Una giornata piacevolmente calda mi accoglie nella bella Cremona in vista della sfida fra i grigiorossi di casa e il Bari. Arrivo con largo anticipo sul fischio d’inizio e questo mi permette di perdermi fra le strade della città, lasciandomi incantare dai suoi monumenti e dalla sua architettura, senza dimenticare una sortita a tavola prima della partita, visto che in fondo è anche dalla cucina che passa l’identità e la tradizione di ogni luogo.

In seconda battuta mi reco quindi allo stadio “Giovanni Zini”, intitolato alla memoria di un portiere grigiorosso scomparso durante la Prima Guerra Mondiale. Ennesimo reperto storico del calcio italiano, inaugurato nel 1919 ed incastonato in piena città, risulta fra i più antichi ancora in attività. Presenza costante nella quotidianità della sua tifoseria, non gli si può che augurare lunga vita in quest’epoca di “non luoghi”, tutti uno uguale all’altro, esanimi nella periferia più sperduta dove in nome della sicurezza e di una improbabile migliore logistica, a cotanta distanza dai centri abitati, vi infilano l’ennesimo ipermercato o l’ennesima speculazione edilizia al posto del vecchio stadio nel frattempo dismesso.

Dall’interno non si può che apprezzare la semplicità e la bellezza degli interventi mantenitivi, dimostrazione tangibile che si può valorizzare senza abbattere un tale piccolo gioiellino, oppure abbandonarlo in favore dell’ennesimo blocco di brutale cemento.

Passando all’anima che vive e pulsa dentro di esso, la Curva Sud, cuore del tifo cremonese, ad inizio partita appare bella piena senza aver troppo subito gli strascichi delle retrocessione dalla Serie A della scorsa stagione. Una gradita sorpresa per me invece, il loro tifo vocale che dal mio punto di vista dalla tribuna laterale, risulta davvero trascinante e spesso davvero possente. Tanto il colore il cui apice luminoso è quello rappresentato da alcune torce. Bella davvero, in definitiva, la loro prestazione, mantenuta su buoni standard per tutta la partita.

Capitolo baresi. Nel primo tempo mancano i Bulldog e il tifo un po’ ne risente, anche se la prestazione canora resta nei loro classici standard da trasferta, cioè buona come buona lo è da un punto di vista puramente numerico. Picchi importanti vengono raggiunti quando l’intera tifoseria fa quadrato, offrendo un secondo tempo al top della forma. Manate belle fitte, cori a ripetere davvero potenti, striscioni e pezze mantenute in mano.