Arrivo in quel dello Stadio Angelini di Chieti con pochi minuti di anticipo rispetto al fischio iniziale, trovando un buon capannello di tifosi pronti a entrare nell’impianto dedicato alla memoria dello storico presidente del sodalizio neroverde.

Buon colpo d’occhio quest’oggi sulle gradinate, con circa 2.000 spettatori per questa soleggiata domenica di fine aprile; per questa ultima partita casalinga di stagione, trovo ampiamente positiva la presenza in Curva Volpi, specie considerando le residue esigue speranze di acciuffare i playoff e quindi i pochi stimoli per questi ultimi centottanta minuti di campionato.

Parecchio grande il settore popolare dell’Angelini, dopo i lavori di ristrutturazione effettuati nel 2006. Al centro della vetrata spicca su tutti l’emblematico “SOLO PER I DIFFIDATI”, con striscioni e drappi dei gruppi raccolti all’interno del settore. Chi ha avuto modo di vedere dal vivo gli ultras neroverdi, conosce la cura del loro materiale e anche vedendoli personalmente, trovo conferma di questo. A livello visivo, il colpo d’occhio è impreziosito da tre bandieroni di ottima fattura, ai quali si aggiunge un simpatico due aste “AREA FANATICA”.

Anche il supporto vocale degli ultras teatini non è niente male, il “quadrato ultras” a centro della Volpi si fa notare da subito per dei bei cori secchi per la squadra e da pollice in su è anche l’uso del tamburo, ottimo per tutti i novanta minuti. La scaletta dei cori varia dai classici a sostegno alla propria compagine a quelli per gli amici diffidati, tema su cui si esprimono nel secondo tempo con uno striscione per un diffidato in particolare e anche nella bella sciarpata che ne segue, si notano parecchie sciarpe recanti motti di tangibile sostegno morale a chi vorrebbe esserci ma non può.

Il tifo per il Chieti non cessa fino al fischio finale, lì partono grossi fischi per la squadra, chiamata a rapporto sotto al settore per un colloquio assolutamente pacifico e senza eccessi, meglio specificarlo anche se è un esercizio di inutile onestà intellettuale a fronte di un’opinione pubblica per la quale la squadra applaudita sotto la Curva va benissimo, ma se la stessa si permette di cedere alla frustrazione o ad una qualsiasi forma di contestazione pur minima, allora diventa un atto criminale a prescindere e senza distinguo.

In ultima istanza sui ragazzi di Chieti, autori di un tifo più che positivo in un’occasione in cui non avevano più nulla da chiedere, è lecito domandarsi cosa sarebbe accaduto se si fossero giocati il campionato come ad inizio stagione pareva plausibile. Tanto di cappello, nient’altro da aggiungere.

Venendo ai Campobassani, come ampiamente prevedibile, i 500 biglietti messi a loro disposizione sono stati polverizzati nel giro di… 15 minuti! La conformazione del settore ospiti dell’Angelini purtroppo non aiuta il contingente ultras rossoblu a compattarsi e nel primo tempo, causa le antipatiche ed alte vetrate, i loro cori si riusciranno a sentire poco, nonostante ci sia visibilmente parecchia attività al loro interno.

Va chiaramente meglio nei secondi quarantacinque minuti, durante i quali mi trovo nei loro pressi: parecchi cori per la squadra, che pian piano aumentano nei decibel grazie anche alla rete segnata dal Campobasso al minuto 61, che fa ovviamente esplodere di gioia un settore fino a quel momento parecchio teso, in termini sportivi. Il liberatorio vantaggio porta ad una spensierata quanto bella sciarpata, unitamente allo sventolio di vari bandieroni e due aste.

Al minuto 85 il Campobasso realizza il raddoppio, il settore impazzisce, tanti salgono sulla vetrata per festeggiare, cantando poi da quella insolita posizione fino al fischio finale. Da lì in poi cala un insolito silenzio in attesa del finale di Termoli-L’Aquila, che un paio di minuti più tardi libera la corsa sfrenata della squadra verso i propri tifosi: il Campobasso è promosso in Serie C solamente due anni dopo l’esclusione, un piccolo miracolo sportivo.

Lacrime di gioia solcano il viso di tanti, in molti si abbracciano l’un l’altro, altri ancora salgono sulla vetrata, addirittura anche un giocatore del Campobasso vi si arrampica unendosi alla loro festa, segno tangibile di quell’unione fra le parti che ha avuto il suo ruolo in questa stagione memorabile.

Dura poco però la festa allo stadio, tanta è infatti la voglia di tornare a festeggiare in casa propria e alle 20 il piazzale antistante lo stadio Molinari (già Romagnoli), diventa teatro di una festa sì preparata in fretta e furia, ma così carica di adrenalina e felicità che si protrae fino a notte fonda.

La rivalità fra Chieti e Campobasso oggi si è limitata solo a qualche sfottò iniziale e poi nulla più: è bello pensare che al netto di detta rivalità, ci sia comunque una certa di inconsapevole empatia fra due piazze ultras che hanno masticato parecchi bocconi amari: oggi è stata quella ospite a ritrovare la terza serie, si spera il prima possibile che anche Chieti possa porre fine alla sua lunga Via Crucis e tornare a calcare palcoscenici all’altezza del suo blasone e del suo pubblico.

Francesco Passarelli