa che, a stomaco pieno e birre in circolazione, sembra essere infinita ma, con un po’ di fatica, riesco a fare il mio ingresso circa quaranta minuti prima del match. Lo stadio non è ancora pieno. Noto che nel settore ospiti è già entrata la Peluza Nord (gli Steleisti sono divisi in Peluza Nord e in Peluza Sud) e nel settore dove stanno solitamente gli ultras locali, la parte centrale è già piena. Piano piano però lo stadio inizia a riempirsi. Gli ospiti, entrati in campo per il riscaldamento, sono accompagnati da una bordata di fischi. Oggi in campo, tra l’altro, c’è un derby italiano: nelle fila dei locali infatti vi è Felice Piccolo (ormai a Cluj da 4 stagioni), mentre fra gli ospiti, alla sua prima stagione in Romania, c’è Federico Piovaccari, che si è distinto nella prima parte di campionato ed è addirittura andato a segno più volte in Champions League.

Cfr Cluj-Steaua Bucarest 0-1, Liga I Romania 2013/14

Cfr Cluj-Steaua Bucarest 0-1, Liga I Romania 2013/14

Arriva l’ingresso delle squadre in campo. Sciarpata da parte dei locali, cori secchi da parte degli ospiti: “Bucuresti, Steaua Bucuresti” viene ripetuto più volte. Poi la partita entra nel vivo. Purtroppo, se la volta scorsa allo stadio del CFR sono stato tutto il tempo dove ho voluto io, questa volta si è scomodato il giudice di gara della Lega in persona per farmi stare dov’erano anche gli altri fotografi, dunque dall’altra parte del campo rispetto agli ultras (il settore ospiti è sotto quello degli ultras locali); da quella posizione, almeno inizialmente, non riuscivo a capire da dove partissero i cori (se dagli ospiti o dai locali). In linea di massima, comunque, molto più rumorosi gli ospiti, che hanno anche acceso una torcia ed esploso un petardo, mentre i locali hanno esposto un bello striscione con su scritto: “Quando sparirà la sete di soldi, capirete che il calcio è dei tifosi”.

Cfr Cluj-Steaua Bucarest 0-1, Liga I Romania 2013/14

Cfr Cluj-Steaua Bucarest 0-1, Liga I Romania 2013/14

In campo la partita (come al solito da queste parti) è di una noia mortale, ma ci hanno pensato gli ospiti a svegliare il match, non in campo bensì sugli spalti. Arrivati al 30°, si leva dal settore ospiti il classico “Afara afara unguri din tara” (fuori gli Ungheresi dalla Romania), seguito da un “Romania! Romania’’. L’arbitro sospende il match, si rischia un finale storico. Il direttore di gara va a parlare a Pintili, capitano della Steaua, minacciando di dare partita vinta a tavolino ai locali non solo se fossero ancora continuati i cori contro la comunità ungherese, ma anche se fossero continuati quelli pro-Romania. Vedo Pintili andare sotto la curva e dialogare con gli ultras. Dopo due minuti intuisco che c’è qualche movimento nel settore ospiti: sono i gruppi della Sud, i quali hanno staccato le loro pezze e si sono messi di nuovo in viaggio verso Bucarest.  Non ho mai avuto nulla a che fare con nessun movimento nazionalista, e né tantomeno ho qualcosa contro la comunità ungherese, ma ho ritenuto molto rispettabile la loro decisione; d’altronde questo è un argomento d’attualità anche dalle nostre parti, e se si arriva ANCHE a stare zitti è un punto di non ritorno.

Cfr Cluj-Steaua Bucarest 0-1, Liga I Romania 2013/14

Cfr Cluj-Steaua Bucarest 0-1, Liga I Romania 2013/14

Finisce il primo tempo. Vado a fare un giro ora che nessuno me lo può vietare sotto il settore ospiti per vedere se ci siano state evoluzioni. La Nord è rimasta al suo posto, io causa problemi devo lasciare lo stadio. Ma posso dirvi che, dopo i primi 45 minuti, lo faccio veramente a cuor leggero.

Per la cronaca la Steaua segnerà a 10 minuti dalla fine e vincerà la partita, dedicando gol e successo al direttore sportivo arrestato in settimana.

Testo e foto di Alessandro Piccioni.