“Papà, com’era lo stadio quando ci andavi tu?”

“Bruttissimo Mark (nel prossimo futuro i nomi italiani verranno aboliti e vietati, in luogo di tutto ciò che è anglofono). Tu non puoi capire. C’era gente che strillava, saltava e addirittura esultava ai gol. Qualcuno si permetteva addirittura il lusso di emettere suoni dalla cavità orale dopo aver bevuto una birra, che comunque ai tempi, quelle poche menti pensanti e civilizzate, già vendevano senza alcool”.

“Ma davvero papi? Non c’erano questi seggiolini con pelle di carpentiere e questi popcorn fritti nell’olio di ortica? E le signorine che ti fanno il trattamento benessere mentre guardi la partita? E i signori con la divisa dei Carabinieri che prima di entrare allo stadio fanno il pap-test alle donne e il controllo urologico agli uomini, ai tuoi tempi come erano?”

“Mark, te l’ho detto. Erano tempi bui. In cui andare a vedere una partita voleva dire divertirsi purtroppo, e non poltrire ingrassando di domenica in domenica spendendo almeno 150 Euro per l’entrata. Questa è vita. Senza violenti, senza scalmanati e con il welfare da signori. Nonostante ci hanno insegnato che l’innalzamento del costo della vita e l’abbassamento degli stipendi è una cosa normale come se fosse antani per tre”.

Siamo a Roma. Nel 2050. Per l’87esima giornata del terzo girone di ritorno della First League (ricordo il divieto assoluto di utilizzare la lingua italiana. L’inglese, come sancito dal trattato di Weeze, è la nuova ed unica lingua del continente”. La Mc Donald’s Roma (un tempo barbaramente conosciuta come AS Roma 1927) ospita la Barclays Empoli, squadra del piccolo centro toscano che fa il suo ritorno in massima divisione dopo diversi anni di assenza. La città è finalmente evoluta. I ricordi, neri e turbolenti, del traffico e della corruzione sono svaniti. In cambio, 45 linee metro erette senza più pensare all’autarchico patrimonio culturale della città. Via il Colosseo, depredato della maggior parte dei pezzi per costruire una statua equestre di Giusi Ferreri in Via del Campo Marzio, e poi ricoperto da una lingua d’asfalto dove ogni domenica vengono fatti correre i detenuti incolpati, anni addietro, di aver portato una sciarpa al collo o aver cambiato posto al vecchio stadio Olimpico.

L’era Gabrielli è stata uno spartiacque. Ogni contrada ricorda un suo fido condottiero. Napoleone, Attila, Churchill e, per l’appunto, Franco Gabrielli. Vigile, serio e ferreo. Così lo ricordano i posteri. Senza porsi ardue sentenze. Perché è stato già lui la risposta alle medesime. Ha estirpato il cancro sociale del tifo organizzato nella Capitale, dimostrando a tutti come dietro ogni barriera ci sia stata una maestria nell’innalzarla, e poi ha fatto sì che il Giubileo fosse tra i migliori di sempre. Con mezzi pubblici aperti e funzionanti ad ogni ora, appalti con una percentuale di malaffare pari allo zero, e Mafia Capitale (per maggiori informazioni clicca su Ignazio Marino e la saga dello scontrino) sconfitta in un sol colpo. Insomma, se qualcuno ha dubbio sul fatto che la parola “eroe” abbia un significato, ora può fare chiarezza nella propria mente.

E allora questo Roma-Empoli diventa, di fatto, la festa dello sport. Fischio d’inizio alle 9 di lunedi mattina, per il monday morning, un appuntamento ormai atteso da tutte le decine di amanti del campionato italiano. Quest’anno, grazie alla buona campagna acquisti, i giallorossi hanno totalizzato la bellezza di 167 abbonamenti, venduti tutti alla modica cifra di 200.000.000 di Lire Italiane ciascuno. Vi chiederete: “Com’è possibile pagare in Lire?”. E infatti è un’altra imposizione da parte del nuovo prefetto, quel Frank Mastrota figlio del celebre e compianto Giorgio, da sempre mago e sofista di materassi e reti ortopediche. In pochi hanno potuto permetterselo, giusto coloro i quali avevano tenuto il vecchio conio scherzosamente nascosto per decenni.

I nuovi stadi italiani sono invidiati nel mondo. L’ultima frontiera dello sviluppo tecnologico. Grazie a un chip emesso recentemente dal Ministero degli Interni, presieduto da un Paolo Limiti divenuto ormai una figura mitologica, ed immesso sotto la pelle di tutti i cittadini, è possibile passare il primo prefiltraggio. Posto esattamente dopo il portone di casa. Ci sono poi diversi step di controlli, effettuati dall’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Ittiche a una decina di chilometri dallo stadio, per evitare l’introduzioni di soiole e cozze portatrici di colera. Qualche chilometro più in là è il turno delle vecchie glorie Fifa, su tutti Blatter ed Avelange che, mitra alla mano, strofinano il metal detector sul corpo delle persone manco fosse crema solare sotto il solleone di Rio de Janeiro, alla ricerca di tangenti o prove di discriminazioni territoriali. Oggi come allora, per loro contano soltanto la legalità e il rispetto del prossimo.

E’ poi il turno di polizia, carabinieri, guardia di finanza, vigili del fuoco e Croce Rossa Italiana. La sicurezza è tutto e va preservata. Gli apparecchi, usati stupidamente un tempo per tac e risonanze magnetiche, sono stati posti esattamente in prossimità dei tornelli. Servono a rilevare l’eventuale presenza di materia grigia nelle calotte craniche. In caso l’esito fosse positivo, il soggetto in questione viene trasportato d’urgenza nella simpatica cittadina siberiana di Bratsk, Russia orientale, in pieno inverno, per espiare tutte le proprie colpe.

Ovviamente c’è una scalamobile che, sin dalle case dei tifosi, li collega allo stadio. Fin dentro gli spalti. La legge 567 del 2034, detta anche Editto di Sasso Marconi, impedisce a chiunque essere umano dotato di due braccia e due gambe, di percorrere più di 700 metri a piedi quotidianamente. L’ambiente è di quelli unici ed incredibile. Un silenzio assordante, che concilia con la pace nel mondo e la solidarietà tra i popoli. Nessun settore squalificato, nessuno striscione, nessuno che si arrampica sulle balaustre o che staziona nei ballatoi e soprattutto…nessuno che tifa. Uno sballo! Si sentono solo, di tanto in tanto, i giocatori. Ovviamente i vecchi e stupidi dogmi legati al colore delle maglie ed agli stemmi sociali, sono andati a farsi benedire. Basti pensare che la Mc Donald’s scende in campo con una tenuta fucsia e verde, mentre la Barclays con un completo verde pisello. I sentimenti non devono far parte di questo sport.

La partita termina 0-0. Ma non pensate si sia trattato di uno strano incontro. Dal settembre del 2043, infatti, si è deciso di cambiare il regolamento. Si parte sempre sul 10-10 ed ogni gol equivale a un decurtamento del punteggio, in base a come viene realizzata la marcatura. Una sorta di “tedesca”, quel divertimento cafone e trash con cui sperdevano il loro tempo gli uomini della clava. Comunque sì, avete capito bene, ci sono stati 20 gol in una gara ed ora tutti possono andare tranquillamente a vedere i nuovi film in uscita nella multisala posta proprio sotto allo stadio. Ci sono, ovviamente, anche alberghi a cinque stelle, ristoranti e un sexy shop.

Ci abbiamo messo tanto in Italia. Ma alla fine ci siamo riusciti. Abbiamo reso gli stadi per le famiglie e il calcio uno sport per tutti i veri tifosi. Finalmente, rispetto al passato, anche delle regole sono state saggiamente emanate. Il daspo non esiste più, grazie al Decreto Salvini di qualche anno prima, chi viene accusato di comportamenti non conformi all’etica sportiva, rischia dallo scioglimento del dito mignolo nell’acido alla decapitazione in pubblica piazza. Ora in Inghilterra, dove ogni tanto un rigurgito dell’hooliganesimo riemerge, qualcuno dice persino: “Dobbiamo fare come in Italia!”. I tempi sono davvero cambiati, grazie a Dio. Il calcio ora è uno sport sano e godibile da tutti. Amen.

P.S. Prendiamocela sul sarcastico, per una volta. Una risata vi seppellirà, si diceva. Anche se forse il futuro non è poi tanto diverso. Certamente questo Roma-Empoli è l’ennesima dimostrazione di come il calcio sia morto e sepolto a Roma. Persone convocate dalla questura per aver sostato troppo tempo sui ballatoi e nastri dei vigili urbani apposti sulle vetrate, per non far appoggiare nessuno. La vergogna continua, così come la protesta della Curva Sud, che nelle immagini potete vedere in azione a diversi chilometri dall’Olimpico. Radiolina e bandiere alla mano. Lontana dal proprio amore ma anche dai propri aguzzini.

Simone Meloni