“Mi hanno schiaffeggiato e colpito con il calcio della pistola alla nuca, in modo per fortuna non violento. Volevano intimidirmi e allo stesso tempo creare un clima di terrore. Poi ci hanno costretto a infilarci sotto le lenzuola del letto. Uno ci puntava la pistola, mentre gli altri giravano per le stanze della villa”. Parole che escono a fatica, quelle di Serse Cosmi. Che davanti al tribunale ha rivissuto quei drammatici momenti. Era il gennaio del 2011 quando cinque banditi con il volto travisato da sciarpe, assaltarono la sua abitazione, entrando dalla lavanderia. Cinque albanesi che ora sono sotto processo. “Quando mi hanno sbattuto a terra – continua l’attuale tecnico del Pescara – il capo ha detto: sì, è lui l’allenatore. Li ho rassicurati sul fatto che gli avrei dato tutto purché non avessero fatto del male a mia figlia e a mia moglie. E successivamente hanno portato via denaro, gioielli e orologi”. Cosmi, che si è costituito parte civile (attraverso l’avvocato Nannarone), ha poi riferito al pm Petrazzini “che i cinque parlavano un italiano comprensibile, ma con accento dell’est europeo. Ma nella mia carriera non ho mai allenato giocatori albanesi”. Ma c’è di più. “Un bandito ha preso in mano il tapiro di Striscia la Notizia. E ha visto una mia vecchia foto, quando avevo i capelli e mi ha chiesto: perché non fai il trapianto come Berlusconi?”.
[Fonte Il Corriere dell’Umbria]