“Quando al ciel s’alzeran le bandiere e i tamburi a suonar torneran…”. È un canto vecchio, quasi quanto il movimento ultras. È un coro partito inizialmente dalle ugole dei ragazzi del CUCS, nel 1979, dopo i tragici avvenimenti del derby che portò alla morte di Vincenzo Paparelli. Al gruppo vennero sequestrati gli striscioni e i tamburi. E questo coro ne auspica il ritorno lasciando intendere che il sostegno alla squadra – e all’ideale da essa rappresentato – non sarebbero mai dovuti venire meno. Parliamo di oltre trent’anni fa e sarebbe quanto meno inopportuno sovrapporre determinate situazioni, anche inerenti alla repressione, considerati i numerosi cambiamenti che la società italiana ha subito in questi tre decenni.

Una cosa però è rimasta nel dna di chi fa ordine pubblico in ambito di stadio: punire preventivamente e massivamente interi settori privandoli proprio del loro aspetto migliore, quello folkloristico. È storia vecchia e non stiamo qui a parlarne per l’ennesima volta. Mi basta però sottolineare come questo pericolosissimo strumento – il tamburo per l’appunto – oggi sia ancora inibito. Le scorie della partita con il Verona sono tangibili e la sproporzionata, ingiusta e iniqua mannaia repressiva abbattutasi sugli ultras biancoverdi è sintomatica di come ormai la gestione dei tifosi sia letteralmente sfuggita di mano agli organi preposti, trasformandosi spesso in mera caccia alle streghe, con tanto di “purghe di massa” per estirpate il “problema” alla radice e far contenta quella larga fascia di italiani “non alfabetizzati” che crederebbero anche all’elezione di Lupo Alberto come Primo Ministro.

“Quando al ciel s’alzeran le bandiere e i tamburi a suonar torneran…” è quindi il coro che si alza dalla Sud biancoverde. Magari non in tanti conosceranno la sua genesi ma sicuramente la interpretano alla perfezione. E non poteva essere diversamente in una giornata delicata come questa. Il Lupo è reduce da un periodo negativo e vede le sabbie mobili della zona retrocessione sempre più vicine. Un campionato sofferto per gli irpini, che arrivano a questa sfida con l’obbligo di fare risultato.

Per l’occasione anche la società ha deciso di agevolare l’accesso del pubblico con prezzi davvero stracciati (la curva a 5 Euro). Certo, bisogna dirlo, la risposta non è stata delle migliori. Salvo il settore popolare, infatti, il resto dello stadio stenta a popolarsi. Lo sciagurato orario (venerdì alle 19) sicuramente non aiuta ma di fondo c’è l’ormai atavico disinnamoramento della gente attorno al mondo del pallone. Così anche piazze storicamente numerose oggigiorno devono fare i conti con una seria diaspora dalle gradinate.

La Spal viaggia sulle ali dell’entusiasmo, malgrado la sconfitta interna con il Frosinone abbia scalzato i ferraresi dal primo posto. Sono ufficialmente 203 i biglietti venduti per il settore ospiti, un dato più che accettabile visto il turno infrasettimanale e la distanza.

La luce del sole insiste sul Partenio quando le due squadre stanno per fare il loro ingresso in campo. Per gli amanti del calcio retrò una simile sfida non può che rimandare agli anni in cui le due compagini scrissero pagine importanti in Serie A. Ere diverse, più recente quella tinta di biancoverde, più lontana nel tempo e nei ricordi quella emiliana, ma contrassegnate dalla stessa aura di magia che ha fatto arrivare ai giorni nostri questi sodalizi con un infinito carico di storia e aneddoti prontamente rispolverato ad ogni partita giocata.

Lontani dal Mazza gli ultras spallini si compattano e ricalcano quanto di buono fatto vedere tra le mura amiche una settimana prima. Tanta voce, un paio di bandiere sventolate per tutta la partita e una bella sciarpata nel primo tempo a suggellare una prestazione di valore. Indubbiamente questo è il loro anno e viaggiando sulle ali dell’entusiasmo stanno proseguendo con quel processo di crescita che ha marciato di pari passo con la risalita della loro squadra.

Di contro gli ultras irpini avevano chiesto una prestazione di carattere alla propria gente, ancor prima che alla squadra. La consapevolezza di poter trasmettere all’undici di Novellino quel qualcosa in più per avere la meglio su un avversario tosto e di valore è tanta e il tifo organizzato risponde con una bella prova collettiva. Tanta voce nella parte centrale del settore che soprattutto nel secondo tempo viene espansa e ben orchestrata anche ai lati. L’esultanza al gol di Eusepi e la sciarpata dopo il fischio finale sono la più bella istantanea della serata avellinese. Una vittoria che fa compiere ai campani un importante passo in avanti in chiave salvezza.

Le tenebre sono calate sulle montagne dell’Irpinia. I supporter ferraresi ringraziano ugualmente i propri beniamini. La Spal è ancora là al secondo posto, in lizza per un sogno. Mi devo congedare presto con questo venerdì di calcio. Gli orari per tornare a casa sono stretti e la cosa mi dispiace, perché sentire il brusio della folla che abbandona lo stadio è sempre la più bella delle sigle finali. Sarà per la prossima volta.

Simone Meloni