Da una parte il liutaio Antonio Stradivari, il più fine artigiano di strumenti a corde della storia. Dall’altra il compositore Giuseppe Verdi, uno dei più importanti autori di melodramma di sempre: note d’autore per questo Cremonese-Parma, che allo Zini mancava da oltre 22 anni. L’ultima volta in campo c’erano, da una parte Turci, Tentoni e Florijancic, dall’altra Cannavaro Zola e Inzaghi. A dirigere le due orchestre i maestri Simoni e Scala. La musica di questo sentitissimo derby della bassa padana non è mai banale. Anche perché malgrado fra i due capoluoghi ci siano 125 chilometri, basta attraversare il ponte di San Daniele Po, per passare dalla Lombardia all’Emilia e viceversa.
Tradizionalmente calda la rivalità fra le due tifoserie (da registrare una rissa avvenuta prima del fischio di inizio con un tifoso costretto alle cure del 118). Lo storico gemellaggio fra grigiorossi e reggiani, presenti in curva Sud in diverse decine con le due pezze del Gruppo Vandelli e delle Teste Quadre, non poteva fare altro che alzare i toni.
Buonissimo il colpo d’occhio delle due curve. I circa 2mila gialloblu danno una pregevole prova di sé, in particolare nella prima ora di gara. Il livello si abbassa, ma poi non di molto, nell’ultima mezz’ora complice anche la supremazia sul campo dei padroni di casa, che spingono sulla difensiva gli ospiti in campo e fuori. Boys e soci guidano battimani e cori in modo molto compatto, trascinando l’intera curva nord. Dall’altra parte i cremonesi partono con 10 minuti filati di “Che bello è” seguito da un “Reggiana, Reggiana” (perfetta l’integrazione dei gruppi granata in curva sud). Niente male. “Chi non salta è parmigiano”, “Merde siete e merde resterete” affondano i grigiorossi, a cui i ducali replicato con un assolo di fischi davvero notevole che si percepisce nitidamente perfino in curva sud e “Voi siete come reggiani”. Mentre in campo la partita fatica a decollare, sugli spalti si canta quasi senza soluzione di continuità.
“Per queste merde di società pagano sempre tifosi e ultras”. A cavallo dell’intervallo questo striscione esposto dalla curva crociata calamita l’applauso accorato di entrambe le tifoserie. Del resto le ferite dei fallimenti di Modena e Vicenza (altro storico gemellaggio grigiorosso) sono ancora troppo calde per passare inosservate.
Se il primo tempo si era aperto con due striscioni di ottima fattura “Gialloblu è il colore che amiamo” accompagnato da una bella sbandierata sulla sponda parmigiana e “All’ombra del Torrazzo il nemico si inchina” su un magnifico sfondo grigiorosso lungo l’intera curva sud, nei primi dieci minuti del secondo tempo entrambe le fazioni sembrano tirare un po’ il fiato. Ma è solo una parentesi. I primi a riaccendere la spina sono i padroni di casa con un “Vinci per noi, o Cremonese” cantato a squarciagola, seguito da un “Vogliamo vincere, vincere, vincere”. “Chi non salta è un cremonese” è la ribattuta degli emiliani. Nel frattempo nella Sud compare uno striscione bianco con la scritta “Beppe Telli el ghe”, icona della Curva Erminio Favalli scomparso esattamente 6 anni fa.
Il gol di Cavion negli ultimi minuti della sfida, sigilla una meritata vittoria dei padroni di casa che sugli spalti si prendono la scena con fumogeni (uno finisce in campo) e sfottò ai parmigiani, sconfitti in zona Cesarini. Il pomeriggio si chiude con i 9mila cremonesi tutti in piedi a salutare la squadra (“grazie ragazzi”), compresi gli spettatori dei distinti riaperti dopo tempo immemorabile che hanno fruttato 30mila euro di incasso donati in beneficienza.
Stefano Arduini