Ci sono dei luoghi e delle persone che hanno la rara capacità di farti sentire a casa, anzi di più, di farti sentire come uno di casa, anche se riesci a frequentarli solo di rado. E ci sono luoghi e persone che hanno qualcosa di speciale, anche quando a prima vista sembrerebbero del tutto normali. Per quel che mi riguarda, è questa la sensazione che provo ogni volta che ho la fortuna di passare dalle parti di Fasano, camminare per le sue strade e stare assieme ai ragazzi della Fasano Ultras, dentro e fuori dallo stadio “Vito Curlo”.

Il campionato è quello di Promozione Pugliese, girone B, non proprio la massima aspettativa per chi, dopo aver frequentato per alcuni decenni gli spalti degli stadi di serie A e B, vorrebbe un giorno assaporare e raccontare le atmosfere dei grandi stadi europei. Rispetto a questa mia aspirazione, fanno eccezione alcuni campi ed alcune tifoserie delle serie minori a cui sono particolarmente affezionato, vuoi perché ne seguo le vicende da tanti anni, vuoi perché nel corso del tempo ho avuto la fortuna di conoscere personalmente i ragazzi che ne compongono l’ossatura ultras.

E la Curva Sud di Fasano è una di queste. Ragazzi straordinari, che si sono sobbarcati per anni enormi sacrifici nelle serie minori, ma talmente minori che in alcuni casi sarebbe più appropriato definirle “infime”. Ultras che per il loro impegno dentro e fuori lo stadio e per la costanza e l’abnegazione con cui hanno portato avanti la loro curva nel corso degli anni, malgrado i pochi momenti “alti” ed i tanti periodi “bassi”, si meriterebbero, almeno una volta nella vita, una partecipazione di diritto della loro squadra alla Champions League, al cospetto dei grandi club europei.

Certo, si sa, nessuno è perfetto ed anche loro, come tutti, viaggiano tra alti e bassi. Ma provateci voi, dopo gli anni trascorsi in C2 a confrontarsi con squadre e tifoserie blasonate, dopo anni passati a pochi passi dalla serie C1, sognando il grande salto verso la serie B, provateci voi a ritrovarvi a fare la spola tra serie D ed Eccellenza e poi, tutto ad un tratto, a dover ripartire dai campi polverosi della Seconda Categoria.

Ecco, in tutto questo periodo di tempo, durante il quale la loro squadra ha sperimentato tutti i livelli più bassi del calcio italiano, i ragazzi della Curva Sud di Fasano ci sono sempre stati, e sottolineo il “sempre”. Dapprima in gradinata e, successivamente, sugli spalti della Curva Sud. Con gli Allentati (che tra non molto festeggeranno il loro primo Trentennale) e con gli altri gruppi satellite che li hanno affiancati nel corso degli anni (chi non si ricorda degli striscioni Zero in condotta oppure i Ragazzi dello Zoo), prima che entrassero in scena i ragazzi della Fasano Ultras. Questi ultimi, nati a loro volta da una costola degli Allentati durante uno dei periodi più bui della storia del gruppo, hanno avuto il merito di coinvolgere e compattare tutti quei ragazzi più giovani che, senza la Fasano Ultras, probabilmente avrebbero finito per abbandonare lo stadio, con conseguenze negative che avrebbero finito per ripercuotersi su tutto l’intero movimento ultras fasanese.

Alcuni anni fa, ebbi modo di vedere da vicino in azione i ragazzi della Fasano Ultras, durante il periodo in cui seguivano i biancoazzurri nel campionato di Eccellenza, tifando dal settore della tribuna laterale nord, ossia dalla parte opposta rispetto a quella Curva Sud in cui all’epoca erano posizionati i soli Allentati, facendomi un’idea tutta mia di cosa stava accadendo in quello stadio ed a quella tifoseria. Un’idea che potrebbe anche essere sbagliata, e per questo spero non me ne vorranno i diretti interessati, ma che rimane pur sempre una mia impressione e me ne assumo la responsabilità.

Quel che mi sembrò di vedere durante quella domenica erano due gruppi che, seppure lontani anni luce l’uno dall’altro per questioni legate a divergenze di idee e di opinioni, al diverso stile nel condurre il tifo ed a strascichi di episodi poco piacevoli che ancora si trascinavano, malgrado tutto ciò erano lì, sugli spalti del “Vito Curlo”, a darsi la carica l’uno con l’altro e a fare del proprio meglio per sostenere, ognuno nel proprio settore dello stadio, una squadra, la loro squadra, che in quel periodo arrancava nei bassifondi dell’Eccellenza Pugliese, tentando di salvarsi e di mantenere la categoria. Il tutto, malgrado una crisi societaria in atto che li vedeva già prossimi al fallimento, a meno di un qualche miracolo.

Quello che mi sembrò di vedere quella domenica fu una realtà in cui, con la serie A in diretta tv a tutte le ore comodamente in tutte le case, in condizioni normali ci sarebbero dovute essere non più di una decina di persone a sostenere una squadra che annaspava nei bassifondi dell’Eccellenza, figurarsi due gruppi ultras attivi in due diversi settori dello stadio. E pure con un livello di tifo altissimo. Ovverosia, novanta minuti di cori incessanti, da una parte e dall’altra, roba da far venire i brividi e far passare addirittura inosservata la presenza di tifosi ospiti.

Ciò che capii quel giorno fu che, se gli Allentati erano ancora ad altissimi livelli per la categoria in cui si trovavano, ciò era dovuto al fatto che dall’altra parte, in quel momento, c’era la Fasano Ultras a fungere da stimolo e ad incentivarli per continuare a fare meglio. Viceversa, lo stesso valeva per i ragazzi della Fasano Ultras, che al loro esordio sugli spalti del “Curlo” avevano tra le loro fila un buon numero di giovanissimi, che muovevano i primi passi nel mondo ultras ed ai quali, in quel particolare momento storico, si chiedeva di crescere in fretta per poter stare al passo con i ben più navigati Allentati.

Per la cronaca, l’intervento miracoloso tanto atteso che poteva salvare la società dal tracollo, puntualmente non ci fu, e squadra e tifoseria fasanese furono condannate ad un fallimento che le fecero precipitare in Seconda Categoria, praticamente un gradino più su rispetto al nulla.

Quello che invece avvenne dopo, nel panorama ultras fasanese, fu tutta un’altra storia. Questa volta con un lieto fine. L’amore per la squadra e per la propria città da parte dei ragazzi dei due principali gruppi di Fasano, unitamente ad una certa dose di buon senso, alla fine hanno prevalso ed hanno portato Allentati e Fasano Ultras dapprima a chiarirsi e poi, con il passare del tempo, a superare le divergenze e seppellire i vecchi rancori, per tornare infine tutti insieme in Curva Sud a sostegno degli stessi colori.

Ed è qui, su questi spalti, che li ritrovo oggi contro il Galatone. Dopo una rapida ascesa che, nel corso di pochi anni, li ha portati a risalire dalla Seconda Categoria alla Promozione, l’undici biancoazzurro ritenta per la seconda volta la scalata all’Eccellenza.

Purtroppo, rispetto agli ultimi campionati c’è da segnalare che si è incrinato quel rapporto di rispetto reciproco e di collaborazione concreta che si era instaurato tra società e tifoseria. In particolare, quest’ultima accusa la società del mancato rispetto di quegli impegni che erano alla base di quel progetto di rinascita del calcio fasanese che si sta cercando di portare avanti attraverso la scuola calcio ed il settore giovanile biancoazzurro. Malgrado ciò il sostegno alla squadra non è minimamente in discussione, indipendentemente da quelli che saranno i risultati sul campo, ed i ragazzi della Curva Sud nei giorni precedenti la partita lo hanno ribadito a voce ai giocatori, mentre alla società hanno fatto arrivare un unico messaggio, semplice ma significativo, tramite uno striscione che recita: “Per vincere i campionati ci vuole serietà e programmazione, senza troppe chiacchiere e senza presunzione”.

Ad inizio gara, i ragazzi degli Allentati realizzano una coreografia a sostegno del “NO” alle trivellazioni in mare al largo delle coste della Puglia, per la ricerca di giacimenti di idrocarburi. Ciò a causa dei rischi geologici e di inquinamento in cui incorrerebbero i mari e le spiagge pugliesi che finalmente, dopo decenni di immobilismo, negli ultimi anni hanno visto una crescita esponenziale del turismo.

Nella parte di curva dove sono posizionati i ragazzi della Fasano Ultras, noto invece una nuova bandiera, molto bella, che viene sventolata per tutti i novanta minuti di gioco, così come tutte le altre presenti sugli spalti quest’oggi. Inoltre dona un bel tocco di colore anche l’accensione di fumogeni all’inizio e di torce durante la gara, soprattutto dopo il goal della vittoria fasanese. Diverse torce vengono accese anche a fine gara, quando tutta la squadra si reca a festeggiare sotto la curva ed a rendere onore agli ultras di casa per il sostegno ricevuto. Mi fa sempre un certo effetto vedere i calciatori in maglia biancoazzurra rimanere in campo al cospetto della curva, mentre questa rende omaggio agli amici che non ci sono più ed ai diffidati. Segno di un rispetto profondo e di un affetto sincero verso chi, ieri, oggi e domani, è stato e sarà presente al fianco dei colori biancoazzurri, ossia sempre e solo i suoi ultras.

A livello vocale il tifo è continuo e sostenuto per tutti i novanta minuti di gioco, con cali e flessioni che sono quasi inesistenti. Un coro dietro l’altro, alcuni dei quali in dialetto fasanese ed uno in particolare, molto bello, che si rifà ad uno dei cori da stadio più in voga nelle “canchas” argentine.

Un accenno, infine, alla presenza di tifosi ospiti che, contrariamente allo scorso anno, quest’oggi si limita solo ad alcune decine di semplici spettatori, non essendoci al seguito del Galatone alcuna presenza di ultras o similari.

Mi trattengo ancora un po’ dopo la fine della partita, a godermi la compagnia degli amici di Fasano ed al momento dei saluti mi auguro come sempre di poter tornare presto da queste parti, perché tutte le volte è come tornare a casa.

Testo di Giangiuseppe Gassi.
Foto di Laura Maggi e UccioFasanboyLaguardia.