Diciamola tutta: chi quest’anno ha subito l’onta di trasferte in luoghi improbabili, con palazzetti spesso più simili a palestre scolastiche, e soprattutto partite senza capo né coda al Palatiziano, con risultati deludenti e una classifica povera, figlia legittima di un’autoretrocessione di cui è difficile trovare memoria nella storia recente della pallacanestro, meriterebbe un abbonamento vitalizio alle prossime stagioni della Virtus.
E complessivamente, a dire il vero, non è che sia andata poi male. Considerando la media storica del pubblico romano in A1, anche in ottimi momenti per la palla a spicchi, i seggiolini del palazzo ideato da Nervi, quest’anno sono stati sempre mediamente gremiti, al fianco di una squadra che ha saputo regalare poche soddisfazioni, ma sulla quale ha pesato come un macigno una gestione societaria quanto meno bizzarra, soprattutto se si pensa a quella famosa conferenza stampa di Toti nella scorsa estate, quando il presidente scongiurò qualsiasi pericolo relativo alla non iscrizione, confermando la disponibilità per far giocare la Virtus in massima categoria. Il seguito lo conosciamo tutti, ed era impossibile che quel momento non segnasse un vero e proprio strappo tra Toti e buona parte della tifoseria capitolina.
Un preambolo utile innanzitutto per colmare l’effettiva pochezza che ci sarebbe da raccontare su questa partita, e poi a sottolineare come per qualsiasi componente del tifo, non solo per gli ultras, sia davvero difficile trovare stimoli. In più ci si mette anche il livello tecnico di una categoria che, di certo, non regala emozioni indimenticabili e botte di adrenalina, mostrando anzi tutto il gap dall’A1 ed evidenziando come la pallacanestro italiana attraversi un periodo tutt’altro che esaltante, se si fa eccezione per determinate realtà.
Ci voleva Valerio Bianchini per rinvigorire un po’ il pubblico di Roma. Il condottiere dello scudetto, della Coppa dei Campioni e della Coppa Intercontinentale di inizio anni ’80. Quello che più di tutti all’ombra del Colosseo è ricordato e ammirato come una vera e propria divinità. “Guarda come ci hanno ridotti”, sembrano dirgli i ragazzi della curva, quando all’intervallo lungo lo chiamano per chiedergli una foto e lui, lontano dalle luci viziose e spocchiose della ribalta odierna, non solo accetta senza problemi, ma gioca, scherza e chiacchiera con i suoi tifosi.
Trapani è una squadra che ormai da qualche anno veleggia in A2 e, almeno sul parquet di casa, può contare su un sostegno organizzato. Facendo un breve giro virtuale, ho potuto notare come lo striscione dei ragazzi siciliani abbia fatto la sua apparizione anche in diversi campi del girone, tuttavia di loro quest’oggi a Roma non v’è traccia e gli unici a prendere posto nel settore ospiti sono semplici tifosi muniti di magliette e qualche sciarpa.
Per quanto riguarda la Curva Ancilotto, i ragazzi delle Brigate fanno il proprio ingresso qualche minuto prima della palla a due. La Virtus è reduce da una sconfitta, quella di Siena, che ha messo in seria difficoltà le velleità di raggiungere un posto nella zona playoff, e i contorni di una stagione priva di ogni senso sportivo sembrano sempre più nitidi e ben delineati. Con queste credenziali è anche difficile pretendere prestazioni di tifo intenso, tuttavia durante i 40’ di gara gli ultras romani non faranno mancare il loro apporto, con i classici cori e le classiche manate che, ormai da troppo tempo, emergono come una delle poche cose positive da preservare in questo campionato.
Finisce con un’altra sconfitta. Pesante per la Virtus, che viene distanziata proprio dai granata ed è chiamata ora a vincere tutte le gare rimanenti. Fa festa la sparuta rappresentanza trapanese, mentre il pubblico abbandona abbastanza velocemente il palazzetto. È lunedi sera e all’indomani quasi per tutti ci sarà una giornata di lavoro a cui rispondere. Del resto, tra le tante scelte inspiegabili della Lega, ci sono assolutamente quelle relative agli orari. Con posticipi e anticipi nei giorni e negli orari più illogici e improbabili. Il tutto sempre nel rispetto e per la felicità dei tifosi.