Il Chievo in massima serie faceva storcere il naso ai più: una piccola compagine di quartiere che, spinta dalla forza economica di un grosso gruppo imprenditoriale, si ritrovava a godere di un posto in paradiso che era invece precluso a tanti club di grande tradizione e seguito, a partire dal più famoso club cittadino che parallelamente e inversamente all’ascesa dei mussi volanti viveva una delle sue più lunghe crisi.

Non è certo colpa dei suoi tifosi che in proporzione alle loro forze, hanno sempre sostenuto la squadra. Come hanno poi fatto quando essi stessi si son ritrovati vittime del fallimento dei gruppi di Campedelli che, a cascata, hanno portato poi alla scomparsa del Chievo. Come hanno poi fatto seguendo il progetto FC Clivense dell’ex capitano dei gialloblù Sergio Pellissier per far rinascere dalle ceneri o comunque non far morire tutta la storia calcistica passata dalla famosa diga.

Sono passati tre anni e dopo due aste deserte, l’FC Clivense ha ufficializzato l’offerta per l’acquisizione del marchio ChievoVerona. Da questa offerta è partito un iter che si concluderà il 10 Maggio o con l’acquisto del marchio da parte della squadra di Pellissier o, se ci saranno altre offerte, con un’asta a rilancio. In questi anni infatti, l’ex presidente Campedelli non s’è mai rassegnato ed aveva provato a sua volta a far ripartire il Chievo usando come ponte prima il Sona e poi il Vigasio ma sempre trovando l’opposizione del curatore fallimentare all’uso della denominazione storica.

Si spera non ci siano altri colpi di coda e che la telenovela possa concludersi qua, per il bene dei tifosi soprattutto che alla fine sono i primi e veri detentori morali ed affettivi del marchio. Proprio i tifosi del North Side che hanno scelto da subito di seguire la Clivense, spingendo per l’acquisizione con diverse iniziative fra le quali anche una raccolta fondi, chiamano ora a raccolta tutta la tifoseria.

Appuntamento il 10 Maggio davanti agli uffici del curatore fallimentare dove il marchio sarà assegnato, nella speranza che la chiusura di questo cerchio sia anche l’inizio di una nuova ripartenza compatta di tutta la tifoseria, compresa quella parte che invece ha posto proprio questo momento come conditio sine qua non per seguire attivamente, con la presenza, con il tifo qualsivoglia squadra. Posizioni tutte legittime, la più legittima di tutte è che in fondo a tutto il calcio appartiene ai suoi tifosi e che in qualche modo li si debba risarcire restituendo loro ciò che amano.