Riceviamo ed ospitiamo questo contributo esterno di Mauro Di Terlizzi, direttore del “Fan’s Magazine”, con il quale già in altre occasioni abbiamo avuto il piacere di confrontarci, trovandoci spesso in disaccordo, come in disaccordo ci troviamo anche questa volta. Riteniamo comunque la diversità di pensiero un valore, uno spunto per il confronto, lo spiraglio che apre a nuovi spazi indagativi sicuramente più stimolanti di un pensiero univoco. Ci riserviamo di allargare il dibattito e ritornare sull’argomento in separata sede, per non censurare e limitare in alcun modo questo intervento, al quale ora lasciamo completo spazio. 

 

Ieri (uniti) contestavamo l’ultras in televisione, mentre oggi (divisi) ci confrontiamo nei salotti più o meno importanti dei vari “palinsesti televisivi “. Ad onor del vero però va detto (e quindi scritto) che, tra i tanti, un “determinato” canale di contro-informazione è riuscito ad ospitare con successo (altrimenti non si spiegherebbe il seguito) il direttore del più titolato sito ultras italiano, l’avvocato più noto a difesa del movimento, il nemico più odiato della Nord di Bergamo (anche in virtù della “residenza” del canale stesso), ecc.

Personalmente, da vecchio disilluso, non amando la modernità e nonostante il nome che sbeffeggi Genova e quel pre-gara di tanti anni fa, simpatizzo invece per quell’isolata linea di pensiero romana che non sbagliava affatto nell’accostare alla parola Ultras, l’aggettivo “moderno”, non riferendosi al gioco-calcio ma al movimento stesso, causa: radio, negozi, tv, permessi, ecc. Credo anche che lo spessore della Bergamo ultras si sia ridimensionato un po’ dai tempi della pubblicazione di Sensomutanti (uno dei pochi libri ultras di spessore) e da quel “casuale incontro” (e successivo inchino) in quell’amichevole pre-campionato Atlanta-Catania. La speranza è quella di rivedere i vecchi fasti dei figli della Dea all’opera in Europa, senza il compromesso della t.d.t. perché ormai (anche in quel di ROMA d’altronde), gli ospiti ultimamente ci passeggiano troppo agevolmente. Personalmente penso che dovremmo andare oltre il gioco del calcio per aumentare lo spessore e la criticità del nostro movimento, in maniera tale da poter (ri)-cominciare ad esser visti anche dall’opinione pubblica sotto un’altra ottica.

In Italia gli Ultras sono quasi sempre stati il male assoluto, spesso additati dalle istituzioni come l’unico problema da risolvere nel nostro paese ma, qualche tempo fa qualcosa (solo per un limitato spazio di tempo a dir il vero) cominciò a cambiare, o per lo meno credevo potesse. Sicuramente non come accadde anni fa in Egitto, dove gli Ultras vennero dipinti come eroi nazionali mentre lottavano per il proprio paese e fronteggiavano le forze dell’ordine, ma qualcosa di simile sì. Gli ultras qualche anno fa cominciarono a scendere per le strade per davvero anche in Italia, “lottando” uniti per le tematiche inerenti al sociale. Potrei citare la presenza del nostro movimento a Genova durante il G8, a Napoli per il caos spazzatura, a Roma per l’omicidio della Reggiani e per i seguenti “movimenti” nei centri Rom, a Milano per i tagli alla cultura, o limitarmi semplicemente con il menzionare tematiche come Equitalia e No Tav. Per Equitalia ricordo su tutte la gradinata di Genova: “Nessuna solidarietà ad Equitalia” e “…un grido di battaglia, morte ad Equitalia”, furono questi gli striscioni esposti nella Gradinata Nord di Genova. Gli ultras rossoblu vollero così esprimere il proprio parere sulla vicenda che in quei giorni vide protagonista un dirigente dell’agenzia rimasto ferito dall’esplosione di un ordigno. Sulla questione No Tav invece, fu la curva Sud a distinguersi con la scritta (“Difendi la tua terra dalla democrazia che uccide. Daje Luca. No Tav”) in cui si esprimeva solidarietà e incoraggiamento per Luca Abbà, il leader del movimento No Tav della Val di Susa. Spesso, anche per questo, mi capita di ripensare a quella scritta vista in uno dei tanti parcheggi d’Italia presenziati in questi anni: “Da anni stanno imperversando negli stadi, per le strade, nelle città senza alcuna destinazione. In molti si sono chiesti cosa abbiano di diverso, pochi lo hanno veramente capito, in fondo: sono semplicemente difformi dalle masse. Novità, stile, originalità… eterni anticonformisti”.

Mauro Di Terlizzi.